Mentre il Ministro della Salute Roberto Speranza parla di possibili riaperture – anche nelle zone rosse – in vista del Natale, molto meno ottimista l’infettivologo Massimo Galli.
Il Commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri solo due giorni fa ha dichiarato che in Italia non vi alcuna pressione sulle terapie intensive. Dopo ventiquattro ore sono intervenuti rianimatori e anestesiti per smentirlo. Recentemente il Ministro della Salute Roberto Speranza ha profilato l’ipotesi di riaprire le attività – anche nelle zone rosse – in vista del Natale per non andare a colpire ulteriormente l’economia del Paese. Si stima, infatti, che tenendo negozi e ristoranti chiusi durante le festività natalizie, l’Italia subirà una perdita pari a circa 110 miliardi di euro.
Ma anche in questo caso Politica e scienza non s’incontrano. Infatti se il capo del Dicastero della Salute parla di riaperture, l’infettivologo dell’ospedale sacco di Milano, il professor Massimo Galli, prevede nuove inevitabili chiusure. Già qualche giorno fa, il medico – in merito al Natale – aveva invitato gli italiani a non comportarsi come a Ferragosto vanificando tutti i sacrifici fatti nei mesi precedenti. Aveva spiegato che, se anche le restrizioni dovessero venire meno in vista del Natale, non potrà essere una festa come gli altri anni sostenendo: “Dobbiamo abituarci all’idea che al sacrificio non può seguire il ‘liberi tutti’ finché il vaccino non risolverà il problema”.
Ora, a distanza di pochi giorni, i toni del primario del Sacco appaiono ancora più pessimisti e se il ministro Speranza parla di allentare la stretta almeno in alcune zone, lo scienziato prevede, al contrario, una stretta ancora maggiore. Intervistato da Il Messaggero, Galli ha dichiarato: “I segnali di una prima flessione ci sono, ma sono flebili. Siamo ancora a 30mila nuovi casi al giorno. Se nelle prossime settimane non ci sarà una reale diminuzione dei nuovi casi, allora nuove chiusure saranno inevitabili”. E anche l’infettivologo del Sacco – al pari di rianimatori e anestesiti – va in direzione contraria rispetto a quella del Commissario Arcuri sulla situazione in cui versano le terapie intensive. Infatti – in base ai dati comunicati quotidianamente dal Ministero della Salute – i ricoveri aumentano di giorno in giorno sia nei reparti intensivi sia in quelli ordinari. E, come chiarito dagli esperti del settore, siamo già oltre il 40% dei posti letto occupati nelle rianimazioni: la soglia limite stabilità per parlare di “emergenza” era il 30%. Il professor Galli non nasconde la sua preoccupazione. E non solo per i pazienti Covid: “La sofferenza degli ospedali è già in atto. Il potenziamento dei letti dedicati al Covid ha sottratto risorse ad altre attività. Gli ospedali avranno un prolungamento dello stress test”.
Galli come De Luca: la scuola alla base di tutto
Secondo il medico alla base della seconda ondata, il fenomeno “scatenante”, è stata la decisione del Governo di riaprire le scuole il 14 settembre. L’affollamento sui mezzi di trasporto, la presenza di tanti bambini negli istituti; secondo Galli ricadere in una seconda ondata – con queste premesse – era inevitabile: “Mi sarei preso a schiaffi da solo allo specchio mentre mi facevo la barba. Mi sono detto: ma perché ricacciarci in questo guaio?”. E infatti richiudere le scuole è stato uno dei primi provvedimenti presi da diversi governatori regionali, in primis dal campano Vincenzo De Luca. E ora che nella seconda ondata ci siamo caduti in pieno, ritrovandoci nuovamente travolti da contagi e decessi per Covid, secondo Galli possiamo solo arrenderci all’evidenza della necessità di nuove chiusure.