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Politica

Ristoranti chiusi a Natale e Santo Stefano: il piano del Governo per il nuovo Dpcm

Governo al lavoro sul nuovo Dpcm anti-Covid. L’idea è di confermare gran parte delle misure fin qui in vigore, introducendo qualche provvedimento ad hoc in vista del Natale. Cattive notizie per bar e ristoranti, che potrebbero essere costretti alla chiusura nei giorni di Natale e Santo Stefano. 

Giuseppe Conte/Facebook Palazzo Chigi

La giornata di ieri ha portato buone notizie per tre delle Regioni che per prime, ad inizio novembre, erano state inserite in zona rossa insieme alla Valle d’Aosta: Piemonte, Lombardia e Calabria passano infatti in zona arancione, potendo così godere di qualche lieve allentamento nelle misure restrittive anti-Covid. Esultano anche Liguria e Sicilia, che diventano gialle.

Le note liete, però, finiscono qui. Secondo tecnici e studiosi, infatti, la situazione epidemiologica generale non permette di pensare ad ulteriori allentamenti e, quando mancano ormai pochi giorni alla scadenza del Dpcm in vigore, il Governo valuta quali novità introdurre nel prossimo decreto che – come noto – dovrà regolamentare anche lo svolgimento delle feste natalizie.

La linea di condotta generale, all’interno dell’Esecutivo, pare essere quella di confermare gran parte delle misure attualmente in vigore, adottando se necessario qualche provvedimento ad hoc in vista del Natale: probabile, per esempio, che ai ristoranti venga imposta la chiusura totale il 25 ed il 26 dicembre, per evitare i tradizionali – ed affollatissimi – pranzi delle feste. Per il resto non sembrano essere in vista grandi novità per bar e ristoranti: serrata totale in zona rossa ed arancione, dove sarà concesso esclusivamente l’asporto, mentre in zona gialla dovrebbe essere confermato il limite orario di chiusura alle 18. Una misura che potrebbe presto riguardare tutte le Regioni, visto che il Ministro della Salute Roberto Speranza si dice convinto che “tra il 10 ed il 15 dicembre tutta l’Italia sarà in fascia gialla“.

Una conferma che farà il paio, quasi certamente, con il prolungamento fino a gennaio 2021 del coprifuoco, misura particolarmente contestata e che – c’è da scommetterci – sarà al centro della discussione fino alla firma del decreto da parte del Premier Giuseppe Conte. Il Governo non ha dubbi e ritiene che introdurre misure di segno diverso dalla severità fin qui imposta rappresenterebbe un errore, soprattutto alla luce delle constatazioni del Comitato Tecnico Scientifico, che definisce “ancora molto elevata e non in regressione” il livello di pressione sugli ospedali, aggiungendo che “un rilassamento prematuro e un abbassamento della tensione nei comportamenti” porterebbe con sé gravi conseguenze.

A scatenare la polemica ci ha pensato una frase del Ministro per i rapporti con le Regioni Francesco Boccia, che per rappresentare l’intenzione del Governo rispetto alla conferma del coprifuoco, interpellato sulla Messa della notte di Natale ha affermato che, date le condizioni eccezionali, non sarebbe “eresia far nascere Gesù Bambino due ore prima“. Un’uscita che il Centrodestra non si è fatto scappare, invocando la necessità – al fine di tutelare il diritto di partecipare alla messa – di rivedere la misura del coprifuoco. Dalla Santa Sede, intanto, fanno sapere che ormai da anni moltissime parrocchie anticipano alle 22 la messa di mezzanotte. Una precisazione che farà piacere al Governo, che per ora tiene il punto.

Unica eccezione: lo shopping. Con l’abbandono della zona rossa per la gran parte dei territori, i negozi torneranno ad aprire. In questo senso, l’Esecutivo ragiona sulla possibilità di prolungarne l’orario di apertura fino alle 21, così da favorire lo scaglionamento degli ingressi, e di tornare ad autorizzare l’apertura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, al fine di favorire le attività commerciali.

Improbabile, invece, che vengano alla fine permessi gli spostamenti tra Regioni. I Governatori fremono e anche gli scienziati pongono qualche dubbio, visto che con il ritorno alle zone gialle il superamento dei confini regionali dovrebbe essere concesso, ma l’Esecutivo non vuole correre rischi e punta a blindare il Natale. La prospettiva di vedere migliaia di persone mettersi in viaggio, infatti, fa tornare alla mente dei membri dell’Esecutivo le vacanze estive, ritenute la scintilla iniziale della seconda ondata che stiamo attraversando.

 

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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