Moira Perruso ha deciso raccontare in un post pubblicato su Facebook la storia di sua madre, morta in pochi giorni a causa del Coronavirus. Parole strazianti, che accusano chi nega il virus e chi non lo ha saputo gestire in questi mesi di pandemia. Fino alla foto del sacchetto contenente gli effetti personali della signora, restituitole dall’ospedale.
Il Coronavirus è arrivato a marzo a sconvolgere le nostre vite. Dal lockdown di primavera ad oggi, la convivenza con il virus ha radicalmente modificato abitudini e stili di vita in tutto il mondo. E così, nel giro di poche settimane, ci siamo abituati ai tragici bollettini che ogni sera, attraverso telegiornali, quotidiani e siti ci aggiornano sull’andamento dell’epidemia. Con il rischio di dimenticare qualcosa di fondamentale: dietro ognuno di quei numeri, dietro ogni singola cifra, c’è una persona.
E’ quello che ci ricorda, in maniera straziante, Moira Perruso, una giornalista che ha recentemente dovuto affrontare la scomparsa della madre, morta proprio a causa del Covid. Ricoverata presso il Policlinico di San Donato Milanese, la donna non è riuscita a vincere la sua battaglia e Moira, dopo il decesso, si è vista recapitare, da parte della struttura ospedaliera, un sacchetto di plastica rossa. All’interno, gli ultimi vestiti indossati dalla madre e i suoi effetti personali. “Ai miei piedi“, scrive Moira, “quello che mi restituiscono di mia madre“. Solo una busta in plastica rossa, ben chiusa perché gli abiti indossati dalla signora sono considerati infetti.
“Non posso nemmeno buttarmi a capofitto su quegli abiti per sentire ancora una volta il suo odore, sono infetti“, scrive Moira in un post su Facebook che si trasforma in uno sfogo e in un durissimo atto d’accusa nei confronti di tutti coloro che ancora oggi, con oltre 45 mila decessi, continuano a negare la gravità – se non addirittura l’esistenza stessa – del virus. E’ proprio a loro che si rivolge la donna: a “chi nega, chi specula e chi non ha protetto: che possiate sentire anche voi il rumore del cuore in frantumi“. Le parole di Moira si rivolgono anche a chi – in questa fase emergenziale – non ha fatto abbastanza per proteggere le persone più deboli e maggiormente esposte ai rischi della malattia.
Parole durissime e colme di dolore, che raccontano la sofferenza di chi ha visto, nel giro di pochi giorni, scomparire uno dei più cari affetti. La mamma di Moira aveva 83 anni e viveva nell’hinterland milanese, a Buccinasco, dove proprio pochi giorni fa il sindaco Rino Pruiti aveva duramente attaccato l’Ats proprio per la disumanità nel trattamento delle vittime del Coronavirus. L’Agenzia, secondo il primo cittadino, non comunicava i nomi dei morti, continuando semplicemente ad aggiornare il numero dei decessi “come se fosse una banale contabilità, veramente una cosa schifosa e non rispettosa della dignità delle persone“. Anche la madre di Moira, quindi, sarebbe andata incontro all’anonimato. Sarebbe rimasta un numero su una tabella di aggiornamento relativa alla curva dell’epidemia, l’ennesimo +1 nella continua crescita dei decessi, se la figlia non avesse trovato la forza di raccontare un pezzo della sua storia.
Viveva insieme al marito, al quarto piano di un palazzo senza ascensore. D’altra parte, nonostante l’età avanzasse, né la signora, né il papà di Moira ne avevano mai avuto bisogno, facevano tranquillamente le scale. L’arrivo del virus ha sconvolto la loro routine: prima i dolori allo stomaco, che hanno fatto pensare ai familiari che il problema potesse essere di natura intestinale, poi le difficoltà respiratorie e, subito, il ricovero in ospedale. “Le avevano messo il casco Cpap, ma lo scorso sabato ci avevano chiamato per comunicarci che l’avrebbero dimessa presto perché la saturazione era buona“, scriva ancora la giornalista.
Proprio quando le cose sembravano in netto miglioramento, però, la situazione è improvvisamente precipitata. Le nuove crisi respiratorie, la sofferenza sempre più intensa, i tentativi vani del personale medico, la fine arrivata nel giro di pochi giorni. E così, la mamma di Moira è morta l’11 novembre, gettando nello sconforto la figlia ed il marito. “La voce narrante della mia vita è morta. Colei che sapeva leggere il mio cuore è andata via“, scrive la donna. “Il Covid si è preso il mio mondo, l’amore assoluto della mia vita. Nelle sue mani ero traslucente: ancora prima di dire lei vedeva, sapeva. Mamma mia, caro amore, se solo avessi saputo che stavamo facendo tutto per l’ultima volta ti avrei detto, ancora, ti amo“.