Nel nuovo film-documentario “Francesco”, diretto da Evgeny Afineevsky, il Pontefice apre alle coppie gay: “sono figli di Dio, serve una legge di protezione civile”. La reazione dei conservatori è immediata
Il nuovo docu-film “Francesco”, diretto da Evgeny Afineevsky, regista ebreo americano di origini russe, è stato presentato ieri al Festival del cinema di Roma e ha sollevato un polverone per una novità, che però di fondo non è tanto nuova: l’apertura del Papa alle unioni civili tra persone omosessuali. Il documentario affronta una serie di temi scottanti e su cui si è pronunciato più volte Bergoglio. Cambiamento climatico, razzismo, abusi sessuali, migrazioni, polarizzazioni politiche, disuguaglianze e, appunto, le coppie gay. Nell’intervista rilasciata al regista, il Pontefice, circa a metà film, afferma in spagnolo: “le persone omosessuali hanno diritto a stare in una famiglia, sono figli di Dio. Nessuno può essere espulso da una famiglia e non gli si può rendere la vita infelice per questo”. Di fronte quindi a questo diritto divino di appartenenza a una famiglia, per il Papa, quello che dobbiamo fare è “una legge di convivenza civile”, perché gli omosessuali “hanno il diritto di essere coperti legalmente“. Un altro momento nel film in cui si affronta questo delicato tema è il racconto della storia di Andrea Rubera e Dario De Gregorio, una coppia gay con tre figli a carico, sposata in Canada, e che fece recapitare al Papa una lettera nella quale gli confidava di voler crescere i figli nella fede cattolica, ma temeva per come sarebbero stati accolti in Chiesa. Il Pontefice, commosso per la storia, ha chiamato Rubera, e lo ha spinto a ignorare i giudizi altrui, e a portare i figli in parrocchia, pur sapendo che non sarebbe stato facile.
La posizione del Pontefice, che già in passato aveva difeso posizioni simili, come lui stesso ha ricordato nel film, non è una vera novità. In più occasioni, il Papa ha ribadito che il matrimonio resta l’unione tra una donna e un uomo, senza però condannare l’omosessualità. E conferma, nel film, la sua apertura rispetto a molte conferenze episcopali, compresa quella statunitense e allo stesso Vaticano. Bergoglio evidenzia con le sue dichiarazioni l’aspetto inclusivo del suo messaggio, quando afferma che “nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice” per essere omosessuale. Ma va anche oltre quando chiede un intervento legislativo in questo senso. E lo fa non solo rivolgendosi all’Italia ma a tutti i Paesi dove l’omosessualità è un reato, o comunque sprovvisti di un dispositivo legale di riconoscimento delle coppie gay.
Le dichiarazioni del Papa hanno comunque scatenato una reazione senza precedenti sulle pagine di alcuni social di stampo conservatore, quale Libero. Sono stati in migliaia a commentare il post del quotidiano, con una reazione in prevalenza contraria alla posizione del Pontefice e spesso con parole aggressive nei suoi confronti. “Chi crede d’essere per sconvolgere quello che ci hanno insegnato e in cui abbiamo creduto da secoli?”, “Ci siamo giocati il papa. Satana ha sostituito Dio”, “Questo uomo fuori di testa, possibile che nessuno lo fermi nelle sue follie” sono solo alcune delle tante manifestazioni di ripudio nei confronti della possibilità di una maggior apertura alle coppie gay nella Chiesa Cattolica. Espressioni di persone per le quali le leggi della Chiesa – e anche la loro interpretazione – deve restare immutata, cristallizzata nel tempo, da quando Mosè scese dalla montagna con i dieci comandamenti. Persone che difenderebbero ancora oggi, viene da pensare, il fuoco dell’Inquisizione a bruciare nelle piazze. E che al rogo manderebbero gente come Jorge Bergoglio, cominciando proprio da lui.
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