Economia al tracollo, un milione di nuovi poveri. Ma il Dpcm del Governo prevede altre chiusure

L’ultimo bollettino, del 18 ottobre, ha registrato un aumento record di casi: 11.705 in 24 ore. E il Governo corre ai ripari. Intanto il rapporto Coldiretti di maggio parlava di un milione di poveri in più a causa della crisi economica causata dalla pandemia. Ora la Caritas ci fornisce l’identikit dei nuovi poveri. Con numeri allarmanti.

Il Dpcm che il Presidente del Consiglio firmerà stasera prevede una stretta decisa per limitare gli assembramenti e ridurre le occasioni d’incontro, che gli esperti ritengono ad alto rischio di contagio. Per i ristoranti sarò confermata la chiusura alle 24. Restrizioni anche per bar, pub e altri locali con caratteristiche similari: viene anticipato alle 18 lo stop alla vendita non al tavolo. Resta ancora non risolto numero massimo di sei persone per tavolo e sono previste multe molto salate per gli esercenti che non rispettano le regole. Il Governo ha deciso anche lo stop a sagre e fiere locali. Salve per il momento le palestre e le piscine perché, prende atto il Ministero della Salute “hanno affrontato ingenti spese per adeguare i propri spazi ai protocolli di sicurezza, e che nessuna evidenza scientifica denuncia focolai in relazione all’allenamento individuale nei luoghi controllati“.

Un milione di poveri in più

A maggio uno studio condotto da Coldiretti aveva lanciato l’allarme: già allora la crisi economica e sociale provocata dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro aveva prodotti un milione di poveri in più. Persone cioè che avevano bisogno di aiuto anche per mangiare. La stima realizzata dalla Confederazione di agricoltori si basava sulle persone che da allora avevano beneficiato di aiuti alimentari attraverso i FEAD, Fondi di Aiuti Europei agli Indigenti, distribuiti da associazioni come la Caritas e il Banco alimentare. Si era registrato, a tre mesi dall’inizio della pandemia, un incremento del 40% delle richieste di aiuto. Fra i nuovi poveri nel 2020 risultavano coloro che avevano perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, lavoratori in nero che non godono di sussidi o aiuti pubblici, così come tanti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie. Persone e famiglie – sottolineava la Coldiretti – che mai prima d’ora avevano provato condizioni di vita così difficili. Una “emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra”, che ha generato una fitta rete di solidarietà, con il 39% degli italiani che hanno dichiarato di partecipare a iniziative volte a dare supporto alle persone più colpite.

Ora però è la Caritas a delineare una fotografia più precisa dei nuovi poveri, e lo fa nel suo rapporto “Gli anticorpi della solidarietà“, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà. Lo studio cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. E lo scenario nel quale ci muoviamo è tetro: una marcata flessione del Pil nel secondo trimestre del 2020; calo di 841mila occupati rispetto al 2019; riduzione della disoccupazione a favore però di una vistosa impennata delle sempre più numerose persone che hanno smesso di cercare lavoro. Tutti gli ingredienti di una grave recessione economica che, così come nella crisi del 2008, diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà.

E così la percentuale di “nuovi poveri” presi in carico dalla rete delle Caritas è passata dal 31% nei mesi da maggio a settembre del 2019, al 45% dello stesso periodo del 2020. Vale a dire che nel 2020, su 44.858 persone accolte da circa 680 centri di ascolto (da maggio a settembre), circa ventimila chiedevano aiuto per la prima volta. I numeri sono preoccupanti e fotografano una società in affanno. La pandemia ha messo in ginocchio le famiglie, ma per la Caritas il quadro che emerge non è completo, in quanto l’incremento è “sicuramente sottostimato” e diverso dal passato, “quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi”.

L’identikit dei nuovi poveri fa capire come la situazione sia diversa questa volta. Il numero delle donne che hanno chiesto aiuto è salito dal 50,5% al 54,4%, mente l’incremento dei giovani tra 18 e 34 anni è di 2,5% (dal 20% al 22,7%). E oggi gli italiani sono il 52% dei poveri, contro il 47,9% dell’anno scorso, superando quindi gli stranieri. Le famiglie impoverite che hanno parenti a carico sono passate da 52,3% al 58,3%. “Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei italiani e delle persone in età lavorativa, cala invece la grande marginalità”, si legge sul rapporto. La preoccupazione dei ricercatori è che potremmo essere difronte a una “normalizzazione” della povertà. “A fare la differenza rispetto a 12 anni fa, spiegano, è il punto da cui si parte: nell’Italia pre-pandemia il numero dei poveri assoluti è il doppio rispetto al 2007”.

Fonte: Coldiretti, Caritas

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