Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, stronca la gestione italiana della pandemia: “Abbiamo preferito pagare invece di fare”.
E’ una bocciatura netta, quella di Alberto Brambilla – Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – alla gestione italiana dell’emergenza Covid. Un modello, quello del nostro Paese, pieno di criticità. Ad indicarlo è il calo dei consumi energetici, che già nel periodo del primo lockdown è stato nettamente superiore ad Paesi europei. Un dato che indica, secondo il professore, che il nostro Paese avrebbe “perso molti più punti percentuali di prodotto interno lordo“. A preoccupare, in particolare, è il rapporto tra le spese sostenute – a debito – dallo Stato e l’elevato numero di decessi comunque riscontrati in conseguenza della pandemia: “Un Paese che ha speso tanto e ha perso tanto Pil almeno dovrebbe avere meno morti per 100.000 abitanti. Chi, invece, come la Svezia, non ha chiuso e non ha fatto debito non dovrebbe aver perso troppo Pil” – spiega. Ai fini di queste valutazioni, d’altra parte, è indispensabile sottolineare come i criteri di valutazione per registrare il numero di decessi cambino da Paese a Paese, modificando sensibilmente il rapporto. Ciò nonostante, i numeri italiani non lasciano spazio a scuse, se è vero che la media, nei 30 maggiori Stati del mondo, è di 38 morti ogni 100 mila abitanti, mentre l’Italia ne fa registrare addirittura 75, piazzandosi al sesto posto dopo Belgio, Spagna, Argentina, Regno Unito e Messico.
Anche i dati relativi alla perdita di punti percentuali di Pil sono, purtroppo, tutt’altro che incoraggianti. L’Italia, in questa speciale graduatoria, si piazza al quarto posto dopo Spagna, Iraq e Argentina, mentre il nostro Paese è nono per crescita complessiva del deficit. Il Centro Studi ha poi voluto analizzare il rapporto tra deficit e Pil: Brambilla sostiene che, tenendo conto che l’Italia partiva da un alto livello di indebitamento, si sarebbe dovuto evitare di accrescere il debito pubblico: “Avendo noi un rapporto deficit/Pil al 136% non avremmo dovuto indebitarci ancora. Invece siamo al terzo posto“. Mettendo insieme tutti gli indicatori tenuti in considerazione, l’Istituto diretto da Brambilla posiziona l’Italia tra i quattro peggiori Paesi, prendendo in considerazione soltanto i 30 più sviluppati. “È difficile, dunque, che si possa parlare di modello italiano contro il Covid“.
E se è vero che il nostro è stato il primo Paese occidentale a fare i conti con la pandemia, è altrettanto indiscutibile, secondo Brambilla, che il Governo avrebbe dovuto agire prima acquistando mascherine e dispositivi di protezione, visto che in Cina la malattia aveva già mostrato tutta la sua potenziale pericolosità. Critiche sull’Esecutivo vengono riservate dal professore anche per la gestione dei mesi di “quiete” tra la prima e la seconda ondata: “Ha avuto tempo da maggio a settembre, ma non è stato fatto nulla“. Secondo Brambilla, data la grande paura diffusa tra la popolazione, sarebbe stato fondamentale un sistema di tamponi a tappeto, simile a quello adottato dal Veneto nei primi mesi della pandemia. A questo, si aggiunge il tema del trasporto pubblico, insufficiente per la grande quantità di pendolari, studenti e lavoratori che – con il Paese a pieno regime – ne usufruisce quotidianamente.
Anche sulla gestione dei locali, Brambilla ha una sua idea: “Sarebbe bastato avere una app che permetteva di entrare nei locali solo con prenotazione e con turni prestabiliti. Abbiamo preferito pagare invece di fare. Così il Pil è crollato e il debito pubblico è schizzato“. Le colpe sono da intestare al mondo politico: ai gravi errori del Governo, spiega Brambilla, si aggiungono quelli delle amministrazioni locali: “Ugualmente le Regioni non si sono comportate bene. Noi avremmo potuto creare più ricchezza per pagare meno, invece non abbiamo avuto la benché minima strategia“.
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