Il Referendum sul taglio dei parlamentari si è concluso da pochi minuti. Già ad agosto l’ex Premier Romano Prodi spiegava le ragione per votare “no”.
Tra le tante voci a favore del “no” sul quesito referendaro in merito al taglio dei parlamentari, troviamo – oltre alla senatrice a vita Liliana Segre e all’ex Premier Mario Monti – anche quella dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi. Gli italiani hanno scelto diversamente a quanto da quanto il professore sperasse: in base ai primi risultati – riportati da Fanpage – il oltre il 60% degli italiani ha scelto di votare Sì. Un distacco piuttosto netto, dunque. La maggior parte dei cittadini vuole ridurre il numero dei parlamentari. Ma Romano Prodi, a fine agosto – in un suo redazionale pubblicato su Il Messaggero – spiegava: “Pur ritenendo che il numero dei parlamentari sia eccessivo, penso che per il Paese sia più utile un voto negativo per evitare che si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma così importante per cui non ne debbano seguire altre, ben più decisive”. Il professore, pertanto, a differenza di Segre, ad esempio, non è a favore del “no” per un suo atteggiamento di rispetto nei confronti del parlamento. Anzi: lui per primo ritiene che il numero dei parlamentari in Italia sia eccessivo. Ma secondo Prodi ridurre il numero dei parlamentari e, dunque, votare “sì” potrebbe indurre gli italiani a ritenere che la riforma sia di per sé sufficiente a migliorare l’efficienza del Governo e del parlamento e a non spingere per altre riforme che – secondo l’ex primo ministro – sono più necessarie. Il professore ad agosto argomentava che per rendere il Parlamento più efficiente è necessario cambiare legge elettorale e fare in modo che i partiti scelgano figure più autorevoli e maggiormente a contatto con i territori che devono rappresentare. A ciò bisogna poi aggiungere riforme inerenti le funzioni delle due Camere – che devono essere ridefinite – i rapporti con le Regioni e i rapporti tra Governo e Parlamento. In particolare Prodi si soffermava a lungo sull’importanza del rapporto tra il parlamento e i singoli territori che oggi, sempre più spesso, non si sentono adeguatamente rappresentati: “Solo una minima parte degli elettori conosce il nome del parlamentare che rappresenta, almeno in teoria, il suo territorio. Semplicemente perché non lo rappresenta. Per il cittadino normale quindi, è del tutto indifferente avere un deputato ogni 90mila abitanti o averne uno ogni 150mila”.
Samanta Airoldi
Fonte: Il Messaggero, Fanpage
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…