Un giovane driver torinese è stato multato perché sotto il casco integrale non indossava la mascherina. Ma non intende pagare la sanzione.
L’ultimo Dpcm emanato da premier Giuseppe Conte prevede l’obbligo d’indossare sempre la mascherina anche all’aperto. Non sono, giustamente, ammesse eccezioni ad una regola ritenuta indispensabile per contenere – o almeno cercare di contenere – questo ormai sfrenato aumento di contagi da Covid. Però mentre si fa sport si può non indossare il dispositivo di protezione individuale in quanto in quella situazione potrebbe anche rappresentare un rischio per la salute. Così come possono non indossarla soggetti con patologie respiratorie certificate.
Non è specificato come ci si debba comportare in caso di utilizzo di caschi integrali. Va da sé, però, che il casco integrale copre tutto i volto e, pertanto, non permette un passaggio di goccioline da un soggetto ad un altro. Eppure un driver torinese, il 33enne Andrea Dogliani, si è preso una bella multa di 400 euro in quanto sotto al caso integrale non indossava la mascherina. La vicenda si è svolta così: il ragazzo si trovava in moto quando ha sentito il cellulare squillare. A quel punto si è fermato, è sceso dalla moto, ha sollevato il casco integrale e abbassato lo scaldacollo per controllare chi lo aveva chiamato. Nel fare ciò ha mostrato il volto privo di mascherina. La sfortuna ha voluto che proprio a pochi metri vi fossero gli agenti della polizia municipale che gli hanno fatto una contravvenzione da 400 euro.
Andrea ha provato a spiegare le sue ragioni, precisando anche che sotto il casco integrale non può mettere la mascherina ma ha mostrato il pacco che tiene sempre nel cruscotto per indossarle quando scende dalla moto. Ma i due vigili hanno ribadito che si tratta di una violazione: Andrea ha violato l’obbligo di indossare un dispositivo di protezione individuale in un luogo aperto. Per il momento il 33enne torinese non ha firmato il verbale e non intende pagare la sanzione. Anzi – intervistato dal Corriere della Sera – ha dichiarato la sua intenzione di fare ricorso: “Quattrocento euro di questi tempi sarebbero l’ennesima batosta e poi ritengo di non aver violato nessuna normativa“. Infatti aggiunge che in quel momento la piazza in cui si è fermato era vuota e i locali chiusi: dunque nessun rischio di contagiare qualcuno.
Andrea sa che se pagasse la multa entro cinque giorni, avrebbe una riduzione da 400 a 280 euro. Ma, al di là della questione di principio in quanto sente di non aver violato alcuna legge, per lui non è un momento felice sotto il profilo economico. Il giovane è uno dei tanti che lavoravano nella ristorazione e che è stato particolarmente penalizzato dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenti misure restrittive: ” Fino al 31 ottobre facevo il cameriere in un noto ristorante. Con la chiusura si prospettava di nuovo la cassa integrazione: 650 euro che, tra l’altro, con il primo lockdown mi sono arrivati dopo 5 mesi. Così ho deciso accettare un lavoro da driver per una società di logistica. Consegno tutto il giorno e almeno fino a gennaio potrò pagarmi l’affitto”.
E sorte analoga a quella del giovane driver torinese anche per una signora di 80 anni di Modena rea di aver spostato la mascherina al bar – prima dell’ultimo Dpcm – per poter bere il caffé. Anche in questo caso non ci sono state ragioni: 400 euro di multa per la pensionata e altrettanti per la barista.
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