Un sondaggio effettuato da un istituto di rilevazioni italiano evidenzia il calo del Premier Conte nel gradimento della popolazione. Intanto nel Governo aumentano le tensioni e si fa strada l’ipotesi di un rimpasto.
Se la prima fase della pandemia lo aveva proiettato molto in alto nel gradimento dell’opinione pubblica, ora, invece, il Premier Giuseppe Conte starebbe attraversando – in coincidenza con questa seconda ondata – un periodo difficile, caratterizzato da un sensibile calo dei consensi. A rivelarlo è un report – commissionato da investitori internazionali che operano nel comparto assicurativo ad un istituto di ricerca italiano – secondo cui l’approccio del Presidente del Consiglio “non sembra convincere più i cittadini, che nel quotidiano affrontano una realtà diversa da quella che viene loro rappresentata“. Lo studio è corredato da un sondaggio che racconta del significativo calo, -3,8%, fatto registrare dall’indice di fiducia di Conte, che si attesta al minimo storico del 40%. Come se non bastasse, anche il gradimento nei confronti del Governo precipita: -4% per un apprezzamento totale che si ferma al 32,5%. La paura dei cittadini, si legge ancora nel report, è di ritrovarsi “abbandonati a se stessi“. Un timore che, stando alla rilevazione, deriva anche dalla preparazione – ritenuta da molto insufficiente – messa in atto dalle istituzioni in vista della seconda ondata di contagi.
A peggiorare le cose ci sarebbero inoltre le frequenti tensioni tra Governo centrale ed amministrazioni locali – in particolare regionali – che producono sui cittadini un’impressione di “deresponsabilizzazione” da cui deriva “un senso di disorientamento collettivo“. Un momento complicato, in cui ogni messaggio, compreso il più rassicurante, può rappresentare un’arma a doppio taglio, se non addirittura un boomerang. E’ il caso della riapertura delle scuole, che secondo lo studio verrebbe associata da gran parte della popolazione allo slogan “abbiamo abolito la povertà” urlato al mondo da Luigi Di Maio ai tempi dell’approvazione del reddito di cittadinanza. Molto negativo è poi il giudizio dato dagli intervistati rispetto alla gestione di quelle che l’istituto di ricerca ha definito le “quattro T“: tamponi, tracciamenti, terapie intensive e trasporto pubblico.
E probabilmente è proprio alla luce di dati poco incoraggianti come questo che ormai da settimane il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti spinge per quello che definisce “un cambio di passo“, che, nel variegato linguaggio della politica, potrebbe in concreto trasformarsi in un rimpasto della squadra di Governo. D’altra parte, qualche scricchiolio tra la componente Dem dell’Esecutivo e il Premier si avverte in modo evidente. L’ultima conferma è arrivata dalla conferenza stampa indetta da Giuseppe Conte per presentare l’ultimo Dpcm. In quell’occasione, il Capo del Governo aveva rapidamente liquidato il tema del Mes, aprendo quello che negli ambienti del Pd è stato percepito come “fuoco amico” nei confronti dello stesso Zingaretti. Un atteggiamento che ha ricordato a molti l’uscita con cui il Premier attaccò – durante il lockdown – i leader dell’Opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Con una differenza fondamentale: l’ultimo affondo, seppur caratterizzato da toni più miti, puntava a colpire un partito della Maggioranza che dall’estate 2019 sostiene l’operato dello stesso Conte.
Per questo motivo un ministro del PD avrebbe addirittura definito “incomprensibile e gratuita” l’uscita del Presidente del Consiglio. D’altra parte, ciò che appare evidente è il tentativo di Conte di prendere tempo sul tema del fondo salva-stati, in attesa che tra PD e Movimento 5 Stelle si sblocchi qualche posizione, in modo da poter raggiungere un compromesso. Così facendo, il Premier ha incassato gli elogi grillini oltre che, per una volta, quelli delle Opposizioni, attirando però – come rovescio della medaglia – le critiche di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. In queste condizioni, con una maggioranza attraversata da tensioni sempre più consistenti, diventa quasi impossibile scongiurare quella verifica per il “patto di fine legislatura” che Conte, invece, avrebbe preferito evitare. Un appuntamento che, ridisegnando gli equilibri interni al Governo, potrebbe anche sottrarre visibilità e potere ad un Presidente del Consiglio che, complice la pandemia, ha finora recitato la parte del leone all’interno dell’Esecutivo.
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