Giuseppe Conte si prepara all’autunno cercando di mantenere il più possibile salda la sua Maggioranza. Per farlo, concederà presto la revisione dei Decreti Sicurezza al Pd, ma la questione più importante riguarda la scelta da fare sul Mes.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte mette a punto il piano che, nei suoi progetti, dovrà guidare le scelte del Governo nei prossimi mesi, quelli di un autunno che si preannuncia tutt’altro che semplice per il Premier, con gli effetti della crisi post lockdown che si faranno sentire in modo sempre più forte e una Maggioranza alle prese con gli scossoni conseguenti alle elezioni della scorsa settimana.
Il primo passo sarà il via libera alla revisione dei decreti sicurezza. Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti – scrive Repubblica – li ha messi in cima alla propria lista di priorità e nella settimana trascorsa dal voto l’ha ripetuto più volte. E’ convinto che questa sia la volta buona, che il Premier dovrà convincersi a portare nuovi testi in Consiglio dei Ministri per superare quelli varati ai tempi del Conte 1, a firma Matteo Salvini. E Conte, d’altra parte, sa che non potrà tergiversare ancora a lungo. Verosimile, dunque, che i nuovi decreti vengano licenziati dal CdM nel giro di un paio di settimane, vale a dire entro i primi dieci giorni di ottobre.
Ma questo sarà solo l’inizio, soltanto la prima mossa di una partita a scacchi interna alla Maggioranza che vedrà come momento decisivo la scelta da fare sul Mes. E forse è anche in quest’ottica che Conte accetterà di modificare a breve i Decreti Sicurezza: dare un’immediata concessione alle richieste del Pd, per ammorbidirlo un po’ e guadagnare tempo. Dal canto suo, il Premier si è ormai convinto dell’opportunità di attivare il meccanismo europeo e sbloccare così fondi che si aggiungerebbero a quelli previsti dal Recovery Fund. Ma il problema, in questo caso, è tutto di natura politica: il Movimento 5 Stelle ha fatto del rifiuto del fondo salva stati la sua nuova battaglia – simbolo, e non sarà facile portare i grillini a più miti consigli, visto che il Movimento è già alla prese con un forte calo dei consensi e con una sorta di crisi d’identità.
In attesa di tempi migliori, quindi, Conte prende tempo e rimanda la discussione. Anche perché nelle prossime settimane ci sarà da discutere, e molto, sulla gestione dei fondi del Next Generation Eu, con 209 miliardi di euro in arrivo per il nostro paese e la cui destinazione dovrà essere stabilita preventivamente, con progetti specifici e – possibilmente – con il coinvolgimento delle Opposizioni. “Meglio concentrarsi su questo, del Mes parleremo dopo“, sembra essere il pensiero del Presidente del Consiglio, preoccupato dalla tenuta del Governo. Soprattutto al Senato, dove i numeri sono stretti e dove un voto su un argomento tanto delicato senza aver prima messo a punto un lavoro di diplomazia capace di garantirne un buon esito, sarebbe rischioso. Eppure, da via del Nazareno le pressioni su palazzo Chigi si intensificano. Come spiega Il Corriere della Sera, dopo il vicesegretario Andrea Orlando e il ministro della Salute Roberto Speranza, anche il Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, figura sempre più centrale tra i dem, ha ribadito la necessità di sbloccare al più presto il Fondo.
A rincarare la dose sono arrivate le parole del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, secondo cui il Mes “Dal punto di vista economico ha solo vantaggi. L’unico problema potrebbe essere lo stigma, ma è legato a un cattivo utilizzo dei fondi o a una cattiva comunicazione“. Per questo il PD, convinto che col passare delle settimane i fatti renderanno indispensabile lo sblocco dei fondi da parte del Governo, pone un unico paletto fondamentale per l’attivazione del Mes: attingere al Fondo insieme ad altri paesi europei, per evitare ripercussioni provenienti dai mercati internazionali.
E così Conte cerca di dare segnali positivi a tutte le parti in causa: concede i decreti sicurezza al Pd, non si pronuncia sul Mes per non indispettire i 5 Stelle e lancia, allo stesso tempo, anche un segnale a Bruxelles. E’ in quest’ottica infatti che va letto l’annuncio di ieri relativo alla scelta di non finanziare nuovamente Quota 100, un provvedimento ritenuto insostenibile dall’Europa.
Restano in ballo due vicende, tutt’altro che secondarie: la nuova legge elettorale, destinata a slittare inesorabilmente al 2021, e su cui è praticamente impossibile fare previsioni – dato che in questa partita gioca un ruolo decisivo anche Matteo Renzi, fermo oppositore del modello tedesco fin qui ipotizzato – e la grana Autostrade. Il Premier ha preso il controllo della situazione, sottraendo il dossier dalle mani del Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, ma al di là delle – flebili – minacce di revoca, il Governo si trova di fronte a un pasticcio di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Lorenzo Palmisciano
Fonte: La Repubblica, Il Corriere della Sera