Il microbiologo Andrea Cristanti si sofferma sulla responsabilità delle Regioni ed il mancato tracciamento dei contagi.
Siamo in ritardo ma se il contenimento del virus è fallito, la responsabilità non è soltanto del Governo Conte. A dirlo è Andrea Cristanti, microbiologo dell’Università di Padova, che denuncia come durante questa seconda ondata di nuovi contagi il tracciamento degli asintomatici sia stato eseguito in modo approssimativo e come le Regioni non abbiano operato in modo corretto e responsabile: “Le Regioni chiedono assoluzione al Governo dopo aver bocciato, con un documento firmato da Luca Zaia e Stefano Bonaccini, il tracciamento degli asintomatici: è probabilmente la cosa più demagogica e irresponsabile a cui ho mai assistito”. Il fallimento della prevenzione ha bruciato il vantaggio, anche economico, che sarebbe potuto derivare all’Italia dal contenimento del virus. In particolare il tracciamento degli asintomatici – puntualizza Andrea Cristanti – è una fase cruciale per il contenimento di un virus che è già di per se molto difficile da controllare: “Se dopo le numerose pubblicazioni su autorevoli riviste scientifiche c’è ancora gente che dubita di questo fatto, io non so davvero cosa dire. In Cina hanno effettuato nove milioni di tamponi in cerca degli asintomatici. Quello è un modello da seguire” – prosegue il professore sostenendo che il modello cinese è stato un esempio efficace che però il nostro Paese non ha saputo imitare. Perchè sono gli asintomatici a permettere una diffusione incontrollata e sono loro a dover essere stanati. Anche a costo di invadere la privacy dei cittadini – secondo lo scienziato – serve una rete di sorveglianza per individuare i focolai e stroncarli sul nascere.
Tra tutte le Regioni però, a detta del microbiologo, ce n’è una che ha seguito questi protocolli anche a costo di fare tutto il contrario di quanto veniva ordinato, almeno per un breve periodo di tempo. E’ il caso del Veneto che durante la prima fase era riuscito a controllare la pandemia: “L’andamento anomalo dei contagi è dovuto al fatto che in Veneto ci sono state varie fasi. Nella prima riuscivamo a tracciare gli asintomatici. Oggi purtroppo, i numeri della Regione non si discostano molto da quelli del resto dell’Italia”. In effetti, durante la seconda fase il Veneto ha registrato un elevato numero di contagi come molti altri territori italiani.
“Servono tamponi che consentano di bloccare i positivi e fermare la catena dei contagi. È per questo che ne servono di più. Senza sapere come si muove il virus un lockdown ora è utile solo a bloccare la situazione ma sarà necessario un terzo, un quarto, quello che serve sono le informazioni e i tracciamenti, altrimenti continueremo a navigare in un mare in tempesta senza approdare mai da nessuna parte”
Cristanti non ha dubbi riguardo i mezzi da adottare per contenere i contagi, in rapida risalita: “Non bastano tamponi al decimo giorno. Servono strumenti informatici, altri test. Bisogna spezzare la catena dei contagi. Ma per farlo serve una logistica impeccabile che molte Regioni non possiedono. Un territorio che sa facendo bene è il Lazio, nonostante i limiti dei test drive-in, almeno sta affrontando il problema”. Cristanti si dice favorevole alle ultime, durissime misure adottate dal Governo Conte, assolvendolo in parte dalle sue responsabilità: “Il caos delle Regioni ha costretto Conte a questa decisione impopolare ma non c’era altro da fare. Serve più sorveglianza anche a costo della privacy degli italiani: Taiwan e Corea del Sud hanno fermato i contagi grazie al tracciamento”.