L’Inps gela numerosi pensionati italiani, chiedendo indietro cifre fino a 29.000 euro versati per errore sui loro conti. Ecco la spiegazione di un avvocato.
Immaginare di ricevere una lettera dell’Inps che richiede la restituzione di 29.231 euro di punto in bianco, specie se si è pensionati che non hanno introiti lavorativi da anni, è qualcosa che fa gelare il sangue. Eppure è successo ad un anziano – rimasto anonimo – che si è rivolto ad un legale per chiarire la questione, motivata da un ricalcolo non meglio specificato della sua pensione. Non è andata meglio ad una ex insegnante che si è vista recapitare una lettera dal contenuto analogo: in quel caso, l’ente pubblico rivoleva indietro una somma pari ad 8.057 euro, sempre per un ricalcolo del denaro erogato. Non sono sfortunatamente due casi isolati: sono molti i pensionati che nel nostro paese hanno ricevuto documenti firmati dall’Inps che richiedevano indietro somme del valore di 1.100 euro o maggiori.
Una situazione paradossale nel momento in cui il sistema pensionistico italiano è già in crisi. Lo stesso direttore di Bankitalia Ignazio Visco ha affermato nel corso degli Stati generali delle pensioni: “I soldi stanno per finire”. Non è stato solo il crollo del Pil del 10% a causare questa situazione che porterà con tutta probabilità ad un ulteriore taglio delle pensioni ma sono parte del fenomeno anche l’aumento della disoccupazione – legata al Covid e alla conseguente crisi economica – e il calo dei rendimenti finanziari dovuto al risentimento del sistema di capitalizzazione viste le recenti perdite del Paese. In particolare il consiglio di vigilanza dell’Inps ha reso che con il Covid il rosso dei conti è salito di due miliardi nei mesi di emergenza. Ma non ci sarebbero rischi di tenuta del sistema pensionistico, secondo l’ex presidente dell’ente Tito Boeri: “Se il debito pubblico è sostenibile lo è sicuramente anche il bilancio dell’Inps“.
Di fronte a questa situazione a dir poco scoraggiante, l’Inps può davvero chiedere indietro del denaro ai pensionati che hanno regolarmente dichiarato le loro entrate e che con tutta probabilità hanno già speso il denaro ricevuto per provvedere alle proprie necessità? La risposta – secondo il legale delle persone coinvolte nei casi più eclatanti – è no: “Non si fa luogo a recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita percezione sia dovuta a dolo dell’interessato“, spiega l’avvocato Celeste Collovati dello Studio Dirittissimo. E’ tutto scritto nero su bianco nell’articolo 52 della Legge 88/1989 e nell’articolo 13 della Legge 412/1991. Se il pensionato ha regolarmente riportato la variazione della somma ricevuta con la pensione, l’Inps non può farsi restituire il denaro.
La domanda che viene da porsi più che altro è come sia possibile che un ente pubblico commetta un simile errore. E’ sempre il legale a spiegare che questi casi sono molto frequenti: “Queste sviste possono essere di diversa natura: gli errori materiali che riguardano un importo versato dall’Inps superiore a quanto dovuto nel rateo della pensione, errore nell’erogazione della pensione di reversibilità del marito defunto, errori nell’erogazione di una prestazione assistenziale quale l’invalidità”, elenca il legale, aggiungendo che l’Inps ha l’abitudine di chiedere indietro le cifre erogate a distanza di anni, scatenando il panico in tanti pensionati che fanno di tutto per restituire i soldi anche se legalmente non sono tenuti a farlo.
Proprio nel periodo più difficile per tanti italiani, un ente pubblico ha dunque deciso di battere cassa ad una delle categorie più vulnerabili che presto si vedrà anche decurtare una nuova fetta della propria pensione, con tutta probabilità.
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