Dopo un lungo periodo caratterizzato da dure critiche alle misure di contenimento e da atteggiamenti che tendevano a minimizzare la gravità della situazione derivante dalla pandemia, Matteo Salvini cambia rotta: “Se necessario, sì al lockdown“.
Sembrerebbe aver cambiato idea sul lockdown, Matteo Salvini. Dopo aver trascorso le ultime settimane ad attaccare il Governo per l’introduzione delle nuove restrizioni – e ancora prima, per la scelta di prorogare lo stato di emergenza sanitaria – il leader leghista si è detto ieri favorevole alla prospettiva di una chiusura generalizzata del paese, come quella che ci toccò duramente in primavera, qualora le condizioni lo rendessero necessario.
In mattinata, intervistato nel corso di un’intervista a Radio Anch’io, l’ex Ministro dell’Interno aveva aperto alla possibilità di ricorrere al lockdown: “Se ci sono necessità di farlo, è giusto farlo“. Di fronte ad una crescita continua dei contagi il leader della Lega sembrava aver optato per una netta sterzata rispetto agli atteggiamenti minimizzanti tenuti nei mesi scorsi. “Mi auguro che non ce ne sia bisogno“, sottolinea Salvini, “Però, siccome la vita viene prima di tutto, se serve il lockdown si fa. Ma bisogna fare scelte razionali“, tra le quali non rientra, secondo il leader della Lega, la decisione del Governo di chiudere alle 18 bar e ristoranti.
Salvini critica duramente il Dpcm varato domenica dall’Esecutivo, pur non escludendo la possibilità di una chiusura generalizzata nelle prossime settimane: “Oggi non è accettabile rivedere il film di marzo con Conte che annuncia la domenica sera chi sta a casa e chi no. Occorre pianificazione. E non capisco la logica di chiudere palestre e piscine senza intervenire su metropolitane e autobus“, dice. Ciò che l’ex Ministro dell’Interno critica maggiormente è la mancanza di un piano che, in questi mesi, doveva essere elaborato in vista della seconda ondata. Intanto, avanza le sue proposte: “Tamponi a domicilio e cure a domicilio. Molte persone che corrono in ospedale terrorizzate potrebbero essere curate a casa“, spiega.
Altro nodo cruciale evidenziato dal leader della Lega riguarda l’aumento delle terapie intensive: “C’è un commissario che si chiama Arcuri che ha fatto bandi per ampliare le terapie intensive a metà ottobre. Le Regioni hanno fatto i loro compiti a casa entro metà estate. Perché il governo ha perso l’estate parlando di banchi con le rotelle e di monopattini?“. Una ricostruzione vera solo in parte, dal momento che dei 3.553 nuovi posti di terapia intensiva previsti dal Decreto rilancio, sono stati effettivamente realizzati meno di 1.300.
Nel corso della giornata, però, Salvini sembra fare marcia indietro rispetto alle dichiarazioni rilasciate in mattinata. Intorno alle 14, con un tweet, l’ex Ministro dell’Interno annuncia la sua contrarietà al lockdown: “La chiusura totale? Sarebbe un disastro non tanto per Conte, ma soprattutto per gli italiani. Bisogna lavorare per evitarlo, a ogni costo, tra le altre cose con cure e tamponi a casa. Lo dirò tra poco in Senato“. Un ritorno alla strada maestra confermato da una serie di dichiarazioni che accompagnano il tweet: “Il Governo chiude ristoranti, bar, palestre e teatri ma apre i cancelli delle galere per mandare a casa i delinquenti con la scusa del Covid. Si parla di 5mila persone: sarebbe una follia! Questo governo mette in pericolo l’Italia”, attacca.
Chiusura totale?
Sarebbe un disastro, non tanto per Conte (cosa ha fatto per sei mesi?) ma soprattutto per gli Italiani. Bisogna lavorare per evitarlo, a ogni costo, tra le altre cose con cure e tamponi a casa. Tra una ventina di minuti lo dirò in #Senato, seguite in diretta.— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 29, 2020
Eppure, nel corso del suo intervento nell’Aula del Senato, Salvini, sembra invece tornare alle posizioni maggiormente costruttive tenute in mattinata durante l’intervista radiofonica. Il leader leghista parla di un “Centrodestra pronto a collaborare, ma non ci interessa mezza poltrona, vogliamo dare idee, commissioni e bicamerali non ci interessano“. Un atteggiamento di costruttiva collaborazione, che non potrebbe che far bene al paese – e al Governo – in un momento tanto complicato.