L’indagine sullo scandalo dell’obolo di San Pietro registra una svolta significativa con l’arresto di un personaggio chiave, Cecilia Morgana.
Qualcosa era nell’aria e alla fine è successo. Tutto sembrava andare in quella direzione. La Guardia di Finanza ha arrestato Cecilia Marogna, denominata – in maniera impropriamente scandalistica – la dama del cardinale, con riferimento a quell’Angelo Becciu repentinamente caduto in disgrazia – con la perdita dei diritti propri della porpora – per decisione di Papa Bergoglio. La donna al momento dell’arresto era a Milano, dove è stata rintracciata a casa di un amico, non meglio specificato,
La 39enne, originaria di Cagliari, era la titolare di una società nominalmente destinata missioni umanitarie con sede in Slovenia. La cronaca ha iniziato a prestarle attenzione quando si è saputo, a latere delle inchieste che hanno riguardato la gestione di fondi presso la Santa Sede, che la donna aveva ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato, per volontà dell’allora sostituto Angelo Becciu.
Ufficialmente il fondi concessi dal cardinale alla donna avevano lo scopo di sostenere missioni umanitarie in Africa e in Asia. La donna rivendicato “il risultato di aver costruito una rete di relazioni in Africa e Medio Oriente per proteggere Nunziature e Missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche”, spiegando che “i fondi in Slovenia erano di garanzia per le operazioni in Africa”. Ma, sembra, le elargizioni sarebbero sono state usata – anche – per rinnovare il guardaroba e l’arredamento nell’abitazione della Morgana oltra ad altre spese non indispensabili e che comunque nulla avevano a che vedere con il fine per cui i fondi erano destinati: borse, scarpe e, sembra, una costosissima poltrona in pelle destinata a diventare l’emblema di questa storia, dove la poltrona ha finito per perderla colui che era più in altro. E sulle spese in beni di lusso la Morgana ha detto alle Iene: “Era una po’ una restituzione degli anticipi che io avevo utilizzato come mie risorse…”. D’altra parte, “svolgo una professione sensibile, particolare, non è che noi paghiamo via bonifico o ritenuta d’acconto…”, e, nei “due anni prima” dei bonifici, “ho anticipato risorse per 220mila pound…“
Ma anche per la donna si preparano tempi difficili. L’accusa nei nei suoi confronti è di peculato per distrazione di beni dallo loro finalità originaria. La donna sarà estradata e messa a disposizione dell’autorità giudiziaria vaticana.
Ma ci sono anche i pettegolezzi, a condire la storia consumatasi dietro le mura leonine. Sembra che la “dama del cardinale” potesse contare, nel tessere la propria rete di relazioni, su presentazione in carta intestata della Segreteria di Stato. E il contenuto della lettera rappresntava certo un buon lasciapassare per l’amica del porporato: “Il sottoscritto, Sua Eccellenza monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, dichiara di conoscere la signora Cecilia Marogna e di riporre in lei fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione. La signora Marogna presta servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato-sezione affari generali”.
Un atto di generosità e di fiducia al buio che tuttavia oggi appare prossimo all’ingenuità: il cardinale infatti sostiene di essere stato all’oscuro circa il passato della donna e le sue amicizie. La Morgana in particolare avrebbe ammesso contatti con faccendiere a torto o a ragione chiacchierati: è il caso di Flavio Carboni, che Marogna ha sostenuto di aver “voluto conoscere per avere informazioni sulla storia dell’Anonima sequestri”. Oltre a lui si è fatto il nome di Francesco Pazienza, il collaboratore del Sismi negli ’70 e 80. Nel descrivere il rapporto tra loro due la Morgana avrebbe detto: “Sono la figlia che non ha mai avuto”. Il passato delle donna contempla, nel 2010, una denuncia per appropriazione indebita. Otto anni prima c’era stata, sembra, un denuncia per furto: fatti di cui Becciu non era stato informato.
In una intervista a Libero Carboni ha sostenuto di non aver mai conosciuto il cardinale Becciu: “Papa Francesco si sta occupando, con notevole rigore, di alcuni movimenti finanziari e non solo nell’ambito del suo Stato. Di questo nuovo rigore il cardinale Becciu – ha laconicamente osservato Carboni – sta pagando il prezzo più alto ma fino a qualche tempo fa, di lui sentivo parlare un gran bene. Nella gerarchia vaticana, era praticamente il numero 3, un papabile. Adesso il cardinale è alla gogna. Contro la sua persona si è realizzato un crucifige mediatico senza pietà, prima di un qualunque esito giudiziario” e ha aggiunto: “Ne so qualcosa e mi fa rabbia assistere a tale bestiale accanimento, che va via aumentando senza che nessuno intervenga per tentare almeno di contenere l’orda scatenata che vuole sbranare una preda quando ormai gli è impossibile ogni difesa”, sottolinea Carboni. Lo stesso Carboni riferendosi a Cecilia Marogna, si è espresso con queste parole: “Cosa posso dire di una persona che ho visto due volte alcuni anni fa? Ricordo di averla incontrata nel mio ufficio romano, su segnalazione del mio amico Gianmario Ferramonti, affinché l’aiutassi a procurarle un lavoro. Ma, in quel periodo, non potevo assumere nessuno e oberatissimo di lavoro come ero, neanche ebbi modo di occuparmene presso altri. Forse a Roma oppure in Sardegna la incontrai una seconda volta per lo stesso motivo. L’impressione fu positiva. Notai una certa disinvoltura nel parlare. Era sicura di sé, di buone maniere e di un certo buon gusto nel vestire”.
Riguardo alla donna Becciu, ha sapere di sentirsi “truffato” e sembra in procinto di sporgere denuncia nei suoi confronti. Ma soprattutto tramite il suo legale, l’avvocato Fabio Viglione, ha tenuto a precisare che “i contatti con Cecilia Marogna attengono esclusivamente questioni istituzionali”.
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