Gli ospedali italiani sono presi d’assalto da un flusso ingestibile di pazienti malati di Coronavirus. Il problema principale però non sono le terapie intensive.
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 525.782 persone (+21.273 rispetto a ieri, +4,2%; ieri +19.644) hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Di queste, 37.338 sono decedute (+128, +0,3%; ieri +151) e 266.203 sono state dimesse (+2.086, +0,8%; ieri +2.309). Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 222.241 (+19.059, +9,4%; ieri +17.180) e sono visibili nella quinta colonna da destra della tabella in alto; il conto sale a 525.782 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia.
I tamponi sono stati 161.880, ovvero 15.789 in meno rispetto a ieri quando erano stati 177.669. Mentre il tasso di positività cresce: oggi è intorno al 13% (precisamente 13,1%). Vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 13 sono risultati positivi; ieri era dell’11% (precisamente 11,05%). Questa percentuale dà l’idea dell’aumento dei contagi, indipendentemente dal numero di test effettuati : infatti, a fronte di meno tamponi ci sono più casi.
Salto dei contagi giornalieri: sono oltre 21 mila. Un altro record su record, sopra quota 19 mila per la terza volta consecutiva. Per tenere sotto controllo la curva epidemiologica in salita — e scongiurare un lockdown generalizzato, come ha detto il premier Giuseppe Conte — sono state introdotte nuove misure restrittive (qui il testo del Dpcm). In questo momento, l’indice Rt nazionale è 1,5 e la situazione è in rapido peggioramento. Preoccupa l’aumento degli ospedalizzati: alcune Regioni hanno già più di mille malati nei reparti Covid e manifestano i primi segnali di stress sanitario. Senza dimenticare le difficoltà di attivare il contact tracing con dati quotidiani nazionali a cinque cifre.
La Regione più colpita è la Lombardia per il tredicesimo giorno consecutivo che per la prima volta supera i 5 mila positivi in 24: sono 5.762. Subito dopo sopra quota 2 mila ci sono: la Campania (+2.590) e il Piemonte (+2.287).
I pazienti ricoverati con sintomi sono 12.006 (+719, +6,4%; ieri +738), mentre i malati più gravi in terapia intensiva sono 1.208 (+80, +7,1%; ieri +79). Questi dati sono visibili nella tabella in altro, nelle colonne di sinistra accanto ai nomi delle Regioni.
Intanto un vero e proprio assalto agli ospedali italiani che cercano di gestire come possibile il flusso di pazienti malati di Coronavirus, una marea umana a cui le strutture sono arrivate impreparate probabilmente a causa di ritardi e false illusioni sul “modello italiano” a detta di alcuni esperti. A prescindere da tutto però, adesso chi si trova nell’occhio del ciclone sono i medici che ogni giorno sostengono un durissimo lavoro per salvare la vita di chi arriva in condizioni più gravi e per tutelare la salute degli altri pazienti che si recano al Pronto Soccorso per sintomi più lievi o per patologie completamente diverse.
A lanciare l’allarme riguardo la situazione degli ospedali da quando i casi di Coronavirus sono risaliti è il Presidente della Società italiana di medicina d’urgenza Salvatore Manca che denuncia il pessimo funzionamento del sistema di test e prevenzione che porta molti pazienti con sintomi meno gravi o in attesa del test ad affollarsi nei centri medici: “E’ una situazione apocalittica, abbiamo pazienti parcheggiati per giorni nei reparti in attesa di ricevere una diagnosi, ambulanze in fila per ore. Per di più, mancano infermieri e medici che sono troppo pochi per reggere questa fiumana. Non ce la facciamo più”, è il tragico appello del medico.
Le situazioni più critiche sono state registrate proprio nelle città che anche il Cts aveva indicato come più a rischio. Tra queste, Genova dove gli infermieri hanno chiesto un lockdown al governatore Giovanni Toti: “Chiediamo una quarantena e l’assunzione di personale extra nei reparti per i pazienti meno gravi”, l’appello della categoria. A Palermo, ospedali come quello di Villa Sofia stanno appena iniziando a riprendersi dopo il massiccio afflusso di pazienti con sintomi riconducibili al Coronavirus che hanno intasato le strutture, portando i medici a lasciare in attesa pazienti con altre patologie: nella giornata di ieri, il pronto soccorso ha registrato un affollamento del 300% con ben 21 pazienti in codice rosso.
Anche la Regione Lazio fa sentire la sua voce, confermando quanto denunciato dall’appello del presidente Manca: “I pazienti affollano gli ospedali regionali anche quando hanno sintomi lievi o devono effettuare i test. Questo perchè non trovano risposte presso quelle strutture preposte per i tamponi”, afferma Guido Coen Tirelli, segretario generale del sindacato Anaao Assomed Lazio. Il problema nella regione – che al momento ha ancora una disponibilità sufficiente di posti in terapia intensiva – è una scarsa capillarizzazione dei servizi sanitari.
La situazione potrebbe peggiorare secondo Tirelli man mano che ci si avvicina alla stagione influenzale. E le soluzioni esistono anche se nessuno le ha ancora promosse: “Ci sono molti modi per diminuire il carico sul sistema ospedaliero, primo tra tutti un sistema di tamponi a domicilio. In secondo luogo bisognerebbe utilizzare le strutture chiuse come gli alberghi come centri medici provvisori dove trasferire infermieri e medici”. Come altri colleghi, anche Tirelli è convinto che il Governo abbia perso troppo tempo nei mesi estivi, quando la situazione poteva ancora essere gestita: “Tutto ciò era prevedibile. Abbiamo sprecato tempo prezioso”, conclude il sindacalista.
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