Lo sfogo su Repubblica di Serena Grandi dopo la condanna a due anni e due mesi di reclusione per il fallimento del suo ristorante di Rimini.
Due anni e due mesi di reclusione. E’ questa la condanna stabilita dal Tribunale di Rimini nei confronti di Serena Grandi. L’attrice paga il prezzo del fallimento del ristorante della “Locanda di Miranda”, a Borgo San Giuliano di Rimini, ristorante il cui nome è ispirato al suo personaggio storico e sexy, appunto “Miranda”. Già nel 2003, l’attrice fu arrestata risultando coinvolta in un caso di droga; tuttavia, ancora prima dell’inizio del processo, fu prosciolta dalla magistratura. Tuttavia, la gestione disastrosa del locale l’ha mandata in bancarotta e i problemi iniziati nel 2014 hanno ora un prezzo salato: due anni e due mesi di reclusione. Una condanna che ha lasciato senza parole la Grandi, che ha annunciato di ricorrere in appello e di voler andare via da Rimini: “Negli anni trascorsi in questa città, al di là della vicenda giudiziaria, non ho mai ricevuto nemmeno un invito a partecipare a qualche evento o manifestazione”, ha detto l’attrice in un’intervista su Repubblica. “Mi trasferirò a Milano. Ho saputo della condanna dai giornali locali, non ho ricevuto nemmeno l’avviso di presentarmi in tribunale per difendere la mia posizione, i miei beni. Sono disgustata da questa giustizia”, prosegue.
Ricapitolando i fatti, la bancarotta non è l’unico capo d’accusa. Sull’attrice pesano anche le accuse per non aver tenuto le scritture contabili per la gestione del ristorante, che è una documentazione obbligatoria per legge. E anche per aver sottratto una parte dei beni strumentali usati presso lo stesso ristorante. “Sa di cosa si tratta? Del letto di mio figlio, di piatti e padelle che non erano del ristorante ma della mia casa di Roma, quando facevo le cene, e di uno stendino per i panni. Ci sono le foto a provarlo“, ha spiegato l’attrice che respinge fermamente ogni tipo di accusa. Inoltre, all’attrice sono state applicate le pene accessorie tra cui l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale. Già dal 2014, quando è nata l’inchiesta, i dipendenti del ristorante accusavano Grandi di non pagare gli stipendi. “La paga era settimanale, non ho retribuito solo gli ultimi sette giorni, per il resto hanno avuto tutto il dovuto – spiega Serena Grandi – Avevo assunto anche un ex detenuto, concedendogli una seconda possibilità, perché sono di cuore buono. Non ha mostrato alcuna gratitudine, anzi”.
Quanto all’accusa dei libri contabili, che sarebbero spariti, l’ormai ex proprietaria ha rivelato di essere stata lei a denunciarne la perdita. Dopo il fallimento, infatti, ha cercato di vendere il ristorante ma un potenziale acquirente le ha chiesto di vedere i registri con i conti. Così, lei glieli ha consegnati, ma quando l’ha sollecitato a restituirli, il tizio le ha assicurato che uno dei suoi dipendenti glieli li avrebbe restituiti. “Poi ha affermato che pioveva e che il ragazzo li buttati in un cancello, tra il grattacielo di Rimini e Marina. Sono andata di persona a cercarli in tutti i cortili della zona, non ve ne era traccia. È agli atti anche questo”, si difende la donna.
“Una giustizia contorta”, dice Serena
“Sono basita, scossa, non riesco davvero a comprendere. Non capisco cosa c’entrano le cose della mia casa a Roma, in via Archimede ai Parioli, con il fallimento del ristorante. È una giustizia così contorta”, ha proseguito la donna nel suo sfogo. Che poi spiega che il ristorante, aperto nel 2013, era per lei un buon ritiro, il posto dove avrebbe passato la vecchiaia lavorando con suo figlio e guardando il mare. Il ristorante è andato bene per due anni, poi, quando è iniziata a circolare la voce che “La grande bellezza” era candidato agli Oscar, la gente ha smesso di recarsi a cena nel locale dell’attrice. Colpa dell’invidia? Probabile. “Ma certo aveva ragione Mussolini quando diceva che i romagnoli sono tutti affittacamere e ruffiani. Non si possono nemmeno raccontare le cattiverie che mi sono state inflitte”, prosegue l’ex icona sexy del cinema. Il bilancio, chiaramente in rosso, è di 700 mila euro, tutti i risparmi messi da parte lungo la sua carriera. Una carriera che però non è finita, visto che Serena Grandi ho appena ultimato a Ferrara il film di Pupi Avati, “Lei mi parla ancora” tratto dal libro di Giuseppe Sgarbi, papà di Elisabetta e Vittorio. “
Fonte: Repubblica