“Il coprifuoco non basterà: è questione di ore, non di giorni”

Paolo Spada, medico chirurgo presso l’Istituto Humanitas di Milano, preoccupato per la crescita dei dati del contagio costiene che il coprifuoco non sarà sufficiente.

E’ molto preoccupato il dottor Paolo Spada. I numeri che quotidianamente aggiornano la situazione dei contagi nel nostro paese parlano chiaro, siamo al raddoppio dei casi in una settimana, ed il chirurgo dell’Istituto Humanitas di Milano, nonché gestore di una pagina Facebook – Pillole di Ottimismo – non nasconde i suoi timori: “La velocità del virus è cambiata e bisogna fare presto. Soprattutto è necessario fare di tutto per non saturare gli ospedali“. A spaventare è soprattutto la situazione della Lombardia e, in particolare, dell’area di Milano, epicentro di questa seconda ondata di Covid-19. Il medico sostiene che: “È questione di ore, non più di giorni” e ritiene che le restrizioni fin qui adottate non possono più essere sufficienti. Ma nonostante ciò il chirurgo non è un sostenitore del lockdown generalizzato, ritenuto “troppo lesivo rispetto agli effetti benefici“. Spada pensa piuttosto all’inserimento di una serie di misure di contenimento localizzate. Ciò che è fondamentale – ha spiegato nel corso di un’intervista rilasciata ad Huffington Post – è che questi interventi siano modulati in base alle necessità del momento e dell’area cui vengono applicate. Cosa non accaduta, secondo il medico, nel caso della scelta di introdurre un coprifuoco: “Abbiamo la sensazione che la chiusura dalle 23 alle 6 non inciderà in modo sufficiente sulla circolazione del virus che è ripresa in modo potente e veloce“.

Le cause della crescita dei contagi

In molti, in questi giorni, stanno cercando un “colpevole” da accusare per il forte rimbalzo dei contagi: che sia la movida, la scuola, i mezzi pubblici, l’impressione è che per molti l’urgenza principale sia quella di dare la colpa a qualcuno. In realtà, secondo Spada, la causa della crescita della curva è legata all’insieme di una serie di elementi: “C’entra sicuramente la stagionalità del virus – col freddo le persone trascorrono più tempo in luoghi chiusi – ma anche il fatto che è ripartita gran parte delle attività, compresa la scuola“. Spada non si concentra tanto sulle responsabilità individuali, legate a singoli comportamenti: “Preferisco annotare che il problema non dipende solo dai comportamenti, ma anche dalla capacità del sistema di intercettare gli infetti e di mettere in atto misure di diagnosi rapida che dipendono dai servizi territoriali“.

Il medico si dice convinto che, in mancanza di ulteriori interventi di contenimento, la progressione attualmente in corso possa creare molto rapidamente seri problemi alla tenuta dei servizi ospedalieri. La necessità, quindi, sarebbe in questo momento quella di anticipare alcune decisioni. Oggi come a marzo la vera partita si gioca lì, negli ospedali e sul loro livello di saturazione. Il dottor Spada sottolinea come la letalità del virus sia, in questo momento, molto bassa e che solo lo 0,5% del totale degli infetti rischia il ricovero in terapia intensiva. Il problema è che, di fronte a una crescita esponenziale dei contagi come quella che stiamo affrontando, la saturazione dei posti letto torna ad essere una concreta possibilità, con il rischio che la situazione diventi – esattamente come avvenuto tra marzo e aprile – ingestibile. “Dobbiamo fare di tutto per salvaguardare gli ospedali, saturarli determinerebbe un crollo del sistema sanitario“, dice il chirurgo, che suggerisce anche di coinvolgere in queste attività gli studenti di medicina, prima di prendersela con chi continua a paragonare il Coronavirus ad un banale malanno stagionale: “L’influenza non ha mai causato la saturazione degli ospedali“.

Adesso, quindi, diventa necessario potenziare la capacità di “gestire i casi prima che arrivino in ospedale e insistere su restrizioni – come quella del coprifuoco e della didattica a distanza. Il fenomeno è in rapida evoluzione, bisogna fare presto“.

 

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