Convalidato l’arresto ed emessa la custodia cautelare in carcere di Ridha Mahmoudi, accusato dell’omicidio di don Roberto Malgesini. A deciderlo il Giudice per le Indagini Preliminare di Como, Laura De Gregorio, che parla di “assoluta pericolosità sociale”.
Convalidato l’arresto di Ridha Mahmoudi, accusato dell’omicidio di don Roberto Malgesini. A deciderlo il Giudice per le Indagini Preliminare di Como, Laura De Gregorio, che ha anche emesso la custodia cautelare in carcere. A spingere il Gip all’accusa, informa il Giorno, ci sarebbero le risposte evasive, contraddittorie e provocatorie rese dall’accusato durante il suo interrogatorio, che potrebbero essere un indizio di colpevolezza. De Gregorio ha indicato anche un’indole “eccezionalmente violenta“, e una “assoluta pericolosità sociale” come giustificazioni per determinare il suo arresto.
Mahmoudi aveva confessato l’omicidio alla Squadra Mobile di Como lo scorso martedì, ma poi davanti al giudice ha cambiato versione, dicendo di non aver ammazzato il prete. “Lo avete ammazzato voi“, ha affermato, sostenendo l’idea di un complotto espellerlo dall’Italia, poiché l’uomo è originario della Tunisia e dovrebbe essere rimpatriato, informa il Corriere della Sera. Il giudice ha fatto proprio il quadro ricostruito dal sostituto procuratore Massimo Astori, che ha coordinato le indagini. “Mahmoudi ha realizzato il suo piano con fredda determinazione“, e ha messo in atto il suo piano omicida che “risale a luglio, mese in cui aveva acquistato l’arma utilizzata per il delitto“. Si tratta di un coltello da 22 centimetri che portava con sé da settimane. Per De Gregorio, dietro all’attitudine dell’imputato non vi è nessun “dubbio in ordine alla capacità di intendere e volere al momento del fatto“, perché la scelta del momento “in cui commettere il delitto non è stata accidentale“, ma al contrario. Secondo il magistrato, l’uomo avrebbe cercato le “condizioni più propizie” per farlo, quindi la scelta di uccidere il parroco alle sette del mattino, un orario in cui non sarebbe passato nessuno, non sarebbe casuale.
Ed è qui che potrebbe spuntare un testimone oculare che, mentre portava il cane a spasso, avrebbe visto chiaramente Mahmoudi accoltellare don Roberto. Anche in presenza di una serie di indizi contro l’imputato, il giudice ha disposto ulteriori accertamenti, quali il reperimento del sangue che l’uomo, nell’aggressione, avrebbe perso, nonché l’analisi delle impronte digitali lasciate sul coltello abbandonato vicino alla vittima. Anche le immagini delle telecamere di sicurezza sono già state acquisite, sebbene non abbiano ripreso l’aggressione, ma solo registrato l’arrivo e la fuga di Mahmoudi.
Fonte: Corriere della Sera, il Giorno