La riunione di ieri della Cabina di regia ha stabilito il declassamento di cinque regioni dalla zona gialla, realizzando quel lockdown leggero ipotizzato nelle scorse settimane. Si tratta di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche – che passano in zona arancione – e di Toscana e Campania – che saltano direttamente in zona rossa. Il Governatore campano Vincenzo De Luca non ci sta e va all’attacco del Governo e del sindaco di Napoli De Magistris. Il lockdown leggero è già realtà, ma potrebbe non bastare.
Sono cinque le Regioni che, dopo l’analisi dei dati ricevuti effettuata dalla Cabina di regia, vedono modificarsi in peggio il proprio status, passando dalla zona gialla, di cui facevano parte, a quella rossa o a quella arancione. Il primo caso, quello che vede un doppio salto all’indietro, porta direttamente in zona rossa la Toscana e la Campania. Più graduale, invece, la retrocessione di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche, che entrano a far parte dell’area arancione. Ad ufficializzare la decisione è arrivata l’ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza, operativa a partire da domani, domenica 15 novembre.
L’ira di De Luca
Una decisione che ha portato alla dura reazione – per altro ampiamente prevista – del Presidente della Campania Vincenzo De Luca che, dopo aver invocato per giorni l’imposizione di un lockdown nazionale da parte del Governo – e dopo aver prima imposto, poi frettolosamente ritirato una serrata regionale – era passato a ripetere che la situazione della sua Regione fosse completamente sotto controllo. Una ricostruzione smentita dalle ispezioni effettuate dagli emissari del Ministero della Salute in quattro ospedali di Napoli, le cui complicatissime condizioni vengono ora confermate dalla decisione di spostare l’area direttamente in zona rossa.
De Luca non ci sta e attacca un po’ tutti: da un “anti-meridionalismo e anti-napoletanismo” che dal suo punto di vista emerge più forte nelle emergenze, fino al sindaco del capoluogo, Luigi De Magistris, colpevole di “sporcare l’immagine di Napoli e della Campania pur di farsi pubblicità“, e di non aver adeguatamente vigilato sul comportamento della popolazione. Secondo il Governatore, le immagini delle persone a spasso sul lungomare di Napoli dimostrerebbero l’assenza di controlli rigorosi – anche se, per la verità, è bene ricordare che in zona gialla non sono previste limitazioni alla circolazione delle persone, ma esclusivamente “raccomandazioni“. “Sapete chi avrebbe dovuto decidere, ma era impegnato a fare il giro delle televisioni per farsi pubblicità“, dice ancora De Luca riferendosi al primo cittadino, nonostante la competenza di dichiarare zone rosse localizzate spetti anche ai Governatori regionali.
La relazione dell’Iss
In generale, i dati analizzati dalla Cabina di regia hanno indicato in modo netto la necessità di modificare l’assetto delle misure restrittive fin qui adottate, evidenziando un più alto grado di rischio cui le cinque Regioni declassate risultano ora esposte. Peggioramenti vengono segnalati anche a proposito di Lazio e Sardegna, che tuttavia rimangono – almeno per il momento – in zona gialla.
Secondo quanto osservato dall’Istituto superiore di sanità, nelle due settimane comprese tra il 22 ottobre ed il 4 novembre, l’indice Rt ha fatto registrare un calo che lo ha condotto alla soglia di 1.43. Secondo gli esperti, questa fase, pur caratterizzata da una intensificazione della gravità assoluta dovuta alla crescente pressione cui sono sottoposti i servizi ospedalieri ed assistenziali, “mostra una lieve riduzione nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente“. Un segnale che potrebbe dimostrare, in maniera precoce, l’impatto delle misure di contenimento introdotte a partire dalla metà del mese di ottobre. Chiaramente, per poter parlare con certezza di effetti direttamente derivanti dalle restrizioni imposte, sarà necessario attendere che i dati delle prossime settimane confermino – anzi, accentuino – questa tendenza alla riduzione dell’indice Rt. Fondamentale, quindi, che non ci si lasci prendere da un immotivato ottimismo, che porterebbe pericolosamente “ad un rilassamento delle misure o ad un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti“.
Questa nuova situazione fa sì che, scrivono ancora gli esperti dell’Iss, nella maggior parte del Paese l’indice di trasmissibilità sia rientrato all’interno dei parametri dello scenario 3 e che si sia ridotto il numero di Regioni in cui la velocità di trasmissione confermi condizioni tali da far rientrare le aree interessate nello scenario 4.
Nuova ordinanza nel Lazio
Accanto agli interventi nazionali, dettati dalle riunioni settimanali della Cabina di regia, continuano ad intervenire anche le ordinanze regionali varate individualmente dai vari Governatori. E’ successo in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto – con le prime due Regioni che vedono sommarsi le disposizioni locali a quelle nazionali – e anche nel Lazio, dove un’ordinanza del Presidente Nicola Zingaretti impone la chiusura di tutti i centri commerciali e dei grandi magazzini nei giorni festivi “indipendentemente dalla tipologia di attività svolta“, fatte salve, come sempre, le attività ritenute essenziali quali quelle di vendita di generi alimentari, farmacie, parafaramcie, tabaccherie ed edicole. Misura analoga anche per tutte le attività dei mercati – sempre nei giorni festivi – con l’unica eccezione riservata alle attività di vendita di generi alimentari. Chiusura, infine, anche per “i mercatini degli hobbisti e i mercatini per la vendita o esposizione di proprie opere d’arte ed opere dell’ingegno a carattere creativo e similari“.
Come previsto nei giorni scorsi, all’inizio di questo fine settimana di metà novembre, tre quarti delle Regioni italiane si trovano in zona rossa o arancione, dando vita a quella sorta di lockdown leggero che era stato paventato come concreta ipotesi di contrasto alla diffusione del Covid.
Walter Ricciardi: “Non so se eviteremo il lockdown”
Una misura che, tuttavia, potrebbe ancora non essere sufficiente a mettere il Paese in sicurezza e a garantire la tenuta della rete ospedaliera sul territorio. Perplessità in questo senso sono state espresse anche da Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, che ospite della trasmissione Piazza Pulita, in onda su La7, ha affermato di condividere le considerazioni espresse nei giorni scorsi dal virologo Andrea Crisanti, che aveva dichiarato di non essere disposto a scommettere neanche un euro sul fatto che – con le misure adottate – il Governo potrà essere in grado di evitare un lockdown.
Ricciardi ha spiegato che per poter vedere concretamente quali effetti produrrà l’ultimo Dpcm sarà necessario attendere altre due settimane, visto che – come dimostra uno studio portato avanti in 141 Paesi e citato dallo stesso Ricciardi – “quando si prendono delle misure bisogna aspettare almeno tre settimane per vedere gli effetti“. E se è vero che le prime restrizioni sono state introdotte dal Governo più o meno un mese fa, è altrettanto certo, secondo Ricciardi, che quei primi Dpcm – varati a metà ottobre – erano ampiamente insufficienti a fronteggiare la reale gravità della situazione: dal punto di vista dello scienziato, già ad inizio ottobre c’era la necessità – da lui espressa in più occasioni – di introdurre lockdown mirati nelle aree metropolitane, Napoli su tutte. Le decisioni sono andate in un’altra direzione e, in un periodo di due settimane, conclude Ricciardi, “con un virus che si diffonde in maniera esponenziale, i casi triplicano“.