Angela Chianello è stata convocata in commissariato a Mondello. La casalinga palermitana nota per il tormentone “Non ce n’è Covid” ha violato le norme anti-covid.
È diventata famosa questa estate per il tormentone “Non ce n’è Covid”. Ma come si è potuto apprendere in questo ultimo mese – sulla pelle di migliaia di contagiati e morti – forse saremmo stati meglio se Angela Chianello avesse seguito il suo destino di illustre sconosciuta casalinga palermitana. E invece nell’era della fama meteorica dei talenti B2B (per usare un termine applicato al business, ma chi vuol capire, lo capisce), ci tocca apprendere che la ormai nota Angela di Mondello – nome d’arte – è stata convocata in commissariato. La causa? Perché la geniale ex casalinga ha girato un video, per l’appunto a Mondello, insieme a un gruppo di ragazzi, e tutti scientificamente senza indossare la mascherina.
Sulla donna si era scatenata un’altra polemica nelle ultime ore, e così lei è stata convocata al commissariato di Mondello dove l’ha sentita il vicequestore aggiunto Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo Borsellino. Anche il suo ‘agente’ era con la Chianello, e per i due sarebbe stata disposta una sanzione amministrativa, secondo quanto previsto dal regolamento anti Covid. Sulla nota stampa della Questura di Palermo, si legge che la Polizia di Stato ha indagato “in stato di libertà” due persone. E si tratta proprio di Angela Chianello e del suo “web manager”. Sono tutti e due originari di Palermo, di 41 e 36 anni rispettivamente. La responsabilità? Quella di aver realizzato, sia come promotori che come organizzatori, uno spettacolo, o un vero evento pubblico (con un video clip musicale), e di aver quindi occupato abusivamente ed arbitrariamente “un’area demaniale marittima in concessione”, e di averlo fatto senza la “licenza di P.S. e dell’agibilità dei luoghi”.
I fatti vengono ricostruiti dalla nota, secondo la quale la mattina di domenica, intorno alle 07:00, un folto gruppo composto da circa 20 persone era “intento a ballare e cantare senza indossare dispositivi di protezione individuale ed in violazione del prescritto distanziamento sociale“. I due responsabili dovrebbero quindi essere “ritenuti responsabili per i citati reati e per le connesse violazioni amministrative della normativa anti-covid“.