Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute Speranza, non ha dubbi: l’unico modo per contrastare efficacemente la crescita esponenziale dei contagi è procedere a nuovi lockdown localizzati.
Un intervento utile a contrastare la diffusione dei contagi, ma non abbastanza netto da poter agire in modo considerevole sulla curva. E’ questa l’opinione che Walter Ricciardi – professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore e consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza – si è fatto delle misure contenute nel Dpcm varato sabato notte dal Premier Giuseppe Conte: “L’insieme delle misure sono un passo avanti, ma mio avviso non sufficiente ad affrontare la circolazione del virus in questo momento“, ha affermato.
Le restrizioni previste dal nuovo decreto, infatti, potrebbero non essere proporzionate alla circolazione del virus, che, da qualche giorno a questa parte “dilaga, è incontrollato: quando noi abbiamo un indice di contagio di 2.5 significa che la trasmissione del virus è esponenziale e quindi c’è bisogno di misure più aggressive su tutti i versanti“.
Nel corso del suo intervento per il webinar “Oltre l’emergenza“, il professore ha confermato che a suo giudizio la miglior linea d’azione è quella tracciata da una ricerca dell’Università di Edimburgo – e pubblicata sulla rivista scientifica inglese Lancet – in base alla quale l’unico vero intervento capace di contrastare efficacemente il dilagare dei contagi sarebbe un nuovo lockdown. Una chiusura totale, come quella che fu imposta a marzo, insieme ad una serie di altre procedure contenute nello studio scozzese, potrebbe garantire la stabilizzazione della curva in appena 8 giorni. Da lì in poi, si andrebbe a registrare – in tempi tutto sommato brevi – un calo considerevole dei contagi. “Affidarsi alla responsabilità dei singoli cittadini, nella migliore delle ipotesi, porterebbe invece ad una riduzione dei contagi di appena il 3%“, ha poi proseguito Ricciardi.
Lo studio, basato sulle esperienze vissute nei mesi scorsi da 131 paesi nel mondo, arriva alla conclusione che, con le dimensioni attuali che la circolazione del virus ha assunto in Italia – così come in Francia e in Spagna – non vi sarebbero alternative efficaci al lockdown. Secondo Ricciardi, tuttavia, una misura di questo genere – con le catastrofiche conseguenze che avrebbe sul nostro sistema economico, già fortemente colpito dalle chiusure imposte a marzo – andrebbe limitata alle aree in cui, di volta in volta, l’indice di contagio si mostrasse particolarmente alto. Un provvedimento tanto drastico “rallenta la diffusione del 24%; se lo abbini ad una chiusura mirata delle scuole aumenti questa dimensione del 15% e se fai uno smart working obbligatorio sia per il pubblico sia per il privato aumenti ancora del 13%, quindi arrivi ad una riduzione del 50-55%.”, ha spiegato il professore. “La limitazione dei mezzi pubblici incide per un ulteriore 7% e questi effetti vengono visti dopo 8 giorni“.
Provando ad applicare queste informazioni al caso italiano, l’adozione di queste misure nelle aree di Milano, Napoli, Roma e in alcune zone di Piemonte e Liguria, permetterebbe secondo il professore “di dimezzare questo indice di contagio. L’indice 2.5 significa che ogni persona ne contagia altre due e mezzo e andando avanti così si ha un raddoppio dei casi ogni due o tre giorni“, prospettiva evidentemente insostenibile dal punto di vista della tenuta del sistema sanitario.
Ricciardi sottolinea poi che, dal suo punto di vista, siamo già in netto ritardo. E’ vero, infatti, che il professore aveva già sostenuto – quasi tre settimane fa – la necessità di un intervento “coraggioso” da parte del Governo, ipotizzando, con il trend di allora, che l’Italia potesse arrivare a superare la soglia di 16 mila contagi quotidiani entro le festività natalizie. E i fatti, purtroppo, non hanno fatto che confermare le sue previsioni.
Intanto Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico per il Covid-19 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuove le misure varate dall’Italia, ritenendole utili a ridurre la diffusione del virus: “Le misure messe in campo riducono le opportunità di riunirsi delle persone“, elemento fondamentale, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa dell’OMS, nella lotta al coronavirus. A fare la differenza, all’interno di queste regole, saranno i comportamenti individuali. Secondo Van Kekhove, infatti “Dobbiamo assicurarci che il modo in cui noi continueremo a socializzare, tutto quello che potremo fare, diminuirà il rischio: quindi socializzare in cerchi molto ristretti, evitare grossi circoli“.
La direttiva, quindi, indica una forte riduzione del numero di partecipanti a riunioni e incontri collettivi, soprattutto laddove – come è sempre più probabile con l’arrivo della stagione fredda – questi avvengano in luoghi chiusi e in condizioni di areazione ridotta.
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