Il Partito Democratico tende la mano a Forza Italia attraverso il proprio capogruppo Graziano Delrio per garantire il futuro del Paese.
Al centro della scena politica rimane la tensioneall’interno del Centrodestra, dove Silvio Berlusconi non si sente – forse – più a casa come un tempo. Dal fronte opposto, quello della Maggioranza, piovono intanto lusinghe – fatte di dichiarazioni, ma anche di iniziative concrete, come la norma “salva-Mediaset” – nei confronti di Forza Italia. Soprattutto da parte di Italia Viva e del Partito Democratico, i cui esponenti di punta non perdono occasione per sottolineare la loro intenzione di aprire un dialogo con le tutte forze “responsabili“. E’ in questo solco che si inseriscono le recenti dichiarazioni di Graziano Delrio – che dei deputati democratici è il capogruppo – il quale dimostra di non avere la minima esitazione a riguardo: all’Italia serve uno “spirito Costituente” sulla legge di Bilancio e Forza Italia rappresenta una risorsa da non disperdere: “Noi ci crediamo ancora“, spiega, ripetendo come il PD ritenga fondamentale l’apporto di “tutte le intelligenze possibili” in una fase cruciale come quella che stiamo attraversando. L’emergenza sanitaria sconvolge il Paese, la crisi economica sarà durissima e, in un momento come questo, serve “un’unità nazionale sostanziale, anche se non nel Governo“. La linea che filtra dagli ambienti vicini all’Esecutivo, infatti, è questa. Sì al dialogo, ben venga la cooperazione, ma nessun allargamento del “perimetro della Maggioranza“, come ripetuto anche ieri dal Premier Giuseppe Conte. I pericoli, sottolinea l’esponente PD, sono gravi: c’è il rischio che si crei una spaccatura profonda “tra garantiti e non garantiti“, che si smarrisca qualsiasi forma di rispetto e collaborazione tra le generazioni. In ballo, mette in guardia Delrio, c’è “come durante la Costituente, il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti“.
Eppure, la proposta di lavorare insieme ha mandato in crisi il Centrodestra, con il rischio che alla fine tutto si risolva in un nulla di fatto. A tal riguardo Delrio sottolinea beffardamente “Salvini non può rimproverare a Forza Italia di fare un inciucio: è stato lui che ha abbandonato il Centrodestra per fare il governo giallo-verde“. Ma la situazione, oggi, è completamente diversa. Il Coronavirus ha stravolto il quadro politico, economico e sociale e Forza Italia, garantisce Delrio, ha offerto la propria collaborazione in modo serio, senza chiedere nulla in cambio: “Vuole dare una mano, ha sue proposte. Merita un tavolo della maggioranza molto attento e capace di ascolto”
Ma la domanda che tutti si pongono è un’altra: cosa accadrebbe qualora Berlusconi decidesse di abbandonare il Centrodestra? Sarebbe davvero possibile immaginare una nuova Maggioranza, allargata a Forza Italia? Delrio, in proposito, taglia corto sottolineando come lo stesso Berlusconi si sia detto “non interessato” all’ipotesi. Una possibilità che non interessa, prosegue il capogruppo dem, neanche al PD: “Non discutiamo un’ipotesi che non c’è“. Anche perché su questo fronte, gli alleati 5 Stelle sono a dir poco gelidi. Lo stesso Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, attraverso un post Facebook, ribadiva l’assoluta contrarietà del Movimento all’ ingresso in Maggioranza del Cavaliere: a corredo di un vecchio articolo de Il Mattino, che raccontava come – ai tempi delle trattative che portarono alla nascita del Governo giallo-verde – Di Maio avesse rifiutato un contatto telefonico con Berlusconi, l’ex capo politico grillino ha scritto un inequivocabile, quanto laconico: “Era così allora, è così oggi“.
Il tempo, intanto, passa, e la Legge di Bilancio arriva in Parlamento con un mese di ritardo. Il rischio è che Camera e Senato possano esaminare solo frettolosamente il testo, se non addirittura – come successe al primo Governo Conte – che questo venga blindato e varato senza toccare una virgola. “Un mese di ritardo nel presentare la legge di bilancio è un fatto senza precedenti. Non esiste che il Parlamento non possa lavorare con scrupolo sulla legge di Bilancio“, ammette Delrio. Anche perché, prosegue, negli ultimi sei mesi l’Esecutivo è stato protagonista della scena, attraverso 28 decreti e una lunga serie di provvedimenti. Circostanze uniche, che non devono però far perdere di vista il fatto che “è il Parlamento a rappresentare il popolo. Se non parlasse, vorrebbe dire di fatto che non parla il popolo“.
Delrio, quindi, auspica un attento esame da parte delle Camere, che possa portare miglioramenti ad un testo che non lo convince del tutto, anche per la presenza di un alto numero di norme ordinamentali – più di 80 – che normalmente non fanno parte della legge di Bilancio. In compenso esprime soddisfazione per l’inserimento delle misure strategiche concordate all’interno del Governo “come il cuneo fiscale o l’assegno unico per i figli o il sostegno a scuola e sanità“. Eppure, conclude Delrio, si può e si deve fare di più: “prendendoci la libertà per tutte le modifiche necessarie“.
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