Anche il primario di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, interviene nel dibattito sui festeggiamenti per il Natale 2020: “Ce lo siamo giocati comunque”, dice. Poi mette in guardia in vista di una terza ondata.
L’impennata nella curva dei contagi e le misure introdotte dall’ultimo Dpcm non lasciano alcun dubbio a Massimo Galli, primario di Malattie Infettive presso l’Ospedale Sacco di Milano: “In ogni caso il Natale ce lo siamo giocati comunque, rispetto a quello a cui eravamo abituati“, dice senza mezzi termini. Le festività natalizie saranno, in questo 2020, necessariamente molto diverse da come la grande maggioranza degli italiani è abituato a viverle.
Da oggi, infatti, entrano in vigore le misure introdotte dal Governo attraverso l’ultimo Dpcm, che impongono un vero e proprio lockdown per quattro regioni – Lombardia, Piemonte, Calabria e Val d’Aosta – e costringono altre due – Puglia e Sicilia – a restrizioni molto dure. A questo, si deve necessariamente aggiungere il fatto che probabilmente nel giro di qualche settimana – se non addirittura di qualche giorno – alle Regioni sopra elencate vadano ad aggiungersi altre aree, fin qui fatte rientrare nella zona gialla ma potenzialmente soggette ad un peggioramento della situazione.
L’augurio del Premier Giuseppe Conte – espresso proprio in occasione della conferenza stampa di presentazione del decreto – è che le misure introdotte possano contribuire in maniera decisiva a far trascorrere un Natale di “relativa serenità” agli italiani, pur chiudendo in modo netto all’ipotesi che possano tenersi cenoni e festeggiamenti particolarmente affollati. Una posizione, quella espressa dal Premier, sostenuta nei giorni scorsi anche dal medico e assessore alla sanità della Regione Puglia Pierluigi Lopalco oltre che, all’estero, da un gran numero di scienziati ed analisti francesi.
Ora nel dibattito interviene anche Galli, che sottolinea come la fase di convivenza con il virus comporta inevitabilmente il fatto che una serie di restrizioni, alcune delle quali particolarmente spiacevoli, possano rimanere in vigore nel tempo. “Altrimenti, ci si ritrova punto e da capo, come abbiamo visto nella pratica“, sottolinea il primario, che poi ipotizza che le misure varate dal Governo corrano il rischio di essere tardive. Se si considera, infatti, che prima di poter valutare l’eventuale impatto dei nuovi provvedimenti sulla curva epidemiologica è necessario aspettare un tempo minimo di due settimane, ecco che la prospettiva di registrare miglioramenti sensibili entro la fine dell’anno si rende sempre meno realistica. Ciò che più conta, però, è altro. “Una volta bloccata questa ondata, dobbiamo fare in modo che non arrivi la terza. E per farlo bisogna rispettare le regole“, conclude Galli.
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