Tragedia in pena notte in via Beltramo 3 a Rivara Canavese. Claudio Baima Poma, un operaio ha sparato e ucciso il figlio di 11 anni con una pistola detenuta illegalmente.
Prima di impugnare la pistola Claudio Baima Poma, operaio in un’azienda meccanica di Rivara Canavese, 47 anni, ha scritto un lungo post su Facebook dove spiega nei dettagli cosa lo avrebbe spinto al gesto definitivo. Sono le 3,29 e l’uomo scrive una lunga lettera disperata rivolta alla sua ex compagna e ai suoi amici. Dove ripercorre gli ultimi anni della sua vita, della crisi e la separazione con la compagna, dell’amore per l’unico figlio fino alla malattia.
«Tutto bellissimo – scrive rievocando la sua relazione – fino a quando ho iniziato ad avere problemi di schiena e di conseguenza un danno permanente alla gamba. Esattamente una settimana prima di avere questo problema mi avevi chiesto di sposarti, ma poi hai iniziato ad allontanarti piano piano». Poi, le parole più tremende: «Noi partiamo per un lungo viaggio, dove nessuno ci potrà dividere, lontano da tutto, lontano dalla sofferenza…». Poi una serie di accuse di essere insensibile rivolte alla sua ex altre parole che non lasciano spazio a nessuna speranza. Sempre rivolte a Iris la ex: «Potrai separare i nostri corpi ma non le nostre anime. Perché saranno sempre l’una accanto all’altra. Buona fortuna Iris e, se nel tuo cammino incontrerai una persona depressa aiutala. Potresti salvarle la vita e forse anche quella di qualcun altro. Ti auguro di vivere 100 anni». Alla fine l’ultimo desiderio per gli amici bikers, visto che la moto era la grande passione di Baima Poma: «Accompagnateci con le Harley, vogliamo sentire il rombo dei motori e ricordatevi di noi ogni volta che andrete in moto. Andrea e il suo papà per sempre insieme».
Dopo l’uomo ha freddato il figlio e ha rivolto l’arma contro se stesso. Nel piccolo centro dell’alto Canavese sono arrivati i medici e gli infermieri del 118 e i carabinieri della Compagnia di Venaria. Ma non c’è stato nulla da tentare.