“La marea del virus è fuori controllo: lockdown a Natale” dice il prof Crisanti

Interpellato sulla possibilità di concedere moderate riaperture in vista del Natale Andrea Crisanti, docente di Microbilogia all’università di Padova,
si mostra fortemente contrario.

Andrea Crisanti: "Lokdown a Natale per evitare terza ondata"
Andrea Crisanti/Facebook

Riaprire tutto in vista delle feste di Natale? Assolutamente no, secondo il virologo Andrea Crisanti, convinto che la gravità della situazione che stiamo affrontando richieda, semmai, un intervento che vada esattamente nella direzione contraria. Secondo l’accademico, intervistato dal quotidiano La Repubblica, la situazione dei contagi nel nostro Paese rimane fortemente preoccupante, tanto da indurre ad “approfittare delle ferie di fine anno per chiudere tutto in quelle due settimane e cercare di fermare il contagio“. Un intervento che, oltre a provocare senza dubbi forti malumori nella popolazione, avrebbe serie ricadute anche dal punto di vista economico, visto che dicembre – e in particolare i giorni a ridosso di Natale – rappresentano il periodo di maggiore spesa all’interno dell’anno. Crisanti ne è consapevole: “Capisco che bisogna tener conto delle esigenze dell’economia“, dice, pur sottolineando che, dal punto di vista esclusivamente epidemiologico, quella sarebbe la soluzione più adatta. Il docente di Microbiologia dell’Università di Padova – che ha combattuto la prima ondata di Coronavirus in Veneto, come consulente della Regione, con ottimi risultati – si mostra decisamente meno ottimista rispetto al Ministro della Salute Roberto Speranza, che pur condividendo con Crisanti una forte preoccupazione – nel fine settimana definiva “lunare” preoccuparsi dei cenoni natalizi in un contesto del genere – aveva parlato di segnali positivi sul fronte della pandemia. Per vederne, taglia corto Crisanti, “occorre una grande fede“. Osservando la curva dei contagi e la dinamica dei decessi, infatti, il virologo vede una situazione del tutto “sovrapponibile a quella di marzo“. Se proviamo a tornare indietro con la memoria alla scorsa primavera, ricorderemo che nonostante il lockdown totale – imposto a partire dal 9 marzo – furono necessari quasi due mesi prima di intravedere “la luce intorno al tunnel“. Ora, con dati simili e misure molto meno restrittive, spiega Crisanti, è facile “intuire a che punto ci troviamo“.

E’ inevitabile, infatti, che l’impatto delle misure restrittive attualmente in vigore sarà meno importante di quanto avvenne con la chiusura totale adottata per fronteggiare la prima fase della pandemia. Il che comporterà chiaramente tempi più lunghi per un sensibile raffreddamento della curva: “Servirà più tempo perchè le restrizioni producano effetto“, sottolinea l’accademico, che poi lancia un appello al Governo perché torni ad intervenire varando nuove misure. Tra queste, Crisanti consiglia provvedimenti che possano scoraggiare ulteriormente gli assembramenti, magari con orari di apertura dei negozi prolungati in modo tale da poter scaglionare più efficacemente gli ingressi. Una delle certezze è che a marzo il lockdown si rese indispensabile per scongiurare il collasso totale del sistema sanitario e della rete ospedaliera. Una circostanza che bisogna tenere in considerazione anche oggi, nonostante vi siano stati alcuni interventi di rafforzamento. Eppure, secondo il virologo questo non è il tema principale da affrontare. Anzi, durante questa seconda ondata è possibile che il sistema regga pur registrando, contemporaneamente, un maggior numero di decessi rispetto alla scorsa primavera. Il tema, quindi, è secondo Crisanti un altro: si deve fare una scelta rispetto a “quanta sofferenza e morti siamo disposti ad accettare“. Spettasse a lui la decisione, l’accademico non avrebbe dubbi: “La metrica dovrebbe essere tarata sulla sofferenza umana e sociale, non sulla tenuta del sistema“.

In generale, al di là degli importanti interventi di potenziamento delle strutture ospedaliere e delle terapie intensive, secondo Crisanti sarà indispensabile investire su una strategia che sia in grado di bloccare la trasmissione del virus. Solo così, assicura, potremo pensare di fermare la terza ondata, “che temo sarà inevitabile“. A questo proposito, il virologo torna a proporre un modello basato sul cosiddetto network testing: “Ci vogliono ingegneri dei sistemi, matematici, informatici, immunologi per creare una struttura che ci porti fuori da questa epidemia“. Nessuna esitazione anche sull’esigenza, dallo scienziato ritenuta impossibile da evitare, del ricorso ad un nuovo lockdown, prima o dopo Natale: “i numeri lo imporrano. L’Rt resterà superiore o uguale a uno a lungo. È una questione matematica“. Così come, matematicamente, perde di giorno in giorno valore il dato di nuovi contagi a fronte dei tamponi effettuati. Una statistica che sarebbe servita moltissimo, se meglio utilizzata, nella prima fase di diffusione del virus, così da individuare e interrompere le catene di contagio. Adesso, al contrario, non ha più senso: “Ormai la marea del virus è fuori controllo“.

 

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