A Padova un ristoratore ha deciso di non rispettare l’obbligo di chiusura del servizio alle 18 previsto dell’ultimo Dpcm. Tra i clienti si è presentato un famoso infettivologo.
La chiusura anticipata delle attività ristorative prevista dall’ultimo – ormai quasi penultimo – Dpcm firmato dal Premier Giuseppe Conte, continua a sollevare proteste che assumono le forme più disparate. Dai flashmob nelle piazze dove i lavoratori del mondo dello sport si sono esibiti ballando, come a Milano, fino agli scontri violenti che, purtroppo, sono avvenuti in diverse città tra cui la medesima Milano ma anche Torino e Napoli.
Ma accanto a chi scende in piazza c’è anche chi, senza fare troppo rumore, prosegue con la disobbedienza pacifica. Dopo il titolare del ristorante La Macelleria di Pesaro che ha organizzato una cena con 90 commensali trasgredendo i divienti previsti dal lockdown, c’è stata la barista di Brescia che ha continuato a tenere aperto il locale dopo le 18 e a servire i suoi clienti. Ora è la volta di Padova dove venerdì scorso il titolare del ristorante Corte dei Leoni, Emanuele Boccardo, ha deciso anche lui di trasgredire al divieto e ha tenuto aperto oltre le ore 18. Sena timore di eventuali segnalazioni da parte dei vicini – su cui, qualche settimana fa il Ministro della Salute Roberto Speranza ha dichiarato di contare – il signor Boccardo, alle ore 18.30 ha alzato la saracinesca del ristorante per servire i clienti per la cena, come se nulla fosse. Ma ciò che più sorprende è che tra i clienti che si sono presentati per la cena, c’è stato anche un rinomato infettivologo: il dottor Paolo Cadrobbi, fondatore dell’Arpav ed ex assessore regionale negli anni novanta, ai tempi della Democrazia Cristiana. Cadrobbi – infettivologo 82enne in pensione – ha dichiarato : “Non è che questo virus si comporta come il pipistrello. Quindi non capisco che differenza di contagiosità c’è tra mezzogiorno e mezzanotte. Credo che non si possano distruggere le categorie, ma piuttosto bisognerebbe investire nella medicina territoriale”.
La cena di protesta della Corte del Leoni si è conclusa – come era prevedibile – con un blitz della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle hanno sanzionato il titolare con una multa di 280 euro e disposto la chiusura dell’attività per cinque giorni. Quindi ora l’attività sarà ferma non solo a cena ma pure a colazione e pranzo per quasi una settimana. Nonostante ciò il titolare – intervistato da Il Mattino – ha rivendicato il suo gesto: “La mia è stata un’azione di resistenza ad un decreto inutile. Non siamo negazionisti, ma lavoratori e pur non negando assolutamente la gravità della situazione pensiamo che il problema non sia da cercare nella ristorazione, nelle piscine o nelle palestre”.
E c’è chi, invece di una cena di protesta ha organizato una “cena alternativa”. Sempre in Veneto – questa volta a Verona – il titolare del ristorante Al Calmiere – il signor Piero Battistoni – ha deciso di servire la “cena” alle 5.30 del mattino. E così via di cotechino, bollito, tortellini e alcolici dalle prime luci dell’alba. E – difficile a credersi – ma non appena la famiglia Battistoni ha messo fuori il volantino dell’enento, le prenotaioni si sono esaurite a strettissimo giro. Martino, il giovane figlio di Pietro, ha puntualiato: “Abbiamo voglia di lavorare e quindi dobbiamo trovare delle alternative. Più che una protesta si tratta di un diverso introito di cui il ristorante ha bisogno”.
Stesso format si è svolto a Mestre, in provincia di Venezia. Anche qui, qualche giorno fa, il titolare dell’Osteria Plip – il signor David Marchiori – ha organizzato una “cena di gala” alle 5 del mattino a cui si è presentato anche il sindaco Luigi Brugnaro. Brugnaro ha detto: “Vogliamo sottolineare la scorrettezza delle manovre del Governo. Tutte queste persone hanno fatto degli investimenti per la distanza di sicurezza. Non ci risultano contagi e comunque sia noi dobbiamo continuare a vivere”. Mentre Marchiori – che a differenza del ristoratore de Verona, ha voluto lanciare un chiaro segnale di provocazione – ha puntato il dito contro il fatto che, è paradossale, che si temano assembramenti a cena ma i ristoranti possano ugualmente organizzare cene all’alba. Come è – a detta del ristoratore – assurdo che le misure di prevenzione anti Covid valide da mesi, ora, improvvisamente, non siano più valide a cena ma solo a pranzo.
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