Il virologo Fabrizio Pregliasco non ha dubbi sulla necessità di rendere obbligatoria la somministrazione dei vaccini anti-Covid, ritenendolo il modo più rapido per raggiungere l’immunità di gregge. In alternativa, prosegue il professore, è indispensabile un sistema di informazione corretto e convincente.
Con l’avvicinarsi della commercializzazione delle prime dosi di vaccini anti-Covid, il dibattito sull’opportunità di rendere obbligatoria la somministrazione di questo trattamento si fa sempre più serrato. E se qualche giorno fa, interpellato sul tema, il Ministro della Salute Roberto Speranza aveva preso tempo, non escludendo tuttavia l’ipotesi di introdurre un obbligo di vaccinazione, sembra invece non avere alcun dubbio il virologo Fabrizio Pregliasco, che sottolinea la maggior efficacia di un sistema di somministrazione obbligatoria. Questo metodo, specifica il professore, permetterebbe con più facilità di “raggiungere velocemente la copertura vaccinale richiesta per un interesse di sanità pubblica, cioè quell’immunità di gregge data da una copertura di 60-70% della popolazione“. Una soglia importante solo così “il vaccino garantirà la fine di questo incubo“.
Il virologo, però, è consapevole che la situazione all’interno del Paese – con una forte componente di popolazione apertamente contraria, o come minimo decisamente sospettosa nei confronti dei vaccini – potrebbe portare il Governo ad adottare strategie di altro tipo. Per questo, spiega Pregliasco, sarà fondamentale portare avanti una campagna di convincimento, basata su un’informazione corretta fatta di trasparenza sui dati relativi alla sicurezza ed alla efficacia del trattamento. Anche se, sottolinea il professore, “questo modus operandi comporterà un ritardo nel raggiungimento dell’immunità di gregge. Ecco, speriamo che il ritardo sia lieve“.
Pregliasco si pronuncia poi anche sulla polemica rovente che ha investito il collega Andrea Crisanti, in seguito ad alcune dichiarazioni in cui esprimeva perplessità sui rapidissimi tempi di realizzazione del vaccino, sostenendo di voler vedere e valutare i dati a disposizione delle case produttrici prima di sottoporsi alla vaccinazione. Parole di buon senso che sono, probabilmente, state mal interpretate, secondo Pregliasco, che spezza una lancia in favore del collega: “Lui di fatto ha detto: non ho ancora visto i dati. Ed effettivamente ci sono solo stati degli annunci con delle informazioni parziali“. Ad oggi, prosegue il professore, ancora non ci sono delle informazioni che, tuttavia, arriveranno necessariamente prima della commercializzazione, “perché per la registrazione sarà necessario mettere a disposizione delle istituzioni e della comunità scientifica i risultati“. Nessun dubbio, quindi, da parte di Pregliasco sul fatto che, una volta che i vaccini saranno immessi sul mercato, avendo quindi superato l’esame di FDA – Food and Drug Administration, l’Ente responsabile negli USA – ed EMA – European Medicines Agency, che segue il percorso per conto dell’UE – li si potrà sicuramente considerare “efficaci e sicuri“.
Rimane fondamentale, in queste settimane che precedono l’arrivo dei trattamenti, che l’Italia si prepari al meglio alla gestione ed alla distribuzione delle dosi. In proposito, Pregliasco, in qualità di tecnico, non si sbilancia nel dare consigli alle istituzioni, pur sottolineando che ci sarà necessità di un “coordinamento centrale e di un’operazione logistica importante per il mantenimento della catena del freddo per la distribuzione dei materiali“.