Sull’apertura alle coppie gay dichiarata da Papa Bergoglio, il politico e filosofo Marcello Pera è tagliente: “un vero scandalo, la famiglia è unicamente unione di uomo e donna. Per Vito Mancuso invece è una vittoria della ragione.
“Che due omosessuali si uniscano in una relazione non semina scandalo”. A dirlo Marcello Pera, filosofo, politico e accademico italiano, che sostiene che quello tra due persone dello stesso sesso è un rapporto di amicizia, amore, reciproco sostegno, per cui non deve essere discriminato e, “ancor meno penalizzato”. L’ex senatore Forza Italia però, che con Joseph Ratzinger ha avuto una lunga relazione di amicizia e dialogo, tiene separati due aspetti di questo “rapporto di amicizia” che Papa Francesco, con le sue parole favorevoli all’unione civile delle coppie omosessuali, ha voluto unire. “Se questa unione si chiama ‘famiglia’, allora è un matrimonio, puntualizza Pera. E in tal caso, oltre ad essere un sacramento, è anche un contratto che gode di tutti i diritti relazionati, compreso quello ad avere figli. E questo diritto, nel caso di omosessuali, “si può soddisfare solo con l’utero in affitto”, ricorda Pera.
Un vero “scandalo nella Chiesa, oltre che per molti laici”, evidenzia, sottolineando che, per il cristianesimo, la famiglia è unicamente “unione di uomo e donna, perché ‘maschio e femmina Iddio li creò’, come dice il Genesi”. Il comportamento del Papa va quindi, sostiene Pera, nel senso di laicizzare la Chiesa, adeguandosi a un “caposaldo del pensiero secolare odierno”, e sposando in pieno il secolo, non in tutta la sua parte, ma solo in quella “radicalmente anticristiana”. L’ex presidente del Senato è preoccupato delle conseguenze che questa direzione possa dare alla Chiesa e alla stessa civiltà che essa ha aiutato a costruire. “Se la Genesi è emendata e anche san Paolo è superato, quali letture si fanno più nella Chiesa?”, si chiede Pera, per il quale, se la sopravvivenza dell’occidente è legata alla salute della chiesa cristiana, “allora Papa Bergoglio ci manda tutti a fondo”.
Di tutt’altro parere il teologo Vito Mancuso, per il quale le poche parole di papa Francesco, pronunciate “emblematicamente” non dall’ufficialità di un documento ma dalla “spontaneità di un documentario”, rappresentano una vittoria importante. Una vittoria dell’amore ma anche della ragione. Mancuso sostiene come il Pontefice, dichiarando che “le persone omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia, e che nessuno dovrebbe essere estromesso per questo”, abbia riconosciuto il diritto nativo di ogni essere umano all’amore integrale. Amore che comprende, oltre che i sentimenti e l’unione fisica, anche e riconoscimento pubblico, che sarebbe la ragione di base per cui ancora oggi ci si sposa. Chi prende questa decisione, sostiene il teologo, lo fa per “dichiarare al mondo, nero su bianco, istituzioni comprese”, questa unione. E il fatto che da questa “pienezza dell’amore” il Papa ritenga che gli omosessuali non possano più essere esclusi, è un importante passo avanti. Ma è anche la presa d’atto di un processo inarrestabile che si sta compiendo in tutto il mondo, attraverso il “riconoscimento della pari dignità dell’amore omosessuale”, che implica, quindi, una “vittoria della ragione”.
Per Mancuso è necessario leggere i segni dei tempi, per andare oltre alle “chiusure dottrinali del passato”, e fare in modo che l’amore diventi vita concreta per tutti, e non un mero enunciato. L’intellettuale paragona Francesco a Gesù quando parla delle reazioni avverse delle élite sacerdotali, valide ora come allora. Le parole di Francesco, una vera bomba sul mondo cattolico, divergono nettamente dai suoi predecessori e vanno contro il Catechismo, secondo il quale “gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale. In nessun caso possono essere approvati“. Alla luce di questo testo, Mancuso riflette su quanto sia evidente la “novità esplosiva” delle parole di Francesco, che starebbe mettendo in atto così quanto annunciava Gesù: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Vale a dire che la dottrina è stata fatta per gli esseri umani, e non “gli esseri umani per essere schiacciati dal suo dettato”, ha concluso.