Carola Rackete, ex capitano della Sea Watch 3, è stata arrestata in Germania dopo aver preso parte ad una manifestazione ambientalista che cercava di impedire l’abbattimento di alcune querce centenarie per la realizzazione di un nuovo tratto di autostrada.
Torna a far parlare di sé Carola Rackete, l’ex capitano della Sea Watch 3. L’attivista, infatti, è stata arrestata in Germania in seguito ad una manifestazione ambientalista tenutasi nella foresta vicino a Homberg-Ohm, nell’area orientale del Paese. Numerosi ambientalisti, infatti, si erano ritrovati lì da giorni per protestare contro l’abbattimento di alcune querce centenarie, che dovrebbero lasciare spazio alla realizzazione di un nuovo tratto autostradale che dovrebbe attraversare la foresta di Dannenroder.
Intenzionati a impedire che il progetto di abbattimento venisse portato a termine, gli attivisti hanno occupato l’area – che copre una superficie di 27 ettari – e, in seguito all’intervento delle Forze dell’Ordine, sono stati registrati anche alcuni momenti di tensione. Nel gruppo era presente anche Rackete che, inizialmente accampata come molti altri ambientalisti in una tenda posizionata nella parte di foresta interessata dal progetto di realizzazione della nuova autostrada, si è poi spostata su una costruzione posizionata proprio su una delle querce, così da impedirne fisicamente l’abbattimento.
Da questa sua postazione, Rackete è stata portata via dalla polizia insieme a diverse altre persone, e si trova ora in stato di custodia cautelare. “Non possiamo rimanere a casa e sperare che che altri faranno il lavoro sgradevole per noi“, ha affermato l’ex capitano della Sea Watch, invitando tutti i sostenitori della causa ambientalista a partecipare attivamente.
Today I was evicted from the forest occupation in Dannenröder Wald, Germany.
Why is civil disobedience necessary to make our governments act on env crises, why do we as Global North citizens hold responsibility & why should everyone use their opportunity to protest? #Dannibleibt pic.twitter.com/JoEuT7bEiP— Carola Rackete (@CaroRackete) November 12, 2020
Rackete è tuttora indagata dalla Procura di Agrigento per i reati di violazione del codice della navigazione e resistenza a pubblico ufficiale in seguito all’ingresso nelle acque territoriali italiane – risalente al giugno 2019 – avvenuto non rispettando l’ordine dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che proibiva all’imbarcazione dell’Ong Sea Watch di accedervi. La decisione di forzare il divieto, e la conseguente entrata nel porto di Lampedusa, comportò l’arresto della donna. Arresto non convalidato dal gip di Agrigento, Alessandra Vella, che oltre a stabilire la sua scarcerazione, escluse il reato di resistenza e violenza a nave da guerra inizialmente contestato a Rackete, ritenendolo giustificato dalla “scriminante” legata all’aver agito “nell’adempimento di un dovere“: quello di portare in salvo i migranti soccorsi in mare. Più di recente, a gennaio 2020, anche la Cassazione ha confermato la decisione del gip, respingendo il ricorso inoltrato dalla Procura di Agrigento e ribadendo l’illegittimità dell’arresto di Rackete.
Nel luglio del 2019 Carola Rackete, insieme a Pia Klemp, entrambe al comando della Sea Watch 3, avevano ricevuto la medaglia Grand Vermeil, la massima onorificenza del Comune di Parigi, “per aver salvato migranti in mare“. La medaglia, spiegò il comunicato stampa della città francese, intendeva riconoscere “la solidarietà e l’impegno di Parigi per il rispetto dei diritti umani» e va alle due operatrici umanitarie tedesche, perseguite dalla giustizia italiana“.