Il Governo affronta una crisi interna e la colpa non è solo di chi scende in piazza a protestare. Durante questa seconda ondata di contagi, Conte è sempre più isolato.
Non è facile tenere unito un Governo di fronte ad una crisi mai affrontata prima come quella causata dal Coronavirus: eppure, se durante la prima ondata di contagi Conte sembrava essere riuscito a mantenere quanto meno compatta la maggioranza – pur scontentando molti cittadini con misure estreme – le cose potrebbero ora cambiare rapidamente. Infatti, il premier si trova accerchiato da oppositori, dovendo fare i conti da un lato con la crescente sfiducia nelle istituzioni di tanti lavoratori, delusi, scesi in piazza a protestare contro le chiusure anticipate e dall’altro con alleati di Governo sempre meno convinti delle sue scelte e partiti che non mancano di mettere in discussione l’efficacia del suo operato.
Secondo il senatore Gregorio De Falco, non si può semplicemente incolpare la frangia più estremista dei manifestanti che scende in piazza a distruggere le vetrine della crescente rabbia degli italiani per un’odissea che va avanti da più di sette mesi: la crisi che sta colpendo il paese – a sua detta – si riflette sul Governo che diventa sempre più impopolare e perde consensi dopo aver clamorosamente fallito – a detta degli stessi scienziati del Cts – nel contenere la pandemia. Una crisi simile quella di fine novecento che è sfociata nel collasso del Governo – dice il senatore – e che anche in questo caso porterà alla fine del Governo Conte.
Il premier Giuseppe Conte ha preso delle misure inedite, definite “autoritarie” dall’Opposizione che il presidente non manca di bacchettare: “Pensate alla salute dei cittadini invece che a prendere più voti”, la sua ultima risposta, diretta con tutta probabilità al leader di Italia Viva Matteo Renzi che non ha mai nascosto la sua perplessità verso le misure di contenimento del virus: “Non è questo il momento di far cadere il Governo”, afferma l’ex premier, lasciando però intendere con questa frase che un domani, Conte si troverà a fare i conti con le conseguenze delle scelte del Governo da solo. Nonostante le sue affermazioni accomodanti, infatti, Renzi non molla il colpo e accusa i ministri più esposti e che hanno preso le decisioni più impopolari: “Mi fa specie che proprio il Ministro dei Beni Culturali abbia deciso per la chiusura di teatri, cinema e altre importanti attività per la diffusione della cultura”, le sue parole in questi giorni, molto simili a quelle dell’ex ministro Walter Veltroni, solo l’ennesimo politico a criticare le decisioni del Governo Conte.
Sul fronte interno, non va meglio: pesa infatti il malumore dei Cinque Stelle, in teoria alleati di Governo ma in pratica spesso ignorati al momento di prendere decisioni molto importanti per il paese come nel caso Autostrade e, recentemente, al momento di chiudere bar, locali e teatri. Il guardasigilli Alfonso Bonafede è costretto a riportare all’ordine alcuni ministri pentastellati che criticano le scelte del Ministro della Salute Roberto Speranza: “Mai più di adesso il paese richiede che il Governo sia compatto e affronti la crisi insieme”, le sue parole.
Il problema però è che adesso attorno a Conte iniziano a manifestarsi malumori anche da parte del Paritto Democratico, finora quasi sempre dalla sua parte: “Conte verifichi se i ministri che ha scelto sono adeguati per affrontare questa crisi”, tuona il capo gruppo Dem Andrea Marcucci in senato; parole che suonano come una perdita di fiducia nell’operato del capo del Governo da parte del PD. A calmare gli animi è intervenuto Nicola Zingaretti, segretario Dem che ha affermato pubblicamente: “Il nostro sostegno nei confronti del premier non è mai stato in discussione”, portando Marcucci a scusarsi per le sue affermazioni. “Volevo soltanto dire che il Presidente del Consiglio dovrebbe controllare più strettamente l’operato dei ministri e coinvolgere anche i suoi alleati nelle decisioni, invece di operare in solitaria”, la precisazione del capo gruppo.
E’ probabile che questa grave crisi sarà analizzata e studiata a fondo a posteriori, così come l’operato del Governo. E in base a quanto sta accadendo nelle piazze di tante metropoli italiane e nei seggi del parlamento, c’è il rischio concreto per Giuseppe Conte di essere ricordato come un premier autoritario, estremamente critico nei confronti dell’Opposizione e incurante delle opinioni dei suoi stessi alleati di governo piuttosto che come la persona alla guida del paese durante quella che finora è stata la crisi più importante del secondo millennio.
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