Fermata per un controllo dei Carabinieri, le viene chiesto di mostrare il permesso di soggiorno. Ma lei è italiana.
Maria Anna Campadello ha 32 anni, è nata a Lima ma dall’età di 2 anni – quando fu adottata da una famiglia italiana – vive in Italia. Maria si trovava a Milano, nei pressi della Stazione Centrale quando – racconta a Fanpage – nel corso di alcuni controlli di sicurezza le viene chiesto di mostrare il permesso di soggiorno. Operazione non facile, dal momento che la ragazza – essendo italiana – non dispone del documento richiesto: “Sono scesa dal treno in Stazione Centrale e due carabinieri e quattro militari, mentre facevano dei normali controlli, si sono avvicinati a me e mi hanno chiesto i documenti. Uno di loro senza nemmeno guardarlo, vedendo il colore della mia pelle, mi ha chiesto poi il permesso di soggiorno“. La sorpresa deve essersi dipinta sul suo volto, perché – notando l’espressione sbigottita della ragazza – l’agente che aveva in mano il suo documento si è deciso a controllarlo: “Solo allora ha deciso di guardare i miei documenti e si rende conto di essersi sbagliato. Nella sua gaffe è stato anche molto gentile, mi ha chiesto scusa e mi ha chiesto se mi fossi offesa“. Alla domanda del militare, Maria risponde e spiega che sì, l’episodio è stato per lei offensivo.
E’ a questo punto che, avendo sentito il colloquio tra i due, uno dei colleghi del Carabiniere decide di intervenire, spiegando a Maria che non erano in alcun modo tenuti a scusarsi e che, per i suoi gusti, la ragazza “stava anche parlando troppo“. Un episodio spiacevole, che Maria oggi definisce assurdo e che le ha lasciato l’amaro in bocca: “Ti fanno sentire nel posto sbagliato. Quando una persona ti calpesta in questo modo ti umilia, umilia il tuo modo di essere cresciuta qui. Siamo una generazione italiana dai mille colori”- dice oggi Maria, che dopo aver riportato l’accaduto sui propri profili social ha ricevuto decine e decine di commenti. In alcuni casi, altri utenti le raccontavano di essersi trovati a vivere esperienze analoghe alla sua, se non peggiori.
Come spesso accade, tuttavia, insieme ai messaggi di sostegno e di solidarietà, sono arrivati a Maria anche commenti negativi: “Un ragazzo mi scrive che i casi di razzismo sono altri e su questo non c’è dubbio. Ma non è che dobbiamo arrivare all’estremo e avere sempre casi come quello di Willy per parlare di razzismo. Io non voglio fare la vittima, ma quello che ho vissuto io è stato un mix di razzismo, maschilismo e abuso di potere“. D’altra parte – sottolinea Il Messaggero, – i casi di razzismo nel nostro Paese sono in aumento. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio interforze per la sicurezza contro gli atti discriminatori, nel 2019 sono stati registrati 969 reati collegati al razzismo, identità di genere e disabilità: uno ogni 9 ore.
Lorenzo Palmisciano
Fonte: Fanpage, Il Messaggero
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