Il senatore Gregorio De Falco analizza gli accordi tra Italia e Tunisia e valuta le conseguenze dei Decreti Sicurezza: “La falla normativa è stata creata da Salvini”, dice, aggiungendo che l’ex Ministro degli Interni dovrebbe ammettere i propri errori e chiedere scusa.
La polemica politica, in Italia, è divampata a poche ore dall’attacco di Nizza. Neanche il tempo di dare un ultimo saluto alle vittime del terribile attentato messo in atto da Brahim Aoussaoui che Matteo Salvini è passato all’attacco del Governo, chiedendo le immediate dimissioni del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha prontamente rispedito al mittente le accuse. A scatenare la reazione del leader della Lega è stata la notizia che l’attentatore, di origini tunisine, prima di raggiungere la Francia era sbarcato sulle coste italiane, precisamente a Lampedusa. Poi, dopo il trasferimento a Bari a bordo di una nave quarantena, di lui si erano completamente perse le tracce.
Sul caso è intervenuto, nel corso di un’intervista rilasciata a TPI, anche il senatore del gruppo misto Gregorio De Falco, che ha cercato di ricostruire gli eventi che hanno permesso a Aoussaoui di raggiungere Nizza. De Falco precisa innanzi tutto che lo sbarco dell’uomo non è avvenuto attraverso interventi di soccorso in mare, ma con uno degli arrivi che si definiscono “autonomi“: si tratta di quei barchini che, in modo massiccio, hanno raggiunto in estate le nostre cose, senza alcuna possibilità di monitoraggio o di intervento da parte delle autorità italiane, come lo stesso Ministro Lamorgese aveva sottolineato.
Il Senatore ex 5 Stelle sottolinea che, al contrario di quanto avvenuto in questo caso, gli arrivi mediati dall’intervento delle Ong vengono regolarmente sottoposti ad un “percorso procedurale e normativo” che garantisce che nessun pericolo sia derivato, fino ad oggi, dalle persone arrivate in questo modo. D’altra parte, però, è evidente che le Ong abbiano fortemente limitato i loro interventi a causa di quella che De Falco definisce “una sorta di persecuzione amministrativa“, riferendosi agli interventi legislativi voluti dallo stesso Salvini quando occupava il posto di Ministro dell’Interno. Lo stesso senatore, tuttavia, evidenzia l’esistenza di una falla nel procedimento, che impedisce a tutti gli effetti alle forze dell’ordine di tracciare gli spostamenti dei migranti arrivati sul suolo italiano.
Una falla, insiste De Falco, creata proprio dai primi Decreti Sicurezza, quelli firmati dal segretario della Lega nell’ottobre 2018 e rispetto ai quali lo stesso senatore aveva evidenziato una serie di criticità: “scaraventando nell’ombra decine di migliaia di persone“, diceva all’epoca De Falco, questo decreto “non consentirà di avere maggiore sicurezza“. Al contrario, secondo il senatore, l’intervento poteva ottenere come unico risultato un vantaggio per Salvini, pronto a giocare sulle paure della gente. Oggi, a distanza di due anni, l’ex grillino conferma le sue parole, sostenendo che la normativa voluta dall’allora Ministro dell’Interno non ha fatto altro che creare ulteriore clandestinità e, di conseguenza, messo molte più persone di agire in maniera criminale. Di tutt’altro avviso è, naturalmente, il diretto interessato: Matteo Salvini, infatti, attribuisce la responsabilità diretta degli attentati di Nizza a Lamorgese e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Su questo, l’ex grillino taglia corto: “Salvini chieda scusa, prima agli italiani e poi ai francesi“.
De Falco cerca poi di entrare nello specifico, analizzando i rapporti vigenti tra Italia e Tunisia, terra d’origine dell’attentatore di Nizza. Secondo il senatore, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme alla titolare del Viminale, stanno cercando di migliorare i patti stretti dall’Italia con il paese nordafricano, anche attraverso l’assegnazione di ingenti fondi in favore della Tunisia. “Al momento“, sottolinea però l’ex militare, dei tunisini che arrivano in Italia, “un terzo rimane in un centro, un terzo è rimpatriato e gli altri ricevono il foglio di via“. La distribuzione avviene in modo quasi casuale e questi ultimi – coloro che ricevono il foglio di via – rimangono in una condizione di clandestinità ben lontana da qualsiasi possibilità di garantire sicurezza. Da qui, sostiene ancora De Falco, le possibili strade sono quella della marginalità, quella del crimine – magari come manodopera per la malavita organizzata – e, in questo caso specifico, quella che porta al folle atto di un invasato. Ciò che il senatore sottolinea, però, è che “chi ha scritto quelle norme dovrebbe interrogarsi“.
Norme che, continua De Falco, andavano cambiate immediatamente, perché “criminogene“. Da qui le accuse nei confronti anche dell’attuale Governo, che sarebbe dovuto intervenire prima, ed in particolare nei confronti degli ex colleghi 5 Stelle di De Falco, che, “rimasti fermamente inchiodati alle loro sedioline“, devono ora fornire risposte adeguate alla popolazione, spiegando i motivi che hanno portato a modificare i Decreti Sicurezza con colpevole ritardo. Oltretutto, conclude il senatore, il nuovo decreto, oltre che tardivo, migliora solo alcuni aspetti del testo precedentemente in vigore, ma non riesce a superare i “principi nefasti” che erano stati instrodotti nell’ordinamento dai testi di Salvini.
Anche le navi quarantena, istituite per fronteggiare l’emergenza coronavirus, rappresentano per l’ex 5 Stelle un provvedimento sbagliato, voluto per mediare rispetto alle intemperanze estive del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci. Un intervento che però, conclude De Falco, oltre ad avere alti costi, risulta scarsamente efficace ai fini dell’integrazione di chi arriva in Italia, ritenuta dal senatore l’unica via percorribile per ricercare una maggiore sicurezza: “Non sono detenuti, bisogna integrarli e quelli che vanno espulsi farlo ma con effettività. Stiamo parlando di un problema senza voler affrontare le cause“.