Mentre il Governo è al lavoro sulle misure anti-Covid da inserire nel Dpcm che regolerà le prossime feste di Natale, il Premier Giuseppe Conte cerca un accordo con i leader europei per impedire la riapertura delle piste da sci.
Dalle discoteche alle piste da sci. In Italia, le polemiche vanno al passo con le stagioni e così, dopo un’estate fatta di discussioni sull’opportunità di mantenere aperte le piste da ballo, oggi la gran parte delle polemiche sul prossimo Dpcm si concentra sulla probabile volontà del Governo di tenere ancora bloccati gli impianti di risalita.
L’accordo europeo per fermare le piste da sci
L’ala rigorista, guidata dal Premier Giuseppe Conte, su questo non sembra intenzionata a fare sconti: il Presidente del Consiglio è al lavoro, insieme ai Paesi transfrontalieri, per siglare un patto europeo che mantenga chiusi gli impianti sciistici almeno fino al 10 di gennaio. Conte, quindi, ragiona su un accordo che contempli la possibilità di andare in vacanza nelle località turistiche invernali, senza però concedere l’accesso alle piste da sci. Il timore è che queste possano diventare, proprio come le discoteche in estate, un nuovo volano del contagio, tra persone che si assembrano in cabinovia, cenoni festanti e pranzi nei rifugi.
E così, da più di una settimana sono stati avviati i contatti con il Presidente francese Emmanuel Macron ed il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, oltre che con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, cui Conte ha chiesto di promuovere la realizzazione di un protocollo europeo che stabilisca dettagliatamente le varie tappe che porteranno ad una graduale riapertura degli impianti, ma solo a partire dalla fine delle feste. Tra i tre leader c’è piena sintonia sulla necessità di non commettere nuovamente l’errore estivo, quando una riapertura generalizzata e frettolosa aveva favorito il riaccendersi di nuovi focolai da cui è partita questa seconda ondata. In questo senso, è probabile che già il 2 dicembre la Commissione Europea proceda quindi alla pubblicazione di alcune raccomandazioni – all’interno delle quali sarà probabilmente inserito anche il protocollo sulle vacanze invernali – rivolte ai Governi dell’Unione, sulle modalità di allentamento delle misure, così da procedere in modo coordinato e, soprattutto, senza fretta. L’imperativo, in questo momento, è evitare che il Natale porti ad un rimbalzo dei contagi.
Inevitabile che, di fronte ad una prospettiva tanto severa, in molti abbiano già cominciato a manifestare il proprio scontento. In prima fila ci sono le Regioni, che sottolineano come le piste non rappresentino l’unico momento di aggregazione ed evidenziano il rischio di “dumping” turistico da parte dei Paesi di confine. E se l’accordo con Francia ed Austria dovrebbe agire proprio per limitare questo fenomeno, altrettanto non si può dire a proposito della Svizzera, che promette di lasciare aperti i propri impianti e potrebbe, così, attirare moltissimi vacanzieri dal nostro Paese. Se così dovesse essere, probabile un intervento del Governo italiano con una misura che blocchi il passaggio oltreconfine.
Accanto al Premier Conte, a portare avanti la linea della più rigida cautela, il Ministro della Salute Roberto Speranza, in costante contatto con i suoi omologhi a livello europeo. Con loro condivide la paura che gennaio rappresenti il mese del ritorno del virus. Una prospettiva terribile che l’Europa non può permettersi. Non è un caso che anche i Ministri dell’Unione stiano valutando la possibilità di mettere a punto una serie di misure e limitazioni condivise a livello europeo, anche per dare un segno di compattezza nella lotta al Covid.
La stretta in vista del Natale
Per il resto, il prossimo Dpcm avrà il compito di dare regole certe – e probabilmente tutt’altro che morbide – per regolamentare lo svolgimento delle feste di Natale, altro elemento che turba i sonni del Governo, preoccupato che le tradizionali riunioni di famiglia possano rilanciare i contagi. Allo stesso tempo, però, nell’Esecutivo è ben chiara la necessità di tutelare i consumi dicembrini, risorsa irrinunciabile per il sistema economico nazionale. E nonostante i segnali che arrivano dalla curva confermino che il virus sta rallentando – i dati di ieri parlano di un numero di positivi tornato ai livelli di tre settimane fa, con l’indice Rt che potrebbe presto rientrare nel valore medio 1 – nessuno vuole correre il rischio di pagare a caro prezzo un Natale troppo spensierato.
Considerazioni che rafforzano la posizione dell’ala rigorista all’interno del Governo, che intende imporre un Natale sobrio, fatto di regole certe che siano in vigore anche a fronte di una possibile riduzione delle restrizioni regionali: probabile, infatti, che già prima della metà di dicembre quasi tutte le zone rosse si trasformino in arancioni, e che alcune delle Regioni attualmente inserite nella fascia intermedia possano rientrare addirittura in zona gialla. Nel prossimo decreto – che l’Esecutivo intende mettere a punto entro il fine settimana, così che possa essere illustrato alle Camere da Conte il 2 dicembre – potrebbero quindi essere inserite misure volte a determinare un “rafforzamento” delle aree gialle.
Lo shopping e gli spostamenti tra Regioni
La riduzione del numero di Regioni in zona rossa basterebbe, di per sé, a risolvere il problema dello shopping, visto che i negozi di vendita al dettaglio rimangono aperte nelle aree arancioni. Molto più improbabile, invece, che si intervenga per modificare i limiti orari di chiusura per bar e ristoranti, ritenuti ancora luoghi particolarmente esposti al rischio di diffusione dei contagi.
Sul tavolo, resta quindi la questione – spinosa – degli spostamenti tra Regioni. A Natale, tradizionalmente, i fuorisede fanno rientro nei comuni di origine. Una prospettiva che terrorizza il Governo che sembra quindi intenzionato a vietare esplicitamente gli spostamenti tra tutte le Regioni. Anche tra quelle gialle.