Il microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti non crede che il vaccino anti Covid possa essere distribuito a breve.
Il professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, ritiene che nella ricerca per il vaccino contro il Coronavirus si stia correndo troppo. Il medico non ritiene che – per il momento – le promesse di efficacia del farmaco annunciato dalla Pfizer e dalla Moderna verranno mantenute. Il professore ci ha tenuto a spiegarsi nel modo più chiaro possibile, dal momento che il nostro Paese dimostra un incredibile scetticismo nei confronti dei vaccini ormai da anni, alimentato dalla corrente dei no vax “Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Perché vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia” – ha affermato Crisanti, specificando che quando si parla di un vaccino, non si possono accettare scorciatoie.
Al momento, il medicinale in cui i governi di tutto il mondo ripongono maggiori speranze è quello su cui sta lavorando la Pfizer, colosso statunitense del settore della distribuzione farmaceutica che garantisce un efficacia del 95% sul proprio vaccino. Uno dei problemi con questo farmaco è la difficoltà nella sua conservazione: per rimanere efficiente il vaccino deve essere conservato a ben 80 gradi sotto zero. Il Commissario Straordinario Domenico Arcuri – recentemente entrato in contrasto con alcuni medici dopo le sue dichiarazioni sull’emergenza – ha presentato al Premier Giuseppe Conte un piano per l’acquisto e la distribuzione del vaccino per far si che l’Italia non si trovi impreparata quando finalmente il medicinale in grado di debellare il Covid sarà pronto per essere comprato.
Ma Crisanti è scettico verso un vaccino che non ha completato l’iter molto severo di test a cui si sottopongono solitamente farmaci analoghi: “Sono favorevolissimo ai vaccini ma questi di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. Questo è successo perché hanno avuto fondi statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva dato i quattrini”. Inoltre specifica che saltare le tappe può essere una mossa molto azzardata e che serve un lungo e minuzioso processo di revisione prima di poter cantare vittoria. Il medico ha concluso con questa affermazione: “Dobbiamo creare un sistema di sorveglianza nazionale che superi le differenze regionali. Se io fossi presidente del consiglio? Creerei una rete di laboratori in Italia capaci di fare centinaia di migliaia di test”. Crisanti ritorna anche sulla App Immuni – finora, un clamoroso fiasco – proponendo un cambio della governance dell’azienda. La battaglia contro la pandemia più importante degli ultimi anni – per Crisanti – è ancora molto lunga.