Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea nel 2015, può ora uscire dal carcere per alcuni giorni. E ha anche una nuova compagna.
All’interno del carcere dove è detenuto, è considerato un detenuto modello l’ex militare Salvatore Parolisi che nel 2015 venne condannato in via definitiva per l’omicidio della moglie Melania Rea. Un delitto particolarmente brutale, eseguito con metodica preparazione – dato che l’uomo tentò di incolpare un tossicodipendente sfregiando la vittima con una siringa – e portato a termine con estrema violenza: 35 coltellate per mettere fine ad un matrimonio ormai considerato solo un peso. Salvatore Parolisi venne definitivamente giudicato colpevole solo a quattro anni di distanza dal brutale omicidio della moglie: la Corte decise di lasciar cadere l’aggravante per crudeltà, scontando così ben 10 anni dalla pena inizialmente fissata a 30 anni di reclusione. In carcere, l’ex caporale del 235esimo Reggimento volontari “Piceno” sembra aver iniziato una nuova vita.
Parolisi – oggi 42enne – partecipa da anni ad un programma di recupero per detenuti e recentemente ha iniziato ad usufruire di un permesso premio che gli consente di frequentare gli studi universitari presso la facoltà di Giurisprudenza locale: l’uomo sarebbe anche vicino alla laurea. Una libertà vigilata che gli permette di trascorrere fino a 15 giorni di fila fuori dal carcere di Bollate – dove è recluso da anni – a condizione che complessivamente non superi i 45 giorni consecutivi fuori dall’istituto penitenziario e che usi il permesso per assistere alle lezioni. Stando a quanto riportano alcune indiscrezioni, l’uxoricida riceverebbe anche le visite della sua nuova compagna, una coetanea con cui l’uomo intratterrebbe una relazione a distanza da almeno tre anni: pensare che – secondo quanto ricostruito dalla giuria – il movente alla base dell’omicidio di Melania Rea sarebbe stata proprio una relazione extraconiugale con una giovane militare di 26 anni.
Per un criminologo, Parolisi non uccise sua moglie
Se da un lato la famiglia della donna assassinata non ha mai mostrato dubbi in merito alla colpevolezza di Parolisi e critica il regime di libertà vigilata destinato all’uomo, non manca chi lo scagiona dell’omicidio della moglie, presentando anche delle teorie alternative su cosa è davvero successo in quel bosco di Ripe di Civitella, dove Melania è stata ritrovata senza vita il 18 aprile del 2011. A pensare ad un complotto contro l’uomo è Carmelo Lavorino che di professione fa il criminologo: “Se è stato davvero Parolisi, perchè non è mai stata trovata nemmeno una sua traccia sulla scena del crimine? La mia ipotesi è che sia stata una donna ad uccidere Melania, facendo cadere le accuse sul marito della vittima”, spiega lo specialista richiamando come prova un’impronta insanguinata rinvenuta sulla scena del delitto e mai identificata.
“Non ci sono altre teorie da presentare: il caso è risolto, c’è una sentenza del Tribunale“, taglia corto il legale Mauro Gionni che assiste la famiglia della vittima da quando il triste caso è venuto alla luce. Durante il processo, l’accusa in aula evidenziò come il racconto di Parolisi fosse pieno di incongruenze e punti oscuri: Melania si sarebbe allontanata per usare il bagno del locale “Il Cacciatore” mentre Salvatore sarebbe rimasto con la figlia di appena 18 mesi. Non vedendola tornare, l’uomo avrebbe chiamato a più riprese sua moglie fino a telefonare preoccupato ai Carabinieri, denunciando la scomparsa. Dopo 48 ore, il tragico ritrovamento. Un alibi giudicato fallace che ha portato l’uomo in una cella da cui potrebbe uscire prima del previsto.