Manca poco più di un mese al Natale, festa della famiglia per eccellenza e il Premier Giuseppe Conte torna sull’argomento per spiegare agli italiani cosa aspettarsi.
Forse per il primo anno tutti gli italiani sanno già, a più di un mese di distanza, cosa faranno – o meglio: cosa non faranno – a Natale. Niente cenone con venti commensali a tavola, niente nipotini seduti sulle ginocchia dei nonni, niente lunghi abbracci affettuosi con gli amici. Un Natale sobrio. A dirlo non sono solo gli scienziati come il professor Massimo Galli o il microbiologo Andrea Crisanti che, addirittura, ipotizzano nuove chiusure durante il periodo natalizio. A ribadire il concetto di una doverosa sobrietà è anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il Premier, a chiusura dell’assemblea annuale dell’Anci – associazione nazionale dei Comuni italiani – ha parlato da un lato di un Natale sobrio ma, dall’altro, di ripresa economica. Concetti che sembrano confliggere: se negozi e ristoranti restano chiusi, il Paese perderà fino a 110 miliardi di euro, secondo le stime più recenti.
Per rassicurare gli italiani, Conte ha chiarito che – probabilmente – potremo tornare ad acquistare i regali; ciò che non potremo fare è lasciarci andare a feste, baci e abbracci: “Mi auguro che sotto le feste l’economia possa riprendersi e che si possano fare acquisti e scambiarsi anche doni. Ma baci, abbracci, festini e festoni sono impensabili, a prescidere dall’andamento della curva”. I primi flebili segnali di miglioramento ci sono: l’indice di contagio Rt sta piano piano scendendo anche a Milano, attuale epicentro del Covid. Ma non dobbiamo pensare che questo significhi un “liberi tutti” come accaduto la scorsa estate quando aver abbassato troppo la guardia ha compromesso i risultati raggiunti dopo i mesi di lockdown: “Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco di decessi e stress sulle terapie intensive: non ce lo possiamo permettere”. Il Premier non si sofferma, nello specifico, sull’attuale situazione delle terapie intensive ma non pare ottimista come il Commissario Domenico Arcuri che, solo pochi giorni, fa ha sostenuto che le rianimazioni non sono sotto pressione venendo poi smentito – nel giro di ventiquattro ore – da rianimatori e anestesisti.
Il Primo Ministro s’impegna a sospendere la Tosap – la tassa per l’occupazione del suolo pubblico – anche per il 2021, per andare incontro ai tanti gestori di bar e ristoranti messi in ginocchio dalle misure restrittive dovute al Covid. Meno propenso, invece, a rivedere i 21 indicatori in base a cui decidere in quale fascia collocare una Regione, come hanno richiesto diversi governatori regionali ansiosi di uscire dalla fascia rossa. Il Premier su questo aspetto preferisce andarci cauto e puntualizza: “Non decide la politica ma la scienza”. La speranza delle regioni “rosse” era di passare, a stretto giro, in fascia arancione per vedersi allentare almeno qualche restrizione. Ma la nuova ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza – in vigore fino al 3 dicembre – vede Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta in fascia rossa. Non solo: ad esse potrebbero presto aggiungersi Puglia e Sicilia. Il Primo Ministro, sapendo di scontentare molti, precisa: “Non sono infallibile ma non abbiamo mai preso decisioni guardando i sondaggi”.
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