Un assessore calabrese non nasconde la sua avversità contro il politicamente corretto che – a suo dire – non permette di chiamare le cose con i loro nomi.
Nel corso della tre giorni di dibattiti organizzati dalla Lega a Catania – in vista dl processo a Matteo Salvini sul caso Gregoretti che si terrà sabato 3 ottobre – il vicepresidente e assessore alla Cultura della Calabria, Nino Spirlì, è intervenuto per puntare il dito contro il politicamente corretto. Spirli – riferisce il Corriere della Sera – ha dichiarato: “Ci stanno cancellando le parole di bocca. Guai a chi mi vuole impedire di usare la parola ricchione”. E ha proseguito attaccando quella che lui definisce una vera e propria lobby: “Questa è l’era delle menzogne, siamo nelle mani delle lobby. E non c’è lobby peggiore di quella dei froci. Io userò le parole ‘negro’ e ‘frocio’ fino alla fine dei miei giorni“. E l’assessore che – si definisce cattolico praticante – ha concluso il suo intervento tirando fuori un rosario e ironizzando: “E’ un po’ frocio vero?”.
Le parole di Spirlì, come era prevedibile, hanno subito fatto scattare reazioni di sdegno. Tra i primi a intervenire, il capogruppo del PD nel Consiglio regionale della Calabria, Domenico Bevacqua – riporta CataniaToday – “Incommentabile, semplicemente e senza riserve: non ci sono parole per commentare le affermazioni di Nino Spirlì. Le parole sono pietre e possono fomentare i peggiori istinti e la peggiore sub cultura della discriminazione. Il razzismo non è un’opinione politica: è inaccettabile e confligge con tutti i principi fondanti della nostra Costituzione e del nostro vivere civile”.
Tuttavia, ciò che molti ignorano, è che Nino Spirlì è lui stesso un omosessuale dichiarato. Sui social si autodefinisce sarcasticamente “omosessuale a tempo perso”. Il suo discorso non era rivolto agli omosessuali o alle persone di colore ma a quella che lui ritiene essere l’ipocrisia di chi non permette alle persone di chiamare le cose con i loro nomi. Infatti – spiega Fanpage – Spirlì ha precisato: “Nessuno può venirmi a dire che non posso dire che sono ricchione perché sennò risulto omofobo. La lobby frocia a cui io pure avrei dovuto appartenere è la peggiore perché è quella che dice che non devi usare quella parola, non devi avere quell’atteggiamento o che se non sei comunista allora non sei omosessuale“. E ha proseguito: “Avete mai visto due uomini che si sposano? O un bambino con due padri o due madri? L’avete mai visto in natura voglio dire? Mi sembra una follia. Questi sono nazisti, bruciano le parole e adesso vogliono cancellarle dai dizionari, non glielo dobbiamo consentire. Cominciamo a difendere le vere verità nel quotidiano”.
Samanta Airoldi
Fonte: Corriere della Sera, Catania Today, Fanpage