In vista del Natale, il Governo lavora ad un Dpcm ad hoc per le feste. I numeri del contagio inducono un moderato ottimismo ed è possibile che, anche al fine di tutelare l’economia e le attività commerciali, si vada in direzione di un alleggerimento delle restrizioni.
Il Governo lavora ad un piano di riaperture graduali dopo la stretta imposta dall’ultimo Dpcm. La tendenza nell’andamento dei contagi, da qualche giorno in lieve miglioramento, lascia immaginare che siano possibili, in vista delle festività natalizie, alcuni interventi volti a rilanciare l’economia attraverso deroghe ed allentamenti alle restrizioni attualmente in vigore.
Il progetto dell’Esecutivo, ancora da elaborare nei dettagli, è basato sulle proiezioni possibili con i dati a disposizione e prevede che gli interventi di alleggerimento delle misure possano scattare a partire dal 3 dicembre. Per quella data, infatti, l’auspicio di Palazzo Chigi è che quasi tutte le Regioni possano rientrare in zona gialla o arancione. Circostanza che, alla luce di situazioni meno rischiose, permetterebbe di mettere a punto un Dpcm che garantisca la possibilità di lavorare a molte attività per le quali la rinuncia agli introiti derivanti dal Natale rappresenterebbe un colpo durissimo. Sarà decisivo, in questo senso, il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità previsto tra 1 e 2 dicembre, proprio alla vigilia della scadenza del decreto varato il 3 novembre.
Particolare attenzione viene dedicata all’andamento dell’indice Rt, che rappresenta in questa fase il vero criterio di assegnazione delle Regioni alle varie zone. L’obiettivo minimo è di riportare l’indice sotto la fatidica soglia dell’1 entro la metà di dicembre e la tendenza degli ultimi giorni dà, in questo senso, segnali incoraggianti.
Conte pensa ad un “Natale soft”
E’ anche alla luce di questi dati che il Premier Giuseppe Conte, consigliato dagli scienziati del Comitato Tecnico Scientifico, ragiona su un Natale soft, in cui tutti gli italiani abbiano la possibilità di fare i regali – con l’apertura dei negozi che verrebbe estesa quanto più possibile sul territorio – ma caratterizzato da festeggiamenti sobri e senza le tradizionali riunioni di famiglia. Il Governo chiede responsabilità, quindi, ma anche divieti. Perché, nonostante l’alleggerimento delle misure sembri l’opzione più probabile per il prossimo Dpcm, è chiaro che alcune delle regole in vigore siano destinate a rimanere, divieto di assembramento in testa. Anche perché il Governo, che da una parte guarda con preoccupazione ai dati economici – e punta quindi a salvaguardare il periodo delle spese natalizie – dall’altra non può perdere di vista l’obiettivo più importante: il controllo dell’epidemia. Con la necessità, e il dovere, di evitare che il nuovo anno si apra con una terza, drammatica ondata. L’Italia non può permettersi di vanificare, un’altra volta, gli sforzi ed i sacrifici fatti per contrastare la diffusione del virus e per questo l’Esecutivo valuta sui limiti individuali e collettivi da confermare o, dove necessario, introdurre.
Dal Ministero della Salute, intanto, frenano sulle nuove misure: “E’ presto per parlarne“, ma il tam tam è già partito. Anche perché lo stesso Ministro Roberto Speranza si è concesso qualche esternazione di cauto ottimismo, spiegando che – nonostante rimangano decisivi per una migliore valutazione i prossimi 10 giorni – “ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure comincino a dare qualche risultato“. Qualora la tendenza degli ultimi giorni dovesse essere confermata – con la curva epidemiologica che sembrerebbe aver raggiunto il plateau, facendo di conseguenza immaginare che possa iniziare a breve una fase discendente – ecco che potrebbero essere pensate nuove regole per lo shopping, in particolare per quel che riguarda i giorni di apertura delle attività, magari valutando un contingentamento degli accessi alle strade a vocazione commerciale.
Le ipotesi sulle nuove misure
Palazzo Chigi predica calma e prudenza, sottolineando che “non ci sarà alcun liberi tutti“, ma l’idea che si possano rivedere in senso meno restrittivo alcune delle regole attualmente in vigore comincia a farsi strada. Un’ipotesi che fa parte di un progetto più ampio, in base al quale potrebbero essere rivisti anche gli orari di chiusura per bar e ristoranti – così da dare respiro ad uno dei settori maggiormente in difficoltà – per poi tornare ad imporre vincoli più stringenti a ridosso delle feste, tra il 21 ed il 22 di dicembre.
Quel che è certo, d’altra parte, è che molti dei divieti attualmente in vigore verranno confermati. Appare scontato, ad esempio, che si proibiscano feste e cenoni che riuniscano diversi nuclei familiari. Molto improbabile, inoltre, che si proceda alla riapertura dei confini regionali, nonostante diversi Governatori abbiano già iniziato il pressing sul Governo per ottenerla. Possibile, invece, che il coprifuoco venga posticipato di una o due ore, con l’obbligo di rientrare a casa alle 23 o a mezzanotte.
Possibili novità anche per le zone rosse, che potrebbero vedere addolcite le misure imposte, con l’introduzione delle restrizioni attualmente in vigore in quelle arancioni. Il Premier vorrebbe infatti potrebbe prendere in considerazione la riapertura dei negozi al dettaglio – magari con orari di apertura più ampi, così da favorire accessi scaglionati – e la sospensione del divieto ad uscire di casa, con la possibilità di muoversi all’interno del proprio comune, ma non da un comune all’altro – salvo naturalmente i casi legati a necessità di lavoro o salute.
Le richieste delle Regioni
Tutto è ancora da stabilire, ma intanto già a partire da oggi l’Esecutivo – attraverso il lavoro del Ministro della Salute Roberto Speranza e quello per i rapporti con le Regioni Francesco Boccia – inizierà a discutere con i Governatori delle misure da adottare da qui alla fine dell’anno. Attualmente sono otto le Regioni in zona rossa: Lombardia, Piemonte, Campania, Calabria, Toscana, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano e Abruzzo. Considerando che le ordinanze sono state firmate tra il 6 ed il 13 novembre – e calcolando la validità di due settimane, cui si aggiunge un’osservazione obbligatoria di altri sette giorni – è possibile che entro il 10 dicembre tutte le Regioni siano fuori dalla fascia di massimo pericolo. Il tutto, naturalmente, qualora non si dovessero registrare peggioramenti nelle aree attualmente inserite in zona gialla o arancione. In questo senso, si lavora anche all’ipotesi di introdurre, nelle aree in cui gli indicatori mostrino situazioni ancora gravi, delle zone rosse a livello provinciale, così da poter alleggerire le misure in tutti i territori in cui i dati abbiano invece mostrato sensibili miglioramenti.