Non c’è accordo nella Maggioranza sulla nuova legge elettorale. E’ scontro tra i partiti a Governo, divisi su molti temi.
Si allungano i tempi per l’approvazione della nuova legge elettorale, che dovrà essere modificata anche alla luce della vittoria del “Sì” al Referendum sul taglio dei parlamentari. All’interno della Maggioranza – spiega La Repubblica – i fronti contrapposti sul nuovo sistema da adottare sono molteplici, tanto che ormai nella coalizione si profila lo scenario di uno scontro aperto. Se l’Opposizione appare abbastanza compatta per un maggioritario – ad eccezione di una frangia interna a Forza Italia – nella Maggioranza regna il caos: alla confusione dei grillini si somma la pretesa di un proporzionale alla tedesca del PD, ipotesi che vede completamente contraria Italia Viva, mentre Leu insiste sulla necessità di inserire soglie di sbarramento non troppo alte. Sembra poco fiducioso anche Alfonso Brescia – presidente Cinque Stelle della cCommissione Affari Costituzionali e firmatario della proposta di legge – che invoca un vertice di Maggioranza nella speranza di poter fare qualche passo in avanti. A complicare ulteriormente le cose, poi, è Beppe Grillo, che dichiarando di non credere “nella rappresentanza parlamentare” e rilanciando la proposta del sorteggio degli eletti, mette in crisi il concetto stesso di legge elettorale.
Il 10 settembre scorso il testo base della legge ha ottenuto in commissione il voto positivo di PD e Movimento 5 Stelle, sulla base dell’accordo sancito tra le due forze politiche: per garantire il Sì dei democratici al referendum, il segretario del PD Nicola Zingaretti aveva infatti chiesto garanzie sui rapidi tempi di approvazione della nuova legge elettorale. Un obiettivo che i Dem portano avanti sin dal primo giorno di Governo. E se Leu si era limitato a chiedere il ritocco verso il basso della soglia di sbarramento – dal 5% al 4% – Matteo Renzi e Italia Viva avevano deciso addirittura di non votare, lanciando un primo segnale agli alleati. Così i tempi si allungano.
E se l’obiettivo – precisa Il Fatto Quotidiano – a inizio settembre, era di arrivare al voto in aula entro la fine del mese, ecco che questa opzione diventa, subito dopo le elezioni di domenica scorsa, irrealizzabile, e si comincia ad ipotizzare di portare il testo alla valutazione delle Camere verso la metà di novembre. Ufficialmente la causa sono gli 800 emendamenti ostruzionistici presentati dall’opposizione alla legge di Federico Fornaro – capogruppo di Leu – che adegua la Costituzione al taglio dei parlamentari confermato dal Referendum. In realtà, il problema è rappresentato dalla totale mancanza di un accordo all’interno della Maggioranza.
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