La situazione Covid diventa sempre più preoccupante e il viceministro della Salute Pier Paolo Sileri, nel riconoscere gli errori del Governo, decide di abbandonare la politica.
I dati del Ministero della Salute in merito alla situazione odierna ci informano che i casi totali – compresi gli attualmente positivi, i morti e i guariti – salgono di 17.012 unità e portano il totale a 542.789. Nelle ultime ventiquattro ore 141 morti che fanno salire il numero complessivo delle vittime a 37.479. I dimessi e i guariti salgono a quota 268.626.
I casi attualmente positivi sono 236.684, +14.443 rispetto a ieri. I pazienti ricoverati con sintomi salgono a 12.997, +991 mentre nelle terapie intensive 1284 assistiti, +76 rispetto a ieri. Da ieri sono stati effettuati 124.686 tamponi.
L’ultimo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte prevede una nuova stretta su bar e ristoranti che, fino al 24 novembre, saranno costretti a chiudere alle ore 18. Salvo lavorare – chi è attrezzato – con modalità asporto fino alle ore 24. Chiuse anche palestre, piscine, cinema e teatri. Insomma un gran numero di lavoratori, fino al 24 novembre, resta a casa o viene, comunque, molto limitato nella propria attività. Misure queste che non trovano l’approvazione del viceministro della Salute Pier Paolo Sileri. Sileri, intervistato ad Agorà su Rai3, ha spiegato il suo punto di vista di medico oltreché di politico: “Non ero e continuo a non essere pienamente d’accordo. Laddove c’è un protocollo e dove il protocollo viene rispettato con rigore e severità il rischio contagio è sicuramente molto basso”. In poche parole per il senatore pentastellato questa nuova stretta stabilita dal Premier per cercare di contenere la nuova impennata di contagi, è eccessiva.
Sileri – intervistato dal quotidiano Libero – ha inoltre annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi a fine legislatura, nel 2023. Il viceministro vuole tornare a fare il suo lavoro di medico e intende farlo al San Raffaele dove ha vinto un concorso nel 2016 e dove lavora anche il tanto biasimato dottor Alberto Zangrillo, spesso definito un “negazionista“. “Il fatto che io sia in Parlamento è la prova del fallimento del sistema Italia. Se nel nostro Paese le cose andassero come dovrebbero, io in questo momento me ne starei in ospedale a togliere i tumori dalla pancia della gente e in università a fare lezione”. Il viceministro, 48enne romano, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Oncologia e ben 167 pubblicazioni accademiche, spiega di non essere mai stato legato agli ambienti grillini. Anzi, in passato era più vicino alle idee di Alleanza Nazionale. La proposta di entrare nel Movimento arrivò da parte di Luigi Di Maio e Paola Taverna e da lì prese vita tutto il suo percorso. percorso, però, che ha una data di scandenza: 25 marzo 2023. Infatti Sileri specifica che da quando ha accettato il suo ruolo al Governo, gli è stato impedito di fare il suo mestiere, cioè salvare vite in sala operatoria. “Non mi ricandido. Sono un chirurgo, non butto via 25 anni di sacrifici e professione. La legge ora mi vieta di usare il bisturi, mai io voglio tornare in ospedale. Si figuri che avevo chiesto di poterci andare da volontario il sabato mattina, quando sono libero, ma in quanto sono al governo mi è stato impedito”.
Oltre a non essere del tutto d’accordo con le chiusure e le chiusure anticipate previste dal nuovo Dpcm, Sileri non è piena sintonia con il Governo nemmeno sul modus agendi sul fronte sanitario. Per il medico ci si sta muovendo nella direzione sbagliata: poca diagnostica e troppi tamponi fatti inutilmente: “Serviva e serve più diagnostica. Questo è stato un grave errore. Per quanto riguarda i tamponi ne facciamo troppi alle persone sbagliate. Se io risulto positivo, si può fare il tampone ai miei assistenti, ma non a tutto il piano. Per gli altri basta un test antigenico rapido o salivare che costa un quinto e hai il risultato in un’ora anziché in cinque giorni”. E per quanto riguarda Zangrillo, Sileri conclude. “Chi lo critica non capisce nulla di medicina“.
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