Dobbiamo resistere altri 8 mesi. Stiamo facendo il possibile per evitare un altro Lockdown

Il Ministro della Salute Roberto Speranza torna a parlare del vaccino contro il Covid e della ripartenza della Serie A.

Dobbiamo resistere con il coltello tra i denti ancora 7-8 mesi“. Queste – riporta La Stampa – le parole del Ministro della Salute Roberto Speranza in visita allo stabilimento Sanofi di Anagni dove partirà la produzione del vaccino anti Covid. Il ministro ha spiegato che sono questi i tempi duri che ancora ci attendono ma che gli italiani, fino ad ora, al di là di ogni stereotipo, sono stati estremamente ligi e ordinati nel seguire le norme. E ha proseguito: “Dobbiamo guardare al futuro e ricominciare un investimento sulle cose che contano davvero”.

Il capo del dicastero della Salute – riferisce Rainews – ha ribadito che il Governo non vuole nuovi lockdown ma invita tutti alla massima prudenza: “Oggi i numeri dell’Italia sono migliori di quelli di altri Paesi europei ma non dobbiamo assolutamente stare tranquilli. Il Governo lavora per evitare nuovi lockdown”. E, come già anticipato durante l’intervista a Carta Bianca, ha puntualizzato che potrebbe esserci un’ulteriore proroga dello Stato di Emergenza ma prima il Governo dovrà sentire il parere del Parlamento. Ha invitato tutti a fare il vaccino antinfluenzale in modo da non intasare gli ospedali a causa di una possibile confusione tra i sintomi dell’influenza di stagione e i sintomi del virus. Il problema, tuttavia, è che al momento anche le dosi di vaccino antinfluenzale scarseggiano nelle farmacie: il rischio è che solo italiano su 3 potrà avere il vaccino. E infine il ministro non ha mancato di spendere qualche parola sulla ripartenza della Serie A: “Abbiamo regole ferme e rigorose che ci hanno consentito di far ripartire il campionato di calcio”.

Il Coronavirus, in questi mesi, ha tolto tanto a molte persone in tutto il mondo. C’è chi ha perso il lavoro a causa della crisi innescata dal lockdown e chi ha perso i propri cari senza nemmeno il conforto dell’ultimo saluto. E’ quanto accaduto di recente alla famiglia del cardiologo Sergio Dalla Volta, deceduto il 20 agosto scorso. Le figlie – riporta Il Fatto Quotidiano – hanno protestato per non aver potuto vedere il padre un’ultima volta. Il professor Dalla Volta era stato ricoverato per un infarto ma, una volta in ospedale, era risultato positivo al Covid e, per questa ragione, era subito scattata la procedura d’isolamento. “E’ morto sofferente e solo come Cristo in croce – ha detto Maurizia, una delle due figlie. E aveva aggiunto: “Quale deriva etica terrificante è quella di una società dove un uomo può andare al bar o allo stadio con solo una mascherina mentre ai figli non è concesso salutare i propri padri morenti?” Anche grazie alle loro proteste ora a Padova è partita un’iniziativa pilota per consentire alle famiglie degli ammalati di Coronavirus di dare almeno l’estremo saluto al malato. Fino a questo momento i familiari venivano avvisati della scomparsa dei loro affetti tramite una telefonata. O, al massimo, era possibile un contatto visivo tramite WhatsApp ma nulla di più. Ora il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera, Daniele Donato, ha avuto il via libera dal Comitato Etico per “umanizzare” gli ultimi istanti di vita dei pazienti di Covid. Certo ci sono ancora delle limitazioni: potrà accedere alla stanza del malato solo una persona e per pochi minuti ma è comunque un’enorme passo avanti. La persona che visiterà il proprio caro morente sarà prima sottoposta a tampone indi verificarne la negatività al virus e sarà protetta dagli stessi dispositivi che utilizza il personale medico sanitario.

Samanta Airoldi

Fonte: Il Fatto Quotidiano, Rainews, La Stampa

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