Vaccino anti Covid, se italiani non si convincono dovremo renderlo obbligatorio, dice Speranza

Il Ministro della Salute Roberto Speranza si esprime sul tema dell’obbligatorietà del vaccino anti-Covid.

Mentre l’obiettivo della commercializzazione del vaccino anti-Covid sembra avvicinarsi a grandi passi, torna a tenere banco il tema dell’eventuale obbligo, per i cittadini italiani, di sottoporsi alla somministrazione del trattamento. Un tema fortemente divisivo, sul quale il Ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso di pronunciarsi. Ospite della trasmissione Che tempo che fa, in onda su Rai3, Speranza non ha escluso la possibilità che il Governo decida, in futuro, di imporre l’obbligatorietà, pur mostrandosi favorevole ad un approccio meno rigido: “Sul vaccino anti-Covid partirei con la non obbligatorietà, ma valuteremo“.

Quel che è certo, secondo il Ministro, è che l’Italia debba cercare di raggiungere quanto prima l’immunità di gregge e, in questo senso, la vaccinazione di massa rappresenterebbe un potentissimo alleato. L’obiettivo, quindi, è arrivare a questo risultato attraverso un’opera di persuasione che porti la gran parte dei cittadini a sottoporsi spontaneamente al vaccino. “Penso che con una campagna vera possiamo provare a raggiungere l’immunità di gregge senza partire dalla obbligatorietà ma è una valutazione che faremo nel corso dei mesi“, ha specificato Speranza, offrendo un punto di vista non particolarmente chiaro sulle future scelte del Governo. D’altra parte, sia nel mondo scientifico che nella Maggioranza di Governo non sono pochi i pareri favorevoli all’obbligatorietà della somministrazione. Il Ministro lascia trasparire che la linea – ancora non chiara – del Governo potrebbe essere quella: “o vi convincete a vaccinarvi o vi convinciamo”. Nonostante alcuni nomi illustri del mondo scientifico, come il microbiologo Andrea Crisanti, abbiano avanzato dubbi sulla sicurezza del vaccino che arriverà a gennaio in quanto – a detta dell’esperto – ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino sicuro.

Il Ministro ha poi fatto il punto sulla situazione epidemiologica nel nostro paese, definendola ancora molto seria, soprattutto per quel che riguarda l’alto numero quotidiano di decessi. Tra le buone notizie, sottolinea Speranza, c’è però il sensibile calo fatto registrare dall’indice Rt che, secondo i tecnici del Ministero, dovrebbe proseguire anche nei prossimi giorni. Tuttavia è importante non cedere ad entusiasmi che sarebbero fuori luogo: “Sono ancora i primissimi effetti delle misure prese e non sono ancora sufficienti. Abbiamo ancora numeri imponenti e non possiamo abbassare la guardia“. La decisione del Governo di adottare misure diverse da Regione a Regione in base al grado di rischio sembrerebbe quindi cominciare a produrre conseguenze positive. Non a caso sono sempre più numerose le amministrazioni delle zone rosse che, vedendo migliorare i dati, chiedono all’Esecutivo di modificare la propria classificazione in arancione o gialla. In merito, il Ministro della Salute frena e lascia intendere che è difficile che si possa arrivare ad una piena riapertura dei confini regionali in occasione delle festività natalizie. Il modello in vigore, infatti, prevede che una possibilità di questo genere si verifichi in un solo caso: quello in cui tutte le Regioni italiane riescano a rientrare, sulla base dell’analisi dei dati effettuata secondo i 21 criteri di classificazione, in zona gialla. Uno scenario che Speranza non esclude, ma a proposito del quale prende tempo.

 

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