Reddito di Cittadinanza e Coronavirus: buco da 26 miliardi nell’INPS

L’emergenza legata al Coronavirus potrebbe mettere a repentaglio anche le pensioni. L’INPS lancia l’allarme.

 

Fino ad oggi, nonostante la crisi economica seguita ai mesi di lockdown a causa del Covid, avevamo almeno una certezza: le pensioni. Ma ora anche questo ultimo baluardo potrebbe venir meno. Già a giugno – riportava L’Espresso – i conti dell’INPS segnavano “rosso” registrando un buco di 35 miliardi. Ma quantomeno le pensioni sembravano essere al sicuro. Ora però potrebbe non essere più così.Infatti – spiega Money – il Comitato di vigilanza dell’INPS, nell’approvare il bilancio preventivo relativo al 2020, ha certificato un buco di 26 miliardi di euro. Inizialmente si prevedeva una perdita di circa 6,4 miliardi a cui, però, se ne sono aggiunti altri 19,6.

Come si è arrivati a tale cifra? Quanto accaduto con il Coronavirus ha reso necessario l’intervento dello Stato per sostenere i cittadini messi in difficoltà ndall’emergenza sanitaria: bonus per le partite Iva, Reddito di Cittadinanza, cassa integrazione, reddito di emergenza. Dunque da un lato la spesa assistenziale è aumentata mentre, dall’altro lato, le entrate previdenziali sono diminuite poiché molti hanno perso il lavoro. E le persone in cassa integrazione sono a carico dell’INPS stessa per quanto riguarda la contribuzione. La situazione, purtroppo, potrebbe aggravarsi ancora. Se nel nuovo Dpcm di ottobre, il Governo confermerà – come indicano le prime voci – la chiusura anticipata per le attività ristorative, molti chiuderanno i battenti producendo, di fatto, nuovi disoccupati.

Ma la tenuta del sistema previdenziale dipende proprio dall’equilibrio tra spesa per l’assistenza ed entrate. Da qui l’allarme: il sistema potrebbe non reggere ancora a lungo. Nella relazione del Comitato di vigilanza dell’Istituto per la previdenza si legge infatti: “Si deve porre l’attenzione sul problema del rapporto tra assicurati e pensionati”. E viene chiesto al Governo di avere un atteggiamento “prudenziale”. Il Governo Conte bis, dal canto suo, sul fronte pensioni ha recentemente deciso di abolire Quota 100, misura introdotta durante il primo Governo Conte su spinta della Lega. L’esecutivo giallorosso ha stabilito di non rifinanziare la misura ma sta lavorando per introdurre Quota 102 con la quale, con 38 anni di contributi, si andrà in pensione a 64 anni e non più a 62 e l’assegno potrà subire un decurtamento che va dal 2,8 al 3%.

Samanta Airoldi

Fonte: Money, L’Espresso

 

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