Covid, numeri drammatici: 731 morti in 24 ore “Anche se diminuissero i contagi, i ricoveri aumenteranno”

Il primario di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano, il professor Sergio Harari, si mostra tutt’altro che ottimista sulla situazione dei ricoveri per Covid.

coronavirus_ricoveri_harari 17.11.2020 Leggilo.org
Getty Images/ Filippo Monteforte

I dati del Ministero della Salute in merito alla situazione di oggi ci informano che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – salgono di 32.191 unità e portano il totale a 1.238.072. Nelle ultime ventiquattro ore 731 morti – numero più alto dal 3 aprile – e portano il totale delle vittime a 46.464. Da ieri sono stati eseguiti 208.458 tamponi.

I casi attualmente positivi sono 733.810, +16.026 rispetto a ieri. Oggi si sono registrati altri 15.434 guariti che fanno salire il totale a 457.798.I ricoverati arrivano a 33.074, +538. Nelle terapie intensive 3612 assistiti, +120 rispetto a ieri.

Coronavirus: i ricoveri non scenderanno a breve

Come già accadde durante la prima ondata di Covid che investì e travolse l’Italia la scorsa primavera, anche questa volta a fare paura non è solo il numero di contagi ma anche la situazione degli ospedali Infatti, come hanno più volte spiegato virologi ed esperti e lo stesso Ministro della Salute Roberto Speranza cui spetta il compito di assegnare un “colore” ad ogni Regione, tre sono – soprattutto – gli elementi di cui tenere conto: il numero di persone positive al Covid, il numero di posti letto occupati nei reparti ordinari e il numero di posti letto occupati nelle terapie intensive. Sulla questione delle terapie intensive è recentemente intervenuto il Commissario strardinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri per rassicurare gli italiani: le rianimazioni non stanno subendo alcuna pressione. Ma che dire degli altri reparti? Il primario di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano, il dottor Sergio Harari è tutt’altro che ottimista sul fronte ricoveri. Solo il mese scorso il medico sosteneva che la situazione era molto più tranquilla rispetto alla prima ondata di marzo in quanto – a suo dire – questa seconda ondata era molto più graduale e i pazienti arrivavano in ospedale in maniera più distribuita.

Ma nel giro di poco più di un mese la situazione dei ricoveri sembra essere precipitata e, infatti, il professor Harari ha specificato che anche se dovesse verificarsi, nei prossimi giorni, un calo dei contagi, i medici non si aspettano una diminuzione dei ricoveri. Il medico ha spiegato: ““Siamo tutti preoccupati per i prossimi giorni: anche se ci fosse un calo dei contagi, non ci aspettiamo un calo dei ricoveri, anzi i ricoveri aumenteranno. Più che le intensive si sono riempiti gli altri reparti e la tenuta degli ospedali, in molte Regioni, è già fortemente in crisi.

Inoltre il pneumologo si sofferma su alcune lacune che stanno rendendo ancora più problematica un’emergenza di per sé già tragica. La mancanza di linee guida nazionali chiare sta rendendo se non impossibile, certamente molto difficile, la gestione dei pazienti. “Non fa piacere entrare nelle corsie dei pazienti Covid. Ed è sorprendente che arriviamo a novembre senza avere un protocollo nazionale su come muoverci. Siamo arrivati davvero impreparati ma anche su cose semplici come, ad esempio, come assistere telefonicamente i pazienti”. Come il suo collega, l’infettivologo Massimo Galli, pertanto la lacuna principale lamentata è la mancanza di una medicina territoriale radicata che possa – specialmente in situazioni di emergenza come questa – fare da spalla ai pronto soccorso evitandone il rapido collasso. Tuttavia su questo aspetto il Commissario Arcuri non sembra d’accordo. Infatti ha puntualizzato: “Chi, dal divano o dai salotti televisivi ci accusa di essere arrivati impreparati, non ha occhi onesti né mente libera da pregiudizi”.

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