L’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti critica duramente il Governo per la gestione dell’emergenza Covid. Dal mancato accentramento dei poteri fino ai maldestri interventi in campo economico, l’economista spara a zero sull’azione dell’Esecutivo.
“Il potere del vuoto, più che un vuoto di potere“. E’ questa la pesantissima definizione che l’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti dà del Governo in carica e dell’approccio tenuto nell’affrontare la pandemia di Coronavirus che sta sconvolgendo il mondo. Tremonti, nell’analizzare la complicata situazione attuale, denuncia un profondo scollamento tra quelle che definisce “le immagini ufficiali e le immagini reali“. Le prime, secondo l’economista, sono quelle che arrivano dai palazzi delle Istituzioni, dove tra bandiere e toni paternalistici si propone agli italiani una realtà che non trova riscontro nella vita di tutti i giorni: quella degli ospedali pieni, del dolore, del caos.
Il mancato accentramento del potere
Secondo Tremonti, la mala gestione della situazione risale già agli inizi dell’emergenza quando, all’annuncio del primo lockdown e con le stazioni di Milano prese d’assalto dai fuori sede che correvano ai treni che li avrebbero riportati nelle città d’origine, lo stesso ex Ministro dell’Economia consigliò, in vano, il ricorso all’articolo 117 della Costituzione, che alla lettera Q definisce la profilassi internazionale come competenza esclusiva dello Stato. “In Europa“, spiega Tremonti, “si chiama ‘lotta contro i flagelli internazionali’, e comprende tutto: non solo sanità, ma anche trasporti, edifici pubblici e confini. Su tutto questo lo Stato ha potere assoluto. Potere e dovere“. Un accentramento delle competenze che non deve ignorare le realtà locali, spiega Tremonti, ma che deve necessariamente rimarcare la supremazia dell’amministrazione centrale.
Al contrario, l’ultimo mese ci ha riservato un continuo battibecco tra Governo e Regioni, con un fastidioso scaricabarile dal quale l’immagine delle Istituzioni italiane è uscita sicuramente indebolita. Un “terribile vacum politico” che deriva, secondo Tremonti, da una mancanza di forza e di lucidità da parte del Governo. La straordinaria eccezionalità del momento, secondo l’ex Ministro, avrebbe imposto l’applicazione di poteri eccezionali, tanto a livello legislativo quanto amministrativo. Le condizioni generali, spiega, impongono di agire con urgenza, impedendo a tutti gli effetti di seguire le regolari procedure di appalti, gare europee, concorsi pubblici. E invece, al contrario di un intervento netto e saldo, “si è attivato un meccanismo anarchico. Ed è strano, perché di solito l’anarchia agisce da fuori contro lo Stato: questa volta è partita da dentro lo Stato“, dice ancora Tremonti, che traccia un quadro particolarmente inquietante della situazione. Un contesto che indicherebbe, addirittura, una “progressiva dissoluzione della Repubblica“.
Eppure, la prima ondata sembrava aver addirittura rafforzato l’immagine del Premier Giuseppe Conte, uscito dall’emergenza come il condottiero capace di guidare il Paese oltre le difficoltà: una circostanza verificatasi più volte nella storia. Non a caso, spiega Tremonti, sul frontespizio del Leviatano – l’opera più celebre del filosofo britannico Thomas Hobbes – vengono raffigurati due dottori della peste con la caratteristica maschera a becco. Quello che accade in Italia, prosegue l’ex Ministro, racconta invece una tendenza opposta, con il virus che colpisce anche il Leviatano stesso.
Il Natale
L’attualità impone il tema delle modalità con cui sarà possibile celebrare le festività natalizie. Lo stesso Conte ha sottolineato come l’obbligo di trascorrere le feste tra pochi intimi, senza le tradizionali riunioni di famiglia, possa creare condizioni favorevoli a quel raccoglimento spirituale che dovrebbe caratterizzare – ben più dello shopping – il Natale. Un’uscita che viene sarcasticamente contestata da Tremonti, secondo cui le parole del Premier lasciano intravedere un “paternalismo para-laico che però porta sfortuna“.
Le misure economiche
L’ex Ministro non poteva poi non pronunciarsi sul proprio settore di appartenenza: l’economia. Secondo Tremonti, i provvedimenti del Governo sono riusciti a funzionare, nonostante evidenti limiti, soltanto nella prima fase della pandemia, quando il virus rappresentava il male e la popolazione vedeva, negli interventi dell’Esecutivo, il modo di contrastarlo. Ora, prosegue, le coste stanno in un altro modo: “i termini si sono rovesciati: la gente vede non più nella pandemia ma nel Governo, con i suoi ritardi ed errori, la causa del male“. Le persone maggiormente in difficoltà, spiega ancora Tremonti, ritengono l’Esecutivo colpevole e, di conseguenza, tenuto ad intervenire in loro aiuto. Questo perché secondo la gran parte della popolazione non è stato fatto abbastanza per prevenire la seconda ondata, mentre si dedicava grande impegno alla celebrazione di quel “modello italiano” che ora sembra aver completamente fallito. Il sistema dei ristori organizzato dal Governo, è quindi secondo Tremonti un “risarcimento per i danni compiuti dal governo, per le asimmetrie e le parzialità contenute nei Dpcm“.
Secondo l’ex Ministro sarebbe stato fondamentale, in una fase come questa, far saltare completamente qualsiasi passaggio burocratico, così da erogare – come in realtà sta avvenendo per buona parte dei sussidi garantiti dal decreto Ristori 2 – direttamente contributi a fondo perduto. E poi, prosegue Tremonti, l’Esecutivo avrebbe dovuto difendere la popolazione dai debiti: “accollarsi le bollette per i bisognosi, rinviare le tasse per le imprese in crisi“.
Nel mirino dell’ex Ministro anche alcuni dei settori cui si è deciso di destinare fondi. Fatta salva la necessità di fare debito in una fase tanto complicata, Tremonti ritiene che destinando parte di questo debito ai rimborsi previsti dal bonus mobilità contribuisca a confondere “il dramma con la comica“. Se a questo, prosegue l’economista, si aggiungono i bonus e le “marchette” presenti nella prossima manovra, ecco che, secondo Tremonti, lo Stato “ci offre da bere con i nostri soldi“.
Il Recovery Fund
L’ex Ministro mostra grande pessimismo anche rispetto ai fondi previsti dal Recovery Fund: “Non riusciamo a spendere i normali fondi europei, e facciamo fantasie su questi, che sono parte a debito e parte a fondo perduto“. In un contesto come quello attuale, in cui i tassi di interesse sono a zero, sarebbe più utile chiedere soldi in prestito al mercato – come fanno altri Stati – invece che all’Europa. Mentre gli 80 miliardi a fondo perduto, conclude Tremonti, una volta passati sotto il setaccio delle nuove imposte europee, si ridurranno ad una cifra reale di circa 40 miliardi, da spalmare su più anni: “Buoni, ma a pensare che sia una manna dal cielo ci facciamo del male“.
La patrimoniale
Tra gli argomenti tornati prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane, anche l’ipotesi di introduzione di una patrimoniale. Una possibilità che, secondo l’economista, non sarebbe sufficiente a risolvere il problema del debito, ma che – al contrario – creerebbe danni: crollerebbero, secondo l’economista, i ratings di banche ed assicurazioni, oltre al valore degli immobili. La patrimoniale, quindi, rappresenta per Tremonti “la via maestra, suggerita da élite irresponsabili, per far saltare l’Italia“.