Per il Governo Conte il Natale potrebbe essere l’ultimo dei problemi. Al di là di qualche dichiarazione di facciata, per l’Esecutivo il modo in cui trascorreremo le vacanze natalizie è una questione secondaria, se non irrilevante, ed è comunque conseguenza di un problema ben più rilevante: come fermare la seconda ondata, o almeno contenerla.
Dobbiamo dare per scontato che tra Natale e Capodanno ci saranno in vigore misure di contenimento severe, per evitare migrazioni di massa tra Nord e Sudo feste che porterebbero gli inevitabili assembramenti. Il calo se non addirittura il crollo dei consumi è un male necessario e contingentato, per il Governo. Se sarà metabolizzato dalla popolazione è la grande incognita, certo, e pochi sono disposti a scommetterci. Non si fa mistero, da almeno tre settimane, che la misura esatta per le festività natalizie dei quest’anno orribile è un incontro tra pochi intimi, e per le Regioni in lockdown la stretta può immaginarsi ben superiore. E’ ben ipotizzabile che non ci sarà nessuna festa in luogo pubblico e probabilmente un blocco della circolazione tra regioni che servirà a tenere la situazione maggiormente sotto controllo. C’è inoltre il problema del rientro in famiglia per chi vice e lavora lontano dal luogo d’origine: il Governo pensa in particolare agli studenti fuori sede che si sono trattenuti nelle grandi città universitarie sperando in una normalizzazione ma che, con l’approssimarsi del Natale, confidano di far ritorno i famiglia. Senza corse ai treni, si auspica. Il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha riunito i segretari regionali del PD consigliano cautela, anche nel promettere o solo paventare aperture che non ci saranno. La libertà di spostamento a Natale ruota sulla deroga del coprifuoco alle 22. Ma se venisse prolungato l’attuale dpcm, significherebbe tutti a casa, messe natalizie e incontri messi al bando. Il premier Giuseppe Conte sarebbe incline ad una deroga perché difficilmente congiunti e amici – anche se in numero ridotto – rinuncerebbero a vedersi dopo le 22. Certo resterà il divieto di muoversi dopo le 22 nei territori sottoposti al regime “rosso”. Boccia non se la sente di promettere una Notte di Natale salva dal coprifuoco “La priorità è mettere in sicurezza il Paese sul piano sanitario“. Tutto dipenderà dai bollettini dei 40 giorni che ci separano della festività, certo, e il Ministro promette “rigore”.
Molto probabilmente a Natale sarà in vigore il numero di sei persone a famiglia: cenoni e veglie come eravamo abituati addio, insomma. La frase più emblematica è quella del Ministro della Salute, riferita da Repubblica: “Sinceramente parlare, con seicento morti al giorno, di cosa facciamo la notte di Natale mi sembra lunare. Oggi è giusto occuparci di come dare un po’ di respiro ai nostri medici e infermieri, non mi sembra il momento di discutere delle feste natalizie”. Il ministro sottolinea che si deve pensare solo a “resistere, studiare la curva da qui a fine mese, tenere a mente come abbiamo pagato le feste di agosto. Serve grande prudenza fino al vaccino”.
A dare man forte al ministro ci pensa Dario Franceschini, non uno qualsiasi, se oltre ad essere ministro rappresenta le istanze del PD all’interno del Governo Conte: “Meglio dire la verità e non alimentare irrealistiche previsioni di magico ritorno alla normalità. Sarà un Natale molto diverso dagli altri. E l’esperienza di Ferragosto è li ricordarci di non sbagliare”
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli che dice chiamarmene “Non possiamo pensare che Natale faccia eccezione“. Insomma, troppi segnali portano in un’unica direzione ed è una direzione che non prevede derghe.
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