La seconda ondata di Covid sta mandando in tilt la Regione di Nicola Zingaretti: nel Lazio vengono addirittura richiamati in servizio i medici già in pensione.
I dati del Ministero della Salute in merito alla situazione di oggi ci informano che i casi totali – compresi attualmente positivi, morti e guariti – salgono di 19.644 unità e portano il totale a 504.509. Nelle ultime ventiquattro ore 151 morti che fanno salire il totale delle vittime a 37.210. I dimessi e i guariti invece salgono a 264.117 registrando un incremento di 2309 unità. Da ieri sono stati eseguiti 177.669 tamponi.
Gli attualmente positivi sono 203.182. I pazienti ricoverati con sintomi sono 11.287, +738 mentre nelle terapie intensive 1128 assistiti, +79.
Coronavirus: nel Lazio richiamati i medici in pensione
Recentemente il viceministro alla Salute Sileri ha puntualizzato che l’Italia non è affatto impreparata a questa seconda ondata di Covid. Il vero problema sta nel tracciamento: ancora troppe sono le persone che non hanno scaricato l’App Immuni e per questo il Premier Giuseppe Conte sta valutando di rendere obbligatorio l’utilizzo dell’applicazione. Tuttavia i fatti dicono altro: l’Italia non è pronta. Non lo è per nulla. E in alcune Regioni le carenze si avvertono più che in altre. La Lombardia, nonostante sia ancora una volta la più colpita, ha tuttavia a disposizione l’ospedale in Fiera – a Bergamo e a Milano Portello – che ha riaperto pochi giorni fa per garantire un’ aggiunta di posti letto. Altre Regioni stanno messe peggio e tra queste figura anche il Lazio di Nicola Zingaretti. Ha sconvolto tutti la notizia – di qualche giorno fa – di una donna di 85 anni malata di Alzheimer e positiva al Covid, costretta a trascorrere tutta la notte in ambulanza per mancanza di posti letto nell’apposito reparto del nosocomio. Ma nel Lazio non mancano solo i posti letto: mancano anche i medici. La scorsa settimana l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, ha annunciato l’intenzione di pubblicare un nuovo bando per assumere personale medico in pensione e contact tracer. Ma potrebbe essere già tardi: l’accoglienza ospedaliera, soprattutto nei pronto soccorso, è già ai massimi livelli, con le sale d’attesa piene e i pazienti costretti ad attendere ore chiusi dentro le ambulanze. Da inizio pandemia nel Lazio sono entrate in servizio 3370 unità: 855 medici, 1558 infermieri e 957 operatori sanitari. Eppure il personale ospedaliero è insufficiente. In particolare mancano anestetsisti e rianimatori, essenziali per far attivare i reaprti di terapia intensiva. Antonio Magi, presidente dell’ordine dei medici della capitale ha denunciato una situazione preoccupante: “Mancano oltre 3mila camici bianchi. E le assunzioni tra medici e infermieri sbandierate da D’Amato all’inizio dell’epidemia in realtà sono per la maggior parte stabilizzazioni di precari, quindi il numero reale del personale sanitario è rimasto pressoché invariato”.
E così, di fronte alla seconda ondata della pandemia, il Lazio si trova con una prima linea di medici ospedalieri che hanno un’età media tra i 58 e i 59 anni.
Ma la Capitale sembra essersi mossa in ritardo non solo sul fronte medico. Anche per quanto riguarda il settore dei trasporti pubblici non pare andare meglio. Per settimane sono arrivate centinaia di segnalazioni da parte di utenti che denunciavano corse folli, in cui i passeggeri erano costretti a viaggiare stretti come sardine. Ma soltanto ieri è arriva la notizia che la flotta Atac sarà ampliata per garantire maggiori corse e, dunque, il dovuto distanziamento tra i passeggeri. ma ora potrebbe essere davvero troppo tardi.