Le recenti dichiarazioni del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli riaprono il dibattito sul Mes nel Governo. Ma la partita, in questo caso, sembra essere tutta interna al PD, con Zingaretti che richiama i suoi all’ordine. Sullo sfondo, la corsa al Quirinale.
Sono di nuovo giorni complicati e inquieti, quelli che sta attraversando la Maggioranza. Le onde sono alte e continue – dal caos sul commissario per la sanità in Calabria, fino al dibattito sulla possibilità di allargare la coalizione alle aree “più responsabili” dell’Opposizione – e per Nicola Zingaretti le ultime uscite sul Mes del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli hanno rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Tanto che anche il segretario dem, solitamente non incline ad accessi d’ira, è finito per sbottare contro gli alleati. E anche contro chi, come Sassoli, pur appartenendo al suo stesso partito, si lascia andare a dichiarazioni che il Presidente del Lazio ritiene controproducenti.
Sul fronte del Movimento 5 Stelle, Zingaretti non ha apprezzato le parole di Di Maio in occasione degli Stati Generali, quando l’ex Capo politico grillino ha rimarcato la necessità di far sentire maggiormente il proprio peso nelle scelte di Governo. Si dice dispiaciuto, il segretario, perché “dieci giorni fa avevamo deciso di smetterla con le bandierine e di lavorare insieme per l’Italia e darci una visione comune del futuro. Sviluppo, lavoro, sanità. Lotta alle diseguaglianze per dare sicurezza alle persone” e invece la dichiarazione muscolare del Ministro degli Esteri riporta il discorso ad una quotidiana lotta interna alla Maggioranza.
Anche perché gli elementi di conflitto all’interno dell’Esecutivo non mancano. Su tutti, il tema del Mes, sul quale una scelta viene rinviata da mesi con il tempo che ora comincia a stringere. E’ chiaro che in proposito i due principali partiti della Maggioranza siano schierati su fronti opposti: da una parte il Movimento, contrario all’attivazione del fondo, dall’altra il PD, ampiamente favorevole. Ed è in questo contesto, già teso di per sé, che sono arrivate, come un fulmine, le parole di Sassoli, che dall’alto della autorevole carica chiamato a ricoprire ha sdoganato, in un colpo solo, ben due fronti fin qui apparsi inattaccabili: la cancellazione a livello europeo del debito e la rottamazione del Mes per come lo abbiamo conosciuto finora, con la proposta di fornire all’Unione uno strumento che non attiri su di sé il sospetto dei Governi di mezza Europa. Secondo il Presidente del Parlamento Europeo, infatti, quella relativa alla cancellazione del debito “è un’ipotesi di lavoro interessante, da conciliare con il principio cardine della sostenibilità del debito“. Ma Sassoli si spinge anche oltre: nel sottolineare che anche grazie alle altre misure introdotte a livello europeo – Recovery Fund, allentamento del patto di stabilità, Sure ed Eurobond – nessun paese si avvarrà del Mes, Sassoli invita l’Unione a posizioni di maggiore pragmatismo: “Lasciare nel congelatore 400 miliardi sarebbe intollerabile“, spiega. Per questo, occorre rendere più appetibile il Mes, attraverso una riforma che lo renda “uno strumento comunitario, non più intergovernativo”, e, di conseguenza, “governato dalla Commissione europea in base a norme comuni e non più dalle logiche dei Governi, in cui prevalgono quelle dei più forti”.
Il segretario Pd non fa mai il nome di Sassoli, ma quando parla delle “polemiche sul Mes” emerse negli ultimi giorni si riferisce, evidentemente, molto più al Presidente del Parlamento Europeo che non a Luigi Di Maio, la cui contrarietà è – se non altro – nota ormai da mesi. “Non è il tempo di proposte rispettabili ma estemporanee sulla cancellazione del debito. Io ascolto le opinioni di tutti, ma se ricominciamo a chi la spara più grossa, la vedo dura“, avverte Zingaretti. Anche perché in ballo, intanto, ci sono anche i soldi del Recovery Fund, il cui percorso si è complicato dopo il veto posto da Ungheria e Polonia.
In realtà, un progetto di riforma – seppur molto leggera – del Mes è in ballo, a Bruxelles, addirittura da prima che la pandemia arrivasse a sconvolgere il mondo. Una proposta che vide già nel 2019 la contrarietà del Movimento 5 Stelle, pronto adesso a prendere al balzo – insieme ad Articolo Uno e Sinistra Italiana – l’assist fornitogli da Sassoli per ribadire un secco “no” all’attivazione del fondo da parte dell’Italia.
“La mia preoccupazione“, dice ancora Zingaretti, “è tutelare il Governo in un momento cosi delicato anche in Europa“. Una preoccupazione – mista per la verità ad irritazione – condivisa anche da altri illustri esponenti del PD: su tutti il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ritiene sostanzialmente irrilevante per i problemi dell’Italia la cancellazione del debito. A fargli eco anche il Ministro per gli Affari europei Enzo Amendola: “La Bce ha già detto che non è un’ipotesi nei trattati. L’Italia lavora per rendere sostenibile il debito“. Senza alzare troppa polvere anche il commissario UE Paolo Gentiloni prova a correggere il tiro rispetto alle esternazioni di Sassoli, sottolineando che la Commissione intende incoraggiare gli Stati membri ad approfittare al meglio del “ventaglio di possibilità” messe a disposizione. Delle quali fa parte, naturalmente, anche il Mes.
Ma la partita, giocata tra Roma e Bruxelles e quasi esclusivamente all’interno del Partito Democratico, può avere riflessi indiretti anche sulla corsa al Quirinale, in vista della quale sono già iniziate le grandi manovre. Nel dibattito a distanza sul Mes, infatti, sono entrati almeno un paio di grandi papabili e all’interno del partito inizia a farsi strada il sospetto che, d’ora in avanti, qualsiasi mossa o presa di posizione dei big possa essere interpretata anche nella prospettiva dell’elezione del nuovo Presidente. Un tema di cui Zingaretti non vuole sapere nulla, concentrato com’è sulla quantità di problemi attuali che il Governo si trova a fronteggiare. Per questo, il segretario lancia ai suoi un appello, che suona anche come un richiamo: “Quanto sta avvenendo dovrebbe far adottare a tutti maggior senso di responsabilità e spirito di servizio per aiutare il Paese. In momenti drammatici bisogna essere seri e credibili e pensare al futuro“.
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