La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’abolizione del regolamento di Dublino e lavora con Angela Merkel per l’approvazione di una nuova politica migratoria in Europa entro dicembre. Per l’Italia, la ridistribuzione è un punto fermo.
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva annunciato entusiasta, nel suo discorso sullo stato dell’Unione tenuto due giorni fa, l’abolizione del regolamento di Dublino. La legge europea sottoscritta anche dall’Italia, guidata allora da Silvio Berlusconi, che definisce i criteri per la determinazione dello Stato che deve analizzare le domande di asilo, prevedendo che l’unico responsabile è lo Stato di primo ingresso. Per questa ragione, Paesi che si trovano in prima linea come Italia, Grecia, Spagna, lo vogliono cambiare. L’obiettivo di von der Leyen è sostituire il regolamento con un nuovo sistema europeo per la gestione dei flussi migratori, con strutture comuni per l’asilo e per i rimpatri, e con un “un forte meccanismo di solidarietà”. Per l’Italia, informa il Corriere della Sera, bisognerà vedere come funzionerà lo strumento, che potrebbe non prevedere i ricollocamenti obbligatori, tanto richiesti da Roma. Il “Nuovo patto Ue per la migrazione e l’asilo” verrà presentato dalla Commissione il 23 settembre, e solo allora si potranno conoscerne i dettagli. Ma dal poco che emerge, sembra la solidarietà piena tra i Paesi della Unione dovrà ancora attendere. È probabile infatti che la nuova riforma preveda soltanto un sostegno economico e di gestione agli Stati in prima linea da parte degli altri Stati.
Ma Bruxelles è determinata a portare avanti il nuovo “Patto sui migranti”, e non per caso ha voluto anticipare la presentazione del documento a mercoledì prossimo, con una settimana di anticipo rispetto al calendario, informa Repubblica. La presidente della Commissione lavora a stretto contatto con Angela Merkel, e il loro obiettivo è approvare il nuovo regolamento entro dicembre, quando si chiuderà la presidenza tedesca dell’Unione. I Paesi e la Commissione lavorano dal 2019 sulla riforma delle politiche migratorie ma un accordo tra i leader europei ancora non c’è. Il che ha portato von der Leyen a lavorare personalmente sul dossier. Insieme alla leader tedesca, la presidente della Commissione spera in un testo finale in grado di regolare tutti gli aspetti dei flussi, esterni ed interni all’Unione, e avvicinare così le posizioni contrapposte come quella del cancelliere austriaco Sebastian Kurz.
Intanto da Bruxelles hanno provato a tranquillizzare il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, garantendo che il meccanismo per la ripartizione dei migranti ci sarà. Il ministro ha fatto sapere che per Roma non è negoziabile il principio per la ripartizione dei migranti salvati nel Mediterraneo, che deve essere obbligatoria – e non volontaria – per tutti gli Stati membri. Pena la sanzione. La posizione di Lamorgese è che le ricollocazioni vadano portate su un piano “più stringente, se non con connotazioni di vera e propria obbligatorietà, in stretta correlazione con i finanziamenti Ue a cominciare dal Recovery Fund”. Anche la “qualità” dei migranti da ridistribuire è un punto fermo dell’Italia ma anche di Spagna, Grecia, Malta e Cipro: tutti i migranti, non solo i richiedenti asilo, devono essere ripartiti subito, appena sbarcati.
Ma per ora l’unica cosa che sembra certa è che la specificità dei salvataggi in mare con un meccanismo per la redistribuzione tra partner Ue dei migranti salvati nel Mediterraneo sarà riconosciuta. Però varrebbe solo per i richiedenti asilo, mentre ai migranti “economici”, la stragrande maggioranza del totale, non spetterebbe questo strumento. Si prospetta anche un rafforzamento delle frontiere esterne e si punta a una politica dei rimpatri più efficace. I corridoi umanitari potrebbero essere previsti, per bilanciare le frontiere più chiuse, facilitando i canali per l’immigrazione legale in modo da far arrivare i migranti in modo sicuro, senza doversi affidare a scafisti e trafficanti. Per capire se le ambizioni della presidente della Commissione Europea saranno state raggiunte, o se la ferma posizione italiana sarà stata rispettata, bisognerà attendere la presentazione del documento finale, il 23 settembre.
Fonte: Corriere della Sera, Repubblica
Thais Palermo