La decisione presa ieri dal Presidente della Campania Vincenzo De Luca potrebbe presto essere adottata da molte altre regioni italiane: dalla Lombardia al Veneto, sempre più governatori spingono per la chiusura delle scuole ed il ritorno alla didattica a distanza.
Ieri è toccato alla
Campania, oggi potrebbe toccare alla
Lombardia. Le regioni corrono ai ripari di fronte alla crescita esponenziale dei numeri relativi ai contagi da
coronavirus, e una dopo l’altra decidono di adottare nuove
misure e restrizioni nel tentativo di contrastarne la diffusione. Novità importanti, quindi, potrebbero arrivare già in giornata dal Pirellone, dove si sta lavorando all’ipotesi di ritornare sin da ora all’utilizzo della
didattica a distanza per le scuole superiori lombarde, nonostante la contrarietà del Ministro dell’Istruzione
Lucia Azzolina, protagonista in queste ore di una vera e propria battaglia che la vede contrapposta al Governatore della Campania
Vincenzo De Luca. Su questa decisione, in Lombardia, sembra esserci sintonia tra il Presidente
Attilio Fontana ed il sindaco del capoluogo
Beppe Sala, con la benedizione del Ministro della Salute
Roberto Speranza.
La vera discussione, sottolinea
La Repubblica, riguarda la modulazione della Dad. E’ possibile, ad esempio, che almeno in questa prima fase si opti per un criterio di
alternanza tra presenza in classe e lezioni a distanza, anche se non è escluso che venga deliberata sin da ora la
chiusura totale degli istituti superiori, con gli studenti chiamati nuovamente a seguire tutte le proprie lezioni in via telematica.
Probabile anche che nel pacchetto di misure vengano incluse limitazioni orarie al cibo da asporto, oltre ad un giro di vite su riunioni ed eventi pubblici e alla chiusura delle palestre. Interventi non semplici da decidere, ma ritenuti necessari dagli amministratori regionali e comunali. Nel caso di Milano, Sala si era finora sempre detto contrario ad un ritorno alla didattica a distanza, in linea con la ferma volontà del Ministro Azzolina. Nel Governo, però, sembra che stia prevalendo la linea opposta, determinata dal richiamo al rigore di Speranza, oltre che dal favore di tutto il Partito Democratico che – allineandosi alle scelte di De Luca – ritiene necessario decongestionare i mezzi pubblici senza però chiudere le attività economiche.
Anche in Veneto, il Presidente Luca Zaia insiste da qualche giorno sulla necessità di chiudere, almeno parzialmente, le scuole: la proposta del Governatore prevede la sospensione delle lezioni di tutte le università e – come minimo – degli ultimi tre anni di scuole superiori. Un modello che potrebbe essere adottato anche dal comune di Milano, soprattutto se i numeri odierni dovessero confermare il trend negativo degli ultimi giorni, e subito dopo anche da quelli di Monza e Varese, almeno stando alle raccomandazioni fatte fin qui dal Presidente Fontana. Nessuna novità, invece, per quanto riguarda Bergamo, Cremona e Brescia. Almeno per il momento.
Anche in
Sicilia, secondo
Fanpage, potrebbero essere presto introdotte nuove restrizioni. L’assessore regionale alla salute
Ruggero Razza ha infatti confermato che già oggi inoltrerà al Presidente
Nello Musumeci una proposta relativa alla adozione di
provvedimenti contenitivi “
per alcuni comuni e aree caratterizzate da un numero elevato di contagi da Coronavirus“.
Le autorità, tanto statali quanto regionali, sono in fibrillazione. I numeri di ieri – non solo in merito ai contagi, ma anche quelli relativi a ricoveri e decessi – hanno imposto al Ministro Speranza di passare ore al telefono con tutti i Presidenti di regione, per dare raccomandazioni e sincerarsi sullo stato di saturazione degli ospedali e delle terapie intensive. L’indicazione che arriva dal Ministero è chiara: chiudere subito tutte quelle aree che presentino indici di contagio particolarmente alti. Meglio prendere misure severe oggi – sembra essere la ratio – che trovarsi nelle condizioni di doverne prendere di peggiori nel giro di qualche giorno.
Particolarmente allarmante il dato – presentato dall’istituto Kessler di Trento nel corso della cabina di regia sul monitoraggio dei contagi – relativo all’indice Rt basato sui ricoveri, che nelle aree di Milano e Napoli ha toccato la preoccupante soglia di quota 2. La stessa analisi rivela che, stando alle previsioni, in mancanza di provvedimenti di prevenzione nelle quattro prossime settimane anche altre regioni – Toscana, Liguria, Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Umbria – raggiungeranno lo stesso livello dei due capoluoghi di Lombardia e Campania. E’ sulla scia di queste rilevazioni che diverse regioni del Nord del paese avrebbero già comunicato al Governo – seppure in via ufficiosa – la loro intenzione di ripristinare a breve la didattica a distanza.
E anche l’Esecutivo è impegnato a valutare una serie di nuovi interventi, basati sull’osservazione della curva dell’epidemia e dei ricoveri. Un nuovo dpcm è previsto nel giro di alcuni giorni, e potrebbe imporre a livello nazionale alcune decisioni prese fino a questo momento da singole regioni. Nel mirino potrebbero finire quelle attività non ritenute essenziali: dalle palestre a tutte le manifestazioni e gli eventi pubblici, al fine di salvaguardare la didattica in presenza almeno per le scuole primarie e secondarie di primo grado. Allo stesso tempo, il Governo, attraverso la figura del Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, preme affinché si valuti l’opportunità di procedere con orari di lezione differenziati, in modo da scaglionare gli ingressi negli istituti. Magari aprendo alla possibilità di inserire un doppio turno tra mattina e pomeriggio.
Lorenzo Palmisciano
Fonte: La Repubblica